Repubblica 18.1.18
Stili di vita
Niente amici né parenti
La solitudine al potere per aiutare i single
di Enrico Franceschini
LONDRA
Sembra un progetto uscito dal realismo magico dei romanzi di Garcia
Marquez, invece è maturato fra i burocrati di Downing street: ma anche i
politici, ogni tanto, hanno idee poetiche. Il primo ministro Theresa
May ha nominato ieri un “ministro della Solitudine”. Tracey Crouch,
42enne deputata conservatrice, avrà l’incarico di affrontare quella che
il governo definisce “una piaga nazionale”: l’amaro regno dei “single”,
intesi non soltanto come persone non sposate ma come uomini e donne
disperatamente soli.
Un problema non certo soltanto britannico:
nell’era in cui quasi tutti vantano centinaia o migliaia di “amici” sui
social media, sempre più gente non ha compagnia sufficiente nella vita
di tutti i giorni. E il fenomeno non ha conseguenze solamente
sull’umore: dalla depressione a disturbi di ogni tipo è anche una
questione di salute pubblica, causa di malattie che pesano sul bilancio
dello stato.
L’iniziativa, riconosce la premier dei Tories, viene
da una proposta di Jo Cox, la deputata laburista assassinata un anno e
mezzo fa da un fanatico di estrema destra alla vigilia del referendum
sulla Brexit, fra le prime a occuparsi della solitudine come di
un’epidemia sociale.
Le cifre dicono che nel Regno Unito 9 milioni
di persone vivono “in forte stato di isolamento”, ovvero con scarsi e
rari contatti interpersonali; 2 milioni di persone abitano sole; 200
mila – per lo più anziani – passano settimane senza vedere nessuno.
L’Office
for National Statistics ha altri dati illuminanti: in Inghilterra e
Galles il 51 per cento della popolazione si definiva “single”, il che
non significa necessariamente senza un partner ma soltanto non
coniugato. È comunque la prima volta, da quando esiste il censimento,
che i “single” superano gli sposati. E in tutto il Paese, dunque
comprendendo anche Scozia e Irlanda del Nord, su 26 milioni e mezzo di
abitazioni, il 28 per cento contiene soltanto un inquilino. “Se avete
paura della solitudine, non sposatevi”, ammoniva Oscar Wilde: ma è
comunque il quadro di una nazione cambiata, dove si passa sempre più
tempo da soli.
In Italia la situazione è analoga, come riflette il
rapporto Istat 2017: i “single”, ovvero coloro che vivono da singoli,
sono ormai un terzo del totale dei nuclei familiari, con pochi bambini
che nascono e un numero in continua ascesa di vecchi.
La
neo-ministra Crouch ha ricevuto carta bianca per formulare in tempi
rapidi una strategia d’azione. Ma la prima reazione del Labour è
accusare i conservatori di avere contribuito loro stessi ad accrescere
la solitudine nazionale, con tagli alla spesa pubblica che hanno portato
alla chiusura di biblioteche e centri sociali.
Può sembrare curioso che siano proprio i Tories a voler farsi carico di simili malesseri.
David
Cameron, predecessore di Theresa May, aveva indetto un “indice della
felicità”, sostenendo che non basta conoscere il reddito medio, bisogna
anche sapere se i cittadini sono felici. Ora la sua erede si preoccupa
che non soffrano di solitudine.
In realtà l’uno e l’altra, con la
loro politica di austerity, hanno certamente fatto aumentare gli
infelici e gli isolati: viene il sospetto che Cameron e May si diano da
fare perché hanno la coda di paglia.
“I tagli al budget e la
chiusura di biblioteche o centri sociali influiscono”, ammette la
ministra della Solitudine, “ma il problema dipende da tanti fattori, non
esiste un’unica soluzione”. E questo è vero. C’è da augurarle che,
ministro senza un ministero alle spalle, nella sua impresa non finisca
per sentirsi troppo sola.