mercoledì 17 gennaio 2018

Repubblica 17.1.18
La Costituzione tradita
I sofismi razzisti


di Nadia Urbinati
Apprendiamo dal candidato di Forza Italia e Lega alla presidenza della Regione Lombardia che la Costituzione della Repubblica italiana giustifica il razzismo. La Costituzione sembrerebbe rivendicare, secondo la farneticante dichiarazione di Attilio Fontana, una politica razzista proprio perché contiene la parola “razza”! Potenza della ragione illogica che fa dire alla nostra Carta l’opposto di quel che dice. L’articolo 3 primo comma recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Molto chiaramente, dice l’opposto di quel che il sofista Fontana le vorrebbe far dire. Afferma infatti che tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di razza. Quindi presume che più razze possano vivere insieme e presume che l’essere per caso nato con un certo colore della pelle ( o di una certa razza) non ha rilevanza alcuna dal punto di vista della dignità sociale e della posizione di fronte alla legge, che è perfettamente uguale a chi per caso è nato con altro colore e in un’altra razza.
La Costituzione non dichiara di voler proteggere una razza come fosse una specie in via d’estinzione. Non avalla o giustifica ideologie o progetti di pulizia etnica, o di espulsione o di discriminazione per proteggere una razza (quella bianca per esempio, che tra l’altro ha un biancore diverso non appena ci si sposti a nord delle Alpi). Ora, è probabile che il candidato Fontana sappia tutte queste cose molto bene. Non vogliamo dubitare. Ma se così è la sua manipolazione è ancora più grave perché quella frase infelice che vuole associare la razza alla Carta ha tutta l’intenzione di mettere in circolo l’idea assolutamente sbagliata per cui non ci sarebbe proprio nulla di male ad essere razzisti, visto che la stessa Costituzione giustifica il ricorso al discorso della razza. Venendo l’Italia dal fascismo (e le parole di Fontana confermano quanto sia ancora vivo) che nel 1938 approvò le leggi razziali, i costituenti vollero essere puntuali e puntigliosi per non dare adito a nessun dubbio — e per non mettere una cortina di silenzio su quella vergognosa pagina della nostra storia nazionale. E hanno fatto lo stesso con le altre identità che furono per decenni ragioni di discriminazione: la classe sociale, il sesso, la religione, la minoranza linguistica, le opinioni politiche. Elencare con precisione le ragioni che avevano giustificato violenze e disciminazioni: questa era una potente strategia, per ricordare e mai dimenticare. La Carta non poteva essere più chiara.
La propaganda politica e la demagogia sono pronte a mettere in sordina la verità dei fatti — in questo caso un testo scritto — pur di confondere le idee. Certo, non vi è di che stupirsi, soprattutto in un’età come questa, nella quale il populismo è low cost e l’audience si fa sovranità diretta. Ma la politica libera e la contestazione aperta ci inducono a sorvegliare, a denunciare, a confutare: il razzismo è anti-costituzionale, e la Costituzione è la negazione del razzismo. Vi è di più: i profeti di razzismo sono a tutti gli effetti profeti di sventura perché fagocitando l’intolleranza, educano alla violenza e istigano alla tensione sociale — condizioni che non possono essere nell’interesse di una regione moderna e industriosa come la Lombardia. Si dice spesso che questo è parlare alla “ pancia del paese” — in verità, sono i procuratori di propaganda a creare quella “pancia” per poi dire di rappresentarla al meglio. I cittadini lombardi dovrebbero resistere alla rappresentazione che Fontana dà di loro: ovvero, come “ pancia” del paese peggiore, e non come “ mente e cuore” di una regione che ha aperto le porte al mondo e alle idee, ed educato il paese ai valori della convivenza.