venerdì 16 febbraio 2018

Corriere 16.2.18
La polemica sull'"America»
Star del cinema contro grillini per lo schermo in piazza a Roma
di Gian Antonio Stella


Guardare vecchi film è come sniffare una giarrettiera? La grottesca sortita di una consigliera comunale grillina sul «feticismo» di tante serate di piazza trasteverine è stata un cerino in una polveriera. E ha compattato una folla mai vista di attori, registi, musicisti, da Gabriele Muccino a Paolo Virzì, da Paolo Sorrentino a Bernardo Bertolucci. Uniti nel chiedere la testa del vicesindaco Luca Bergamo. Accusato di «palese inadeguatezza» nella gestione culturale di Roma.
Teatro dello scontro, dopo mesi di polemiche, è piazza S. Cosimato, nel cuore di Trastevere, nota per la chiesa (e il bellissimo protiro) del X secolo, parte dell’Ospedale Nuovo Regina Margherita. «Una piazza bella ma niente a che fare con tesori urbani come piazza Navona o piazza di Spagna», spiega Valerio Carocci, uno dei promotori del cinema al centro del caso, «anzi, la scegliemmo qualche anno fa, col sostegno di tanti commercianti, proprio perché era un po’ degradata». Tutto bene, all’inizio. Via libera per l’occupazione del suolo pubblico dal sindaco di allora Ignazio Marino, via libera poi dal commissario Francesco Paolo Tronca, via libera infine (ormai l’iniziativa era partita) nei primi due anni di Virginia Raggi. Con l’avviso, però, che i giorni di proiezione, sessanta, andavano ridotti: tutte le sere, il cinema disturbava.
Lo diceva una petizione «firmata da 22 residenti su 3.063 che abitano nei pressi» (tra i quali appunto Gemma Guerrini, la grillina vicepresidente della commissione cultura) e che «dicevano di non riuscire a dormire». Dopo di che, però, insistono i ragazzi autori dell’idea dei film all’aperto nella scia dell’ex Cinema America (degradato, occupato, sgomberato), i pareri di Questura, Asl e Polizia municipale avevan dato ragione a loro. E la programmazione era rimasta a due mesi. Dando nel 2017 a 90 mila romani e ospiti la possibilità di vedere film di qualità senza pagare una lira.
Ovvio, dicono gli avversari: paga già la Regione! Vero: «Siamo partiti da soli, finanziandoci con le donazioni di abitanti, professionisti e negozianti della zona ma la manifestazione è cresciuta e per invitare ospiti come l’iraniano Asghar Farhadi, che ha vinto due Oscar negli ultimi cinque anni, dovevamo crescere anche noi», spiega ancora Valerio Carocci, «restiamo “non profit” ma ci danno una mano la Regione (45.000 euro: mezzo a spettatore), il Mibact, la Bnl… Lasciandoci autonomia totale».
Intendiamoci, è impossibile non essere d’accordo con Salvatore Settis, da anni impegnato nella difesa delle piazze italiane, «eredi più nobile e più consapevoli dell’agorà greca e del foro romano»: la piazza «deve restare per la maggior parte dell’anno tutta o quasi libera perché venga esibita, vista, goduta per quel che è: vetrina della città e della storia». Evviva il Palio di Siena in piazza del Campo «ma a nessuno verrebbe in mente di farvelo dieci volte al giorno per due mesi di fila» degradando la piazza a «location». Tesi che la Guerrini, forzando un po’, difende a spada tratta.
«Ma noi non la occupiamo affatto!», saltano su i ragazzi dell’associazione Piccolo Cinema America, «resta su sempre, per motivi ovvi, solo lo schermo che non è immenso e occupa un pezzo secondario di una facciata non tutelata dai Beni Culturali. Tutto il resto è montato la sera e smontato a mezzanotte. Lasciando la piazza pulita e libera per il mercato rionale, che noi stessi abbiamo aiutato a ripulire e rimodernare».
Ma se tutto pare in ordine, come mai lo scontro con il Campidoglio? Perché la giunta di Virginia Raggi, accusano i ragazzi, vorrebbe mettere il cappello sulla rassegna libera e indipendente incasellandola nell’Estate Romana. Falso, rispondono dal fronte opposto. «Noi diciamo solamente che per godere di particolari condizioni», ha scritto Luca Bergamo su Facebook, «bisogna seguire le regole che valgono per tutti nelle medesime circostanze, anche se si è bravi». Per capirci: «L’Estate Romana è lo strumento che da oltre 40 anni il Comune di Roma ha ideato per creare una programmazione per la stagione estiva. L’avviso pubblico, il «bando», quest’anno come l’anno scorso, dà diritto a vantaggi indiretti, come tra l’altro la possibilità di fare attività culturale senza pagare parte delle tasse dovute quando si occupa suolo pubblico, e a chi è meritevole e lo chiede un contributo economico». A farla corta: la rassegna di S. Cosimato deve essere messa a gara: chi vince vince.
Semmai, ha rincarato «l’Arcinemica» Guerrini, è il Pd il «maestro nella manipolazione del consenso, che ormai da decenni utilizza la spettacolarizzazione e la feticizzazione della cultura come arma di distrazione di massa». Ed è li che la grillina, per dirla alla romana, «s’è annata ad allarga’». Spiegando che «reiterata proiezione di vecchi film che hanno in comune solo il fatto di essere famosi» è una forma di «feticismo».
Non l’avesse mai detto! Ma come: feticismo portare decine di migliaia di persone a vedere «Uomini contro» o «Brutti, Sporchi e Cattivi» alla presenza di Francesco Rosi e di Ettore Scola, che di lì a poco sarebbero scomparsi? Feticismo le rassegne sui film di Pasolini, Rossellini, Kubrick, Antonioni? Feticismo fare recitare a Roberto Benigni la poesia («Non so cosa teneva dint’a capa; / intelligente, generoso, scaltro, / per lui non vale il detto che è del Papa, / morto un Troisi non se ne fa un altro...») dedicata a Massimo Troisi? Fatto è che contro la vicepresidente della commissione cultura e il vicesindaco Luca Bergamo, reo di non essersi dissociato, sono saltati su chiedendo le dimissioni un po’ tutti. Da Gianni Amelio a Gabriele Salvatores, da Francesca Archibugi a Dario Argento, da Neri Marcorè a Mario Martone, da Marco Tullio Giordana a Luca Zingaretti, e giù giù decine e decine di nomi. Mai vista una sollevazione simile. Come mai si erano viste pochi giorni prima tante firme sotto un appello a «valorizzare l’esperienza» dei ragazzi di San Cosimato anziché «rallentarla e imbrigliarla in percorsi burocratici»: da Cristina Comencini a Nicola Piovani, da Carlo Verdone a Giovanni Veronesi... Una macchinazione contro i grillini? Ma per favore...