lunedì 22 gennaio 2018

Repubblica 22.1.18
Davos e la disuguaglianza
Quell’un per cento che prende tutto
L’82% della ricchezza prodotta nel 2017 è andata a una minoranza della popolazione e anche in Italia si allarga la forbice delle disparità
di Barbara Ardù


ROMA C’è chi ha fatto grandi numeri, chi meno, ma a livello globale il 2017 ha portato un incremento della ricchezza. Siamo cresciuti, il Pil mondiale è salito.
Dovremmo stare tutti un po’ meglio. Non è così perché l’82% di questo aumento è andato a finire solo nelle mani dell’1% della popolazione. I Paperoni mondiali, che la rivista Forbes mette in fila ogni anno. Sono 2.043, ma come mai si era visto nella storia il loro numero aumenta a ritmo esponenziale.
La denuncia arriva da Oxfam, capofila di tutta una serie di organizzazioni non governative, che presenterà il nuovo Rapporto 2018 a Davos, di fronte ai Grandi della terra e ai loro governanti, perché è la loro attenzione che vuole. Tra marzo 2016 e marzo 2017, scrive Oxfam, ogni due giorni è “nato” un miliardario. E la sua nascita è frutto dello sfruttamento intensivo del lavoro su scala globale. Come dire che il lavoro non paga più, paga solo la ricchezza ed è questa che viene ricompensata. Da qui nascono le diseguaglianze che sono in aumento. Alla metà della popolazione mondiale più povera, della nuova ricchezza non è andato nulla. Ma attenzione perché i poveri secondo la Banca mondiale sono coloro che vivono con meno di due dollari al giorno. Un limite che sale se si vive in una grande città dell’Occidente. In Italia si è poveri, ci dice l’Istat, se non si superano i 600 euro in una città del Nord e 400 in una del Sud.
Eppure anche da noi le diseguaglianze sono in crescita.
È la globalizzazione della povertà, spinta da un sistema economico che non ricompensa più il lavoro, ma la ricchezza. Che si fa in fretta, spostando lavoro e capitali da un Paese all’altro, paradisi fiscali compresi. E che alla fine si eredita. Nei prossimi 20 anni le 500 persone più ricche del pianeta, lasceranno ai loro rampolli oltre 2.400 miliardi di dollari, più del Pil dell’intera India, dove vivono 1 miliardo e 300mila persone. L’unica consolazione è che spesso i rampolli distruggono in fretta grandi fortune e mandano all’aria gloriose imprese.
Un quadro desolante e puntuale che Oxfam presenterà a Davos, dove il problema non è sconosciuto. Grandi e governi si sono accorti da tempo che il sistema economico ha smesso di fare il suo dovere: più cresce il Pil, è il leitmotiv degli economisti, più persone ne avranno benefici.
Se viene redistribuito però. «Nel 2016 — è scritto nel rapporto le 50 più grandi corporation mondiali hanno impiegato lungo le loro filiere una forza lavoro fatta di 116 milioni di “invisibili”, il 94% di tutti i loro occupati». Senza contare i 40 milioni di persone schiavizzate tra cui 4 milioni di bambini. Quelli che spaccano pietre o cercano rottami tra le grandi discariche alle porte delle metropoli. E qualcuno ormai lo si vede anche in Italia, perché anche da noi le diseguaglianze sono in crescita, da anni. Il 20% dei Paperoni italiani detiene il 66,41% della ricchezza nazionale.
Ai più poveri va lo 0,09%, nemmeno un numero intero, ma un decimale. Un declino iniziato ben prima della crisi del 2008.
Dal 2006 al 2016 i più poveri hanno visto scendere la quota del reddito nazionale disponibile, cioè della ricchezza prodotta, del 28%, mentre il 20% più ricco è tornato ai livelli del 2016, anzi è riuscito ad agguantare qualcosa.
Non è un caso che l’Italia si collochi al ventesimo posto per diseguaglianza dei redditi nella classifica mondiale. E gli italiani la percepiscono, tant’è che in un’indagine del 2016 il 75% dei connazionali dichiarava che il reddito percepito per il lavoro svolto non era equo. «Qualcosa è stato fatto — dichiara Roberto Barbieri, direttore italiano di Oxfam — l’indice delle diseguaglianze è entrato nel Def, l’introduzione del reddito sociale è una buona cosa, anche se non sufficiente. Ciò che salta agli occhi però è che la povertà sta crescendo anche tra chi un lavoro ce l’ha. Le soluzioni? Ci vogliono regole nel commercio mondiale, nella finanza, premi per chi produce in modo responsabile e bisogna fissare un salario minimo per quei lavori che sono fuori dai grandi contratti nazionali». Oxfam oggi invierà una lettera aperta ai partiti per conoscere cosa vogliono fare in tal senso su tre temi: lavoro, spesa pubblica e politiche fiscali. Sarà sul sito online di Oxfam e verrà monitorata ben oltre il voto.