Corriere 17.2.18
La mente quantica
Il desiderio di trovare
spiegazioni esoteriche a quello che ci accade è sempre stato forte. Ora è
la fisica quantistica ad alimentare nuove credenze su telepatia e
telecinesi. Ma cosa c’è di vero?
di Anna Meldolesi
Magnetismo
animale, forza odica, aura. L’idea che esistano forme di energia
psichica in grado di produrre effetti paranormali ha cambiato nome nel
corso dei secoli, sfruttando le suggestioni offerte dalle scoperte
scientifiche più in voga. Ora è il turno della fisica quantistica che
viene tirata per la giacchetta per giustificare e rilanciare credenze
che sono vecchie quanto l’uomo. Sogni un vecchio amico e il giorno dopo
lo incontri? Hai brutti presentimenti e poi qualcosa va storto? Senti di
aver già vissuto questo preciso momento? Potrebbero essere segnali
inviati dalla tua mente quantica. Una sorta di inconscio new age che un
giorno, secondo qualche guru, potrebbe spiegare l’inspiegabile, dando
dignità scientifica a fenomeni controversi come telepatia e telecinesi.
Il
desiderio degli esseri umani di trovare spiegazioni esoteriche per
eventi al limite della plausibilità è più forte della voglia di mettere
alla prova la credibilità di questi stessi eventi, sostiene lo scrittore
Philip Ball nel libro «Invisibile», dedicato al fascino pericoloso di
quel che non si vede. Sta di fatto che viviamo circondati da scienza e
tecnologia, ma non abbiamo perso interesse per magia e misticismo. Se
pensiamo alla storia dell’umanità come a una cavalcata in cui la ragione
ha sottratto spazio all’irrazionalità, allora il paradosso è eclatante:
abbiamo imparato che i terremoti non sono causati dall’ira divina e le
epidemie non sono opera delle streghe, ma a molti continua a piacere
l’idea che esista qualcosa che va oltre la scienza. A pensarci bene, non
si tratta di una contraddizione emersa di recente. Anche durante l’Età
dei lumi, ad esempio, l’occultismo prosperava. Mentre gli illuministi
affermavano il primato dell’intelletto, un medico tedesco di nome Franz
Anton Mesmer diffondeva l’idea che il corpo umano contenesse un fluido
magnetico che poteva essere incanalato per influenzare altri corpi,
oltre che per guarire. Mesmer dovette lasciare Vienna alla volta di
Parigi, dopo essere stato accusato di frode, poi nel 1784 venne smentito
da due commissioni scientifiche nominate dal re Luigi XVI. Ma la sua
teoria, il mesmerismo, è entrata nella cultura popolare, con il mito
delle artiste magnetizzatrici, come l’acclamatissima Adelaide Ristori, e
i trucchi del mago Houdini. Ancora oggi gli oroscopi spesso consigliano
di fare affidamento sul magnetismo animale. Cosa intendano esattamente
non si sa: dobbiamo lasciarci guidare dalla forza cosmica che tutto
pervade? O esercitare il nostro naturale carisma sul prossimo? C’entra
qualcosa il battito animale di quella canzone di Raf?
Probabilmente
la parola magnetismo funziona proprio perché è polimorfa, pur sembrando
precisa. Gli studiosi del paranormale ricordano anche una variante
italiana del mesmerismo, in cui al posto del fluido magnetico ci sono
radiazioni cerebrali altrettanto enigmatiche. È la teoria elaborata
dallo psichiatra Ferdinando Cazzamalli nel libro «Il cervello radiante»,
e pare che il Pentagono si sia addirittura preso la briga di tradurre e
conservare questo testo in un archivio rimasto segreto fino a dieci
anni fa.
I razionalisti tendono a pensare che scienza e
pseudoscienza siano due mondi opposti ed ermeticamente separati, ma nel
corso della storia i progressi scientifici sono regolarmente confluiti
nell’immaginario e nel lessico del paranormale. Non è un caso che il
movimento spiritualista, secondo cui era possibile comunicare con i
morti, si sia diffuso nel secolo in cui sono arrivati telegrafo e
telefono. La scoperta dei raggi X ha consentito di vedere lo scheletro
dei vivi e ha alimentato, di conseguenza, le fantasie sull’oltretomba.
Insomma è inevitabile che la parapsicologia ora si diletti con il
repertorio della meccanica quantistica, per interpretare le nostre
esperienze di esseri umani alle prese con lacune, inconsistenze,
deformazioni della realtà. Dai salti quantici al principio di
indeterminazione, dal dualismo onda-particella al fantomatico gatto di
Schrödinger. Poche persone sono davvero in grado di afferrare questi
concetti, ma in tanti li usano e abusano. Persino la regina delle
riviste scientifiche, Nature , negli anni 70 ha flirtato con la
parapsicologia, pubblicando lo studio di due fisici pronti a prendere
sul serio l’illusionista Uri Geller. Poi è toccato alle
pseudo-guarigioni quantiche dell’indiano Deepak Chopra, che per le sue
disinvolte metafore scientifiche ha vinto l’anti-Nobel. Infine è
arrivato il bestseller dell’americano Fritjof Capra, «Il Tao della
fisica», tutto giocato sulle analogie tra scienza moderna e misticismo
orientale.
Jean Bricmont ne ha scritto nel libro «Quantum Sense
and Nonsense» e David Kaiser in «Come gli hippie hanno salvato la
fisica». Qualche studioso ha raccolto l’eredità del fisico Roger
Penrose, autore di «La mente nuova dell’imperatore», per esplorare
scientificamente l’ipotesi che la fisica quantistica possa contribuire a
spiegare la nascita della coscienza. A conti fatti, prove che il
cervello usi trucchi quantistici non ce ne sono e alla credibilità di
questi sforzi non giova il proliferare dei ciarlatani su internet.
«Nessuno capisce cosa sia la coscienza o come funzioni. Nessuno capisce
neppure la meccanica quantistica. Coincidenze?», si è chiesto
ironicamente Philip Ball sulla BBC . La risposta è: molto probabilmente
sì. Ma a qualcuno verrà spontaneo rispondere: «Io non credo».