La Stampa 22.1.18
I giovani trascurati dai partiti
di Stefano Lepri
Se
i mercati finanziari ritenessero credibili le promesse dei partiti in
questa campagna elettorale, il ben noto «spread» sarebbe schizzato in
alto. Invece resta abbastanza stabile, tanto più ora che il M5s rinuncia
al referendum sull’euro. D’altra parte le scuse per gli impegni che non
verranno mantenuti sono già pronte: dato che comunque vada è probabile
che ci sia un governo di coalizione, si potrà dare la colpa ai
compromessi necessari per formarlo.
Le cifre necessarie a
realizzare i programmi fin qui presentati sono ingenti. Per quanto si
può capire dai dettagli finora pervenuti, le promesse del centro-destra
sono le più grandiose, seguite a ruota da quelle dei Cinque Stelle; il
Pd sembra collocarsi più in basso.
In comune c’è la speranza di
trovare risorse con tagli alle spese superflue: ovvero ciò in cui finora
sono poco riusciti sia i due schieramenti già cimentatisi con il
governo nazionale, sia il M5s nei Comuni che guida.Meglio è individuare
quali messaggi, e a chi, programmi così costruiti vogliono inviare.
La
«flat tax», cavallo di battaglia del centro-destra, è respinta da
entrambi gli altri due schieramenti perché i suoi vantaggi sarebbero
concentrati sui ricchi. Luigi Di Maio e i suoi propongono invece meno
tasse per i ceti medi, che dalla «flat tax» sarebbero i meno favoriti;
il Pd, nel programma che questo giornale illustra oggi, precisa sgravi a
favore soprattutto dei redditi medio-bassi.
La famiglia e la
piccola impresa sono punti di riferimento per tutti e tre i programmi,
ovviamente con formule differenti. Ma quando sulle tasse i Cinque Stelle
chiedono anche una totale abolizione sia di Equitalia sia degli «studi
di settore» (destinati comunque ad essere sostituiti da altro metodo nel
2019) si intuisce la voglia di rivolgersi anche a chi tanto sincero con
il fisco non è.
L’abolizione dell’Irap, tradizionale bandiera del
centro-destra, è ora alzata anche dai grillini. Questa imposta ha perso
il suo aspetto più discutibile con la deducibilità del costo del
lavoro; porta 24 miliardi di gettito che in qualche modo occorrerà
trovare. Dato che finanzia le Regioni con aliquote manovrabili, si può
temere che la sua scomparsa tolga un freno alla spesa regionale.
Non
è questo l’unico effetto paradossale che potrebbe essere ottenuto da
una completa realizzazione delle promesse. Ad esempio, un «reddito di
cittadinanza» potrebbe accrescere il numero dei disoccupati se
sufficiente a tirare a campare senza lavorare (come succedeva negli Anni
70 o 80 in Stati dal welfare generoso, come Svezia e Nuova Zelanda).
Paradossale
è poi che proprio il M5S che ha costruito la propria fortuna
protestando contro il clientelismo dei vecchi partiti proponga una
«banca pubblica di investimento» che allargherebbe enormemente i margini
delle scelte clientelari della politica, riportandoci al passato
pre-Tangentopoli (in cui le banche fallivano lo stesso). E come si fa ad
affidare imponenti investimenti in innovazione proprio a un settore
pubblico corroso da anni di malgoverno?
Il programma del Pd di cui
oggi si ha notizia pare meno onnicomprensivo; è più arduo oltretutto
promettere quando si è stati il principale partito di governo. Una
novità è il paracadute futuro – un futuro distante – della «pensione
minima di garanzia» per chi sta vivendo una vita di lavori precari o
malpagati. Ma ancor più risalta quanto sia difficile oggi in Italia
delineare soluzioni a breve termine per il problema davvero più grosso,
che i giovani devono perlopiù adattarsi a impieghi precari e anche
quando conquistano un posto fisso sono pagati, a parità di mansioni,
meno dei loro genitori a suo tempo.
Comune a tutti e tre gli
schieramenti è l’impegno di dare più competitività alle imprese, in modo
che possano creare più lavoro. Una parte sostanziosa dei costi che
gravano sulle imprese si chiama per l’appunto oneri previdenziali:
ovvero il finanziamento del nostro sistema pensionistico. Tornare ad
aumentare le spese per le pensioni, abolendo la legge Fornero, è invece
ricetta sicura per scaricare in futuro nuovi oneri o sulle imprese o su
tutti i contribuenti.
Sembra contar poco, questo, per partiti che
paiono soprattutto intenti a conquistare l’elettorato anziano. Mentre le
risorse per pagare le pensioni possono venire solo da un maggior numero
di giovani al lavoro.