Corriere 16.2.18
Milano, tutto esaurito ai licei classici E decine di studenti restano esclusi
In tre anni iscrizioni cresciute dal 3 all’8%. I presidi: servono spazi, no alle selezioni
di Elisabetta Andreis
Il
liceo classico che vorrebbe includere. Accogliere tutti quelli che si
iscrivono. E non sempre ci riesce. Mancano gli spazi. Il caso si
presenta a Milano, dove in tre anni i candidati a studiare greco e
latino al ginnasio sono passati dal 3 per cento all’8 per cento degli
studenti, e per la prima volta ci sono famiglie escluse. «Esodate» dal
classico.
Proprio quegli istituti che cinque o sei anni fa
sembravano svuotarsi irrimediabilmente sono resuscitati e diventati pure
«di moda». Fronteggiano la cresta dell’onda come possono. In quelli più
gettonati, laboratori e stanze per le riunioni sono stati convertiti in
aule. Ma gli edifici, a questo punto, sono saturi.
Il liceo
Carducci, che raccoglie il 40 per cento di studenti dall’hinterland, ha
dovuto «rifiutare» sessanta aspiranti matricole: una trentina sono state
riassorbite, in particolare dal Berchet (che pure è pieno, e l’anno
scorso aveva raddoppiato le classi). I rimanenti trenta vengono però
rimbalzati ovunque.
Al Beccaria, più 20 per cento di iscritti
rispetto all’anno scorso, usciranno sette classi quinte ed entreranno
tredici classi con i «primini». Il tutto esaurito si registra al Manzoni
e al Parini, che ha accolto 25 ragazzi più del previsto pur di non dire
«no». Mentre il Tito Livio porterà a nove (da sette) il numero delle
nuove classi. «L’anno prossimo non potremo certo aumentarle così, a meno
che le istituzioni non concedano spazi aggiuntivi», dice la vicepreside
Nicoletta Russello.
Di fronte al «problema», i licei classici che
prima si facevano concorrenza ora fanno, al contrario, fronte comune.
La neonata «rete» dei classici milanesi ha chiesto al Provveditore agli
Studi e alla Città metropolitana un incontro per gestire la situazione,
anche in prospettiva. Lunedì le parti siederanno al tavolo, e il tema è
inedito. Un caso a sé rispetto al resto d’Italia (ma pure della
Lombardia, dove gli iscritti al classico sono in percentuale la metà
rispetto al capoluogo). Eppure non isolato. Al Socrate di Roma, ad
esempio, appena un mese fa, l’appello era lo stesso: siamo in
overbooking, abbiamo bisogno di aule.
Le strade sono due: trovare
il modo di seguire la domanda che cresce o selezionare all’ingresso, con
la valutazione delle pagelle delle medie o i test. Il test è stato
istituito ad esempio allo scientifico Volta di Milano, caso emblematico:
mille quattordicenni alla prova per 250 posti disponibili. «Noi questo
non lo faremo mai — ribatte però il preside del Beccaria Michele
Monopoli, interpretando la voce di tutti gli aderenti alla “rete” —. La
logica che ci guida è l’integrazione, lo sviluppo di potenzialità che
magari non si sono ancora espresse. Vogliamo includere, avere ambienti
il più possibile misti ed eterogenei, non certo selezionare i cosiddetti
migliori». Il pensiero corre anche alla polemica dei giorni scorsi,
quella sui documenti di autovalutazione accessibili sul sito del Miur,
dove le scuole «descrivono» la loro utenza.
A livello nazionale,
il Miur ridimensiona il problema. «Gli iscritti ai licei aumentano, ma
la crescita nei classici è progressiva e graduale, gestibile»,
sottolineano dagli uffici. «Parliamo di circa settemila matricole del
classico su una popolazione di 107 mila studenti della secondaria —
sottolinea ancora Roberto Maviglia, consigliere delegato all’edilizia
scolastica della Città metropolitana di Milano —. L’aumento sarà
assorbito nel limite del possibile adattando gli spazi disponibili
all’interno degli edifici. Faremo di tutto perché nessun ragazzo resti
escluso per motivi logistici dal corso di studi scelto. Eppure, sta
anche ai dirigenti scolastici modulare le iscrizioni in funzione della
disponibilità di spazi didattici».