Corriere 14.2.18
Firenze, l’interrogatorio
«Noi violentate» Poi il supplizio nell’aula bunker
«Trova sexy le divise?» Le domande choc in aula alle due ragazze violentate
Le giovani e i legali dei carabinieri. Il giudice: indietro di 50 anni
di Antonella Mollica
Domande
offensive, insistenti, inutili: 250 nelle intenzioni dei legali dei
carabinieri. Un supplizio di 12 ore e 22 minuti per le due americane che
a Firenze denunciarono di essere state violentate. Pubblichiamo la
sintesi dell’incidente probatorio.
Il giudice Mario
Profeta spiega le «regole» dell’udienza alle due ragazze: «Verrete
ascoltate oggi e poi non sarete più disturbate, se si farà il processo
quello che verrà detto oggi varrà come prova. La legge non consente che
le testimoni vengano offese, non sono consentite domande che attengono
alla sfera personale, che offendono e che ledono il rispetto della
persona».
Avvocato Cristina Menichetti (difensore del carabiniere
Marco Camuffo): «Prima di arrivare al rapporto sessuale non si era
scambiata nessuna effusione con Camuffo, effusioni consensuali e
reciproche?».
Avvocato : «Durante questo rapporto il carabiniere l’ha mai minacciata, ad esempio urlando o con le mani?».
Risposta: «Nessuna minaccia esplicita però mi sentivo minacciata dal fatto che lui porta un’arma».
Avvocato: «Quindi ha usato la forza per sottometterla?».
Giudice: «Cosa intende per forza avvocato?».
Avvocato:
«Se ha dovuto forzarla, esercitare una certa pressione, se è un gesto
violento con una certa vis impressa nel gesto». Domanda non ammessa.
Avvocato:
«Non ha lottato fisicamente? Volevo sapere se Camuffo ha esercitato
violenza...». (A questo punto il legale scende nei particolari della
presunta violenza sessuale, ndr) .
Giudice: «Che brutta domanda
avvocato. Sono domande che si possono e si devono evitare nei limiti del
possibile, perché c’è un accanimento che non è terapeutico in questo
caso... Non bisogna mai andare oltre certi limiti. È l’inutilità a
mettere in difficoltà le persone, non si può ledere il diritto delle
persone».
Avvocato: «Lei trova affascinanti, sexy gli uomini che indossano una divisa?».
Giudice: «Inammissibile, le abitudini personali, gli orientamenti sessuali non possono essere oggetto di deposizione».
Avvocato: «Lei indossava solo i pantaloni quella sera? Aveva la biancheria intima?». Domanda non ammessa.
Avvocato
Giorgio Carta (difensore del carabiniere Pietro Costa): «In casa
avevate bevande alcoliche? Lei ha bevuto dopo che i carabinieri sono
andati via?». (L’avvocato cita nuovamente in modo esplicito la presunta
violenza sessuale, ndr) .
Giudice: «Non l’ammetto, non torno indietro di 50 anni».
Avvocato:
«Alla sua amica hanno sequestrato tutti i vestiti compresi slip e
salvaslip, voglio capire se lei ha nascosto qualche indumento alla
polizia». Domanda non ammessa.
Giudice: «Si fanno insinuazioni antipatiche, perché si dovrebbe nascondere alla polizia degli indumenti?».
Avvocato:
«Penso che qualcuno abbia finto un reato, io non voglio sapere come lei
circola, con o meno gli indumenti, voglio sapere se ha dato tutto alla
polizia».
Giudice: «Ricorda il momento in cui le hanno sequestrato gli indumenti?».
Ragazza: «No».
Avvocato: «Io non ci credo che non lo ricorda».
Giudice: «Non possiamo fare la macchina della verità».
Avvocato della ragazza: «Giudice, vorrei sapere a che punto siamo delle 250 domande annunciate dall’avvocato».
Giudice:
«Se sono come le ultime sono irrilevanti, andiamo avanti. Se stiamo
cercando la spettacolarizzazione avete sbagliato canale».
Avvocato:
«La ragazza si è sottoposta a una visita ginecologica sulle malattie
virali. Possiamo sapere l’esito di questa visita?».
Giudice: «Sta
scherzando avvocato? Questo attiene alla sfera intima non è ammesso
questo genere di domande. Ripeto: non torno indietro di 50 anni, non lo
consento a nessuno».
Avvocato: «Si può sapere se ha una cura in corso?».
Giudice: «No».
Avvocato: «È la prima volta che è stata violentata in vita sua?». Domanda non ammessa.
Avvocato: «Quando era in discoteca ha dato una o due carezze ad un carabiniere?». Domanda non ammessa.
Più
avanti, rispondendo a un altra domanda, la ragazza racconta: «Non mi
ricordo tutto, ero ubriaca, però mi ricordo che ci siamo baciati e che
lui mi ha tirato giù la maglietta. Mi ricordo che ha cercato di toccarmi
nelle parti intime, che ha tirato fuori il pene e io ero assolutamente
in choc. Ero così sconcertata, però, ero talmente ubriaca, mi sentivo
indifesa non avevo la forza di dire o fare qualcosa. Mi ricordo che gli
dissi di no, non volevo avere un rapporto con lui. Dopo non ricordo più
niente. So che abbiamo avuto un rapporto».
Giudice: «Allora come fa a dire che ha avuto un rapporto? Glielo chiedo con rispetto ma questo aspetto deve essere chiarito».
Ragazza: «Perché sentivo fastidio alle parti intime».
Avvocato:
«Quando è entrata in Europa ha dichiarato che aveva soldi in contanti?
Alla dogana ha dichiarato i soldi?». Domanda non ammessa.
Avvocato: «Ha un fidanzato?».
Giudice: «Cosa ci interessa avvocato?».
Avvocato: «Voglio sapere se ha un fidanzato, se è un poliziotto ecc...».
Avvocato : «È stata arrestata dalla polizia negli Stati Uniti? Ha precedenti penali?».
Giudice:
«Domanda non ammessa. Non si può screditare un teste sul piano della
reputazione, lo si può fare sul contenuto delle dichiarazioni. Se un
teste non è una persona sincera lo dobbiamo rilevare dal contenuto delle
dichiarazioni».
Avvocato: «A che titolo risiede negli Stati
Uniti? ( la ragazza è di origine peruviana, ndr ). Era preoccupata per
il suo titolo di permanenza negli Usa?». Domanda non ammessa.
Avvocato: «Ha mai visitato un negozio di divise a Firenze?».
Giudice: «Ma che ci interessa! Non è rilevante!».
Avvocato: «Ha mai fotografato il volantino di questo negozio?».
Giudice: «Non è rilevante».
Avvocato:
«Ha scambiato il numero di telefono con il carabiniere quella sera? Ha
promesso a un militare di rivedervi nei giorni successivi? Prima che le
venisse sequestrato il telefono ha cancellato una telefonata?».
Avvocato: «Lei ha bevuto durante il tragitto dentro la macchina dei carabinieri?».
Avvocato: «Non le è sembrato strano che i carabinieri accompagnassero a casa le persone?». Domanda non ammessa.
Avvocato: «Il carabiniere si è accorto che lei era ubriaca?».
Giudice:
«Non va bene avvocato, stiamo chiedendo a una persona ubriaca,
affermazione senza offesa visto che l’ha detto lei, se avesse la
capacità di rendersi conto del suo interlocutore».
Avvocato: «Ha mai detto al carabiniere che non avrebbe voluto fare sesso con lui?». Domanda non ammessa e riformulata.
Ragazza: «Dopo che lui ha tirato giù il top volevo che smettesse».
Avvocato:
«Il carabiniere ha insistito per avere contatti con lei? Ha insistito
silenziosamente, con gesti e parole, perché uno insiste a un no...».
Giudice: «Ha manifestato questo non gradimento con comportamenti espliciti?».
Ragazza: «No, non avevo forza nel mio corpo».
Giudice: «E con questa risposta non accetto più domande così invadenti».
Avvocato:
«Perché dobbiamo privarci di scoprire la verità, la ragazza muore dalla
voglia di dire la verità, sentiamola se è salita a piedi...».
Giudice:
«Che ironia fuori luogo, ora sta andando oltre il consentito. C’è una
persona che secondo l’accusa ha subito una violazione così sgradevole e
lei fa dell’ironia? Io credo che non sia la sede».
Avvocato: «Avevate alcolici a casa? Ha bevuto alcolici dopo che i carabinieri erano andati via?».
Avvocato: «Si ricorda di aver cercato su internet il nome di un anticoncezionale quella mattina?»:
Avvocato: «Cosa diceva esattamente la sua amica quando urlava? Erano urla di parole o semplicemente urla di dolore?».
Giudice: «No, fermiamoci qui, il sadismo non è consentito».