Repubblica 31.1.18
Un Atlante delle emozioni umane, edito in Italia da Utet
Il dizionario dell’anima dimmi cosa provi e ti dirò chi davvero sei
di Alessandra Balla
Atlante
delle emozioni umane di Tiffany Watt Smith Da domani in edicola (a
richiesta) con Repubblica, a 9,90 euro più il prezzo del giornale. Un
dizionario completo dei nostri modi di sentire: “156 emozioni che hai
provato, che non sai di aver provato, che non proverai mai”, recita il
sottotitolo. La traduzione è di Violetta Bellocchio
Awumbuk, gezelligheid, kaukokaipuu. Parole incomprensibili? Certo.
Ma
anche stati d’animo che forse abbiamo provato almeno una volta nella
vita, e a cui finora non sapevamo dare un nome. Ed è proprio per colmare
questo vuoto che Tiffany Watt Smith, storica culturale e ricercatrice
presso il Centre for the History of the Emotions di Londra, ha scritto
un Atlante delle emozioni umane, edito in Italia da Utet e da domani
(primo febbraio) in edicola con Repubblica, a 9,90 euro più il prezzo
del giornale. Si chiama atlante, in realtà è un dizionario, accattivante
nella forma ed esaustivo nei contenuti, in cui l’autrice cataloga 156
emozioni raccolte in luoghi, culture e società diverse.
Una
geografia dei sentimenti in cui ci si muove tra storia, letteratura e
antropologia: il risultato è un quadro accurato di tutte quelle
sensazioni, spesso familiari, che però non siamo in grado di decifrare e
riconoscere.
Qui invece scopriamo che proprio per quello
specifico stato d’animo in un’altra parte del mondo c’è un termine
pronto a identificarlo.
Scorrendo tra i lemmi – oltre alle
emozioni note come rabbia, odio e amore – troviamo, ad esempio, awumbuk:
il senso di vuoto che rimane dopo la partenza di un ospite. Deriva da
una credenza della tribù Baining che vive sulle montagne della Papua
Nuova Guinea. Secondo quel popolo l’ospite che se ne va lascia dietro di
sé una sorta di pesantezza, che si tramuta in malinconia per chi resta.
E ancora l’emozione che prende il nome di broodiness, termine che
l’Oxford English Dictionary associò alle donne solo negli anni Ottanta.
Prima era utilizzato esclusivamente per il pollame perché letteralmente
significa “istinto alla cova”, poi è diventato in senso più ampio
“desiderio di maternità”. Oppure gezelligheid, che i danesi identificano
con una sensazione di conforto, o la parola kaukokaipuu che in
finlandese rappresenta la nostalgia di un luogo remoto, dove non si è
mai stati. E così via, fino all’ultima lettera dell’alfabeto.
Ma che cosa sono le emozioni?
Tiffany
Watt Smith scrive che la risposta non si trova solo nella biologia o
nella storia personale di un individuo. Noi siamo condizionati
dall’esterno: dal linguaggio, dalle convinzioni religiose, dalle mode,
dalla politica e dall’economia.
Anche il valore e la percezione di ogni stato d’animo variano in base alla cultura e al tipo di società.
Una
ricerca antropologica, psicologica e sociologica a 360 gradi. Ma
l’Atlante non è solo una storia culturale dei sentimenti: è anche una
guida affascinante, con mille spigolature spesso divertenti. Perché è la
curiosità la bussola dell’intero lavoro.
Tiffany Watt Smith non
tralascia alcun dettaglio, passa dagli studi scientifici sulle emozioni a
piacevoli aneddoti che stuzzicano il lettore. Vincendo la sfida di dare
un nome a tutto quel che accade nella nostra mente.