lunedì 22 gennaio 2018

La Stampa 22.1.18
Roma cancella le vie di chi aderì al “Manifesto della razza”
di Ariela Piattelli


Via i nomi di chi aderì al Manifesto della razza dalle strade di Roma. Lo ha promesso la sindaca Virginia Raggi in un’intervista per il documentario “1938. Quando scoprimmo di non essere più italiani” di Pietro Suber. Il Campidoglio ha avviato l’iter che in tempi brevi porterà alla cancellazione dei nomi degli scienziati che, aderendo al documento dove si elencano i principi razzisti del regime fascista e alla base delle leggi razziali, contribuirono alla totale emarginazione degli ebrei dalla vita pubblica, creando anche le condizioni che portarono alle deportazioni nazifasciste. «Abbiamo avviato procedure e verifiche per rinominare strade e piazze intitolate a coloro che sottoscrissero il Manifesto della razza - annuncia Raggi nel documentario -. Dobbiamo cancellare queste cicatrici indelebili che rappresentano una vergogna per l’Italia. Questo può essere anche un esempio per tanti altri Comuni che hanno strade intitolate e questi personaggi». Sono almeno quattro le vie e i larghi nel comune di Roma titolati agli scienziati di cui i nomi compaiono sotto il famigerato manifesto: largo Nicola Pende (a cui a Noicottaro, nel Barese, è dedicata anche una scuola), via e largo Arturo Donaggio e via Edoardo Zavattari. Un cambiamento che a Raggi serve, in un’epoca di recrudescenze, per sottolineare come l’antifascismo sia un valore per la Capitale: «Roma condanna le leggi razziali, la nostra città è orgogliosamente antifascista. Utilizzeremo ogni strumento disponibile per combattere quei rigurgiti di violenza e discriminazione che non vogliamo tollerare».
Il documentario, che uscirà in occasione dell’anniversario degli ottant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali, si concentra sulle testimonianze degli ebrei perseguitati, dei presunti delatori e degli ex fascisti: «Uno degli aspetti più interessanti è quello della memoria, - spiega il regista – ci siamo interrogati anche su cosa è rimasto del fascismo, visti i rigurgiti a cui assistiamo. Siamo andati nei luoghi di pellegrinaggio dei nostalgici. Negli ultimi anni c’è stato un boom di visite alla tomba di Mussolini a Predappio e ci ha colpito il gran numero di ragazzi che scrivono sul libro delle visite messaggi nostalgici. E’ un dato di ignoranza storica molto allarmante. Così ci è venuta l’idea di chiedere alla sindaca Raggi se in occasione di un anniversario così importante non fosse il caso di intervenire anche sulla memoria di chi ha aderito al manifesto e a cui sono titolate le strade». La produzione del film ha lavorato settimane prima di ottenere l’intervista. Il documentario, oltre a raccogliere testimonianze e documenti, interviene sulla realtà: «Per un mese abbiamo dialogato con il Campidoglio – spiega Dario Coen, che produce il documentario assieme a Blue Film – Hanno accettato la proposta perché una via intitolata a questi personaggi è un omaggio che loro non meritano».