Corriere 1.2.18
Freud o l’interpretazione dei sogni
Gifuni esplora la via dell’introspezione
di Magda Poli
Si
può parlare di ottimo teatro di regia per Freud o l’interpretazione dei
sogni di Stefano Massini riduzione e adattamento di Fabrizio Sinisi e
Federico Tiezzi, regista che ha saputo creare unità, fascino e spessore a
un testo che rischia di essere un’esposizione scolastica di sogni e di
casi.
Freud geniale e rivoluzionario ha spalancato la via
all’esplorazione dell’inconscio, vera voce dell’individuo, attraverso
l’analisi di quel guazzabuglio di segni, simboli, realtà e immaginario
che sono i sogni. Tiezzi immerge lo spettacolo in una dimensione onirica
tra realtà e psiche, si concentra sul percorso che vede il nascere di
un metodo da un’intuizione.
La via del dubbio, della domanda,
dell’introspezione, perfettamente e con ricchezza percorsa da
Gifuni/Freud. I pazienti, bravi e intensi tutti gli attori, i loro
sogni, e un genio che pensa, elabora, fino a vedere l’arcaico,
l’immutabile dentro l’animo umano. Il buio dell’uomo, il mostruoso dalla
testa di lucertola. Uno spettacolo che la regia ha reso ricco di segni e
significati. Le parole che si accendono ad ogni sogno, futuri lampi
lacaniani.
Il palcoscenico che si disvela al superamento delle oppressive pareti della mente e si apre a riflettere tutti.