Corriere 20.2.18
Macché post. Riecco fascisti e comunisti
di Pierluigi Battista
Certo,
faceva impressione l’immagine di Pier Ferdinando Casini nella rossa
Bologna che nella sua nuova veste di candidato dell’un tempo osteggiato
Pd parla mentre alle spalle appaiono le icone severe di Gramsci e di
Togliatti. Va bene, Gramsci è patrimonio universale della cultura e
della civiltà, ma Palmiro Togliatti è stato il segretario del Partito
comunista italiano con un fosco passato nei meandri del moscovita Hotel
Lux al tempo delle purghe staliniane. E allora, perché ci si chiede che
ci fa Casini sotto quell’icona e non ci si chiede invece cosa ci faceva e
ci fa il Pd con l’immagine di Palmiro Togliatti? Dice: le tradizioni.
Ma dentro quel partito, si diceva, si materializzava la confluenza di
culture diverse, ex comunisti, ex democristiani, ex socialisti, ex di
tutto. Rosy Bindi, per dire, che ci faceva con Togliatti dietro? E
Bersani, in una sezione con i ritratti di De Gasperi, don Sturzo e
Amintore Fanfani avrebbe fatto un figurone? Ma forse, in una campagna
elettorale dominata prepotentemente dal ritorno delle ideologie e
attraverso l’immagine del forlaniano Casini ora togliattizzato, sta
svanendo un’immagine della Seconda Repubblica come regno post-ideologico
in cui le identità di un tempo si erano sciolte. Ora invece sono
tornati i comunisti contro i fascisti. I fascisti che con le
trasformazioni della Seconda Repubblica sembravano post, da ex sono
tornati fascisti, si dicono fascisti, si rivendicano fascisti. E anche i
comunisti ridiventano togliattiani, senza bisogno di nascondersi in
un’«exeità» mal sopportata per decenni. La campagna elettorale presenta
la parola «fascismo» come una delle espressioni dominanti. A sinistra,
nei discorsi e nei comizi, si riesuma anche la polverosa categoria del
«sinceramente democratico» con cui in passato si gratificava la figura
del buon «compagno di strada». Si riprende a litigare persino sulle
foibe. E i busti del Duce. Non ci si nasconde più, e neanche Casini si
nasconde con Togliatti. Il passato che non è passato.