Corriere 1.2.18
Ecco la ricchezza che non si vede
di Danilo Taino
L’economia
sommersa continua a essere vastissima nel mondo. Ma, secondo uno studio
appena pubblicato dal Fondo monetario internazionale, tende a ridursi
in termini relativi. Anche in Italia. Nei 158 Paesi presi in
considerazione dall’analisi dell’istituzione di Washington, il peso
della shadow economy è passato, tra il 1991 e il 2015 , dal 34,51% del
Prodotto lordo delle Nazioni considerate al 27,78% : con una media annua
nel periodo del 31,77% . In termini assoluti, è cresciuta molto, se si
pensa che il Prodotto lordo dell’economia globale era di 23.900 miliardi
di dollari nel 1991 ed è salito a 74.300 nel 2015 . Si può però pensare
che le attività sommerse abbiano raggiunto un plateau in rapporto alla
ricchezza creata complessivamente e anzi in termini relativi calino. Lo
studio, realizzato da Leandro Medina e Friedrich Schneider, considera
come economia sommersa le attività «che sono nascoste alle autorità
ufficiali per ragioni monetarie, regolamentari e istituzionali». Cioè
condotte nell’ombra per evitare tasse o contribuzioni sociali, per
scansare le burocrazie o le normative, oppure per ragioni di corruzione,
di scarsa qualità delle istituzioni politiche, per debolezza delle
regole del diritto. Attività che «contribuirebbero al Pil», quindi
escluse le attività criminali. Il calo si registra in tutti i
continenti, con una discesa nei Paesi Ocse (più ricchi) dal 19,44% del
loro Prodotto lordo nel periodo 1991-99 al 15,28% del 2010-15 ma anche
nella meno avanzata Africa subsahariana, dal 42,36% al 36,16% negli
stessi periodi di tempo. L’Italia è meno sommersa della media dei 158
Paesi studiati dall’Fmi: l’economia non registrata era il 29,14% del Pil
nel 1991 e si è ridotta al 22,7% nel 2015 ; è cioè passata da circa 350
a 420 miliardi di dollari. Ha però parecchia più ombra della media dei
Paesi Ocse (dati sopra) e della media di quelli europei, che tra il 2010
e il 2015 hanno registrato una shadow economy pari al 20,20% del loro
Prodotto lordo. Ad esempio, nel 2015 è stata del 22,01% del Pil in
Spagna, dell’ 11,65% in Francia, dell’ 8,3% in Austria e nel Regno
Unito, del 7,75% in Germania, del 7% negli Stati Uniti. Più estesa che
in Italia, in Grecia, 26,45% del Pil. Nel complesso, il mondo produce il
20-30% di ricchezza più di quanto si calcola ufficialmente.