giovedì 25 gennaio 2018

il manifesto 25.1.18
La sinistra ucraina esiste, ma è divisa sulle macerie della guerra
Intervista. «Dopo Maidan e poi il Donbass si sono create profonde divisioni sulla questione del conflitto e del nazionalismo anche all’interno del movimento femminista», incontro con Aliona Lyasheva della prestigiosa rivista di analisi «Commons»
di Yurii Colombo


KIEV Commons è oggi la rivista teorica e di analisi della sinistra ucraina più prestigiosa. La rivista viene pubblicata in formato cartaceo una volta all’anno in volume dal 2010, in collaborazione con la Fondazione Rosa Luxemburg di Kiev. Gli ultimi 2 numeri sono stati dedicati alla questione nazionale e al bilancio della Rivoluzione d’Ottobre. Sul sito (commons.com.ua), sempre aggiornato, vengono pubblicati inoltre molti altri testi in ucraino e in russo oltre che traduzioni da riviste straniere come New Left Review, Jacobin e Sentiabr. A Kiev abbiamo avuto la possibilità di incontrare Aliona Lyasheva, redattrice della rivista e dottoranda a Milano Bicocca in Urban Studies, e parlare sulla situazione della sinistra in Ucraina.
Iniziamo dalla stretta attualità. Cosa è successo il 19 gennaio?
Un commando del famigerato gruppo neonazista C14 ha attaccato la nostra manifestazione a Kiev in ricordo degli assassinii (ancora rimasti impuniti a nove anni di distanza) di Stanislav Markelov e Anastasia Baburova, due giovani giornalisti russi che avevano denunciato il ruolo dei gruppi neofascisti nel loro paese. È una manifestazione che teniamo ogni anni in contemporanea in Ucraina e Russia, un nostro piccolo impegno internazionalista. Siamo stati minacciati di morte, accusati di essere “servi di Putin” e alcuni di noi sono stati picchiati e hanno dovuto essere ricoverati in ospedale. Il tutto mentre la polizia osservava senza intervenire. Di positivo c’è che la manifestazione di Mosca è stato un grande successo: la più importante della sinistra alternativa da molti anni. Siamo contenti per i compagni russi.
Esiste oggi un movimento femminista in Ucraina?
Sì ma purtroppo dopo Maidan e poi la guerra del Donbass si sono create profonde divisioni sulla questione della guerra e del nazionalismo. Prima di allora il movimento femminista non si occupava molto di politica, ma ora purtroppo parte del movimento sostiene lo sforzo bellico e anzi chiede che ci sia un maggiore coinvolgimento delle donne nella guerra. Il movimento femminista di sinistra è molto critico verso le tendenze nazionaliste e ha iniziato a riprendere l’iniziativa da un paio di anni. La manifestazione dello scorso 8 marzo è stata all’insegna dell’antifascismo, proprio perché, sempre di più, si deve legare la questione di genere alla lotta contro le peggiori deviazioni che si stanno impadronendo della nostra società.
Quale dibattito esiste oggi all’interno della sinistra ucraina sulla questione del Donbass?
Al nostro interno in linea di massima abbiamo una posizione antimilitarista ma purtroppo non siamo stati in grado di prendere una posizione comune. Personalmente credo che questa guerra sia stata causata sia dall’aggressione russa ma anche dalle contraddizioni interne alla società ucraina. Ma ora il governo ucraino non ha nessuna intenzione di fermare il conflitto – anche se l’Unione Europea sta spingendo per una soluzione – perché è diventato un grande affare per i nostri oligarchi e permette di tenere il fronte interno sotto controllo.
Quanto incide la profonda crisi economica ucraina sul vostro dibattito?
La gente è molto intimorita dalla situazione economica del paese. Molti temono che arrivino dei nuovi anni ’90 e del resto ce ne sono tutte le premesse. Il governo potrebbe assumere da un momento all’altro nuove misure shock in chiave neo-liberale come chiede il Fmi. «Riforme» della sanità, dell’istruzione e delle pensioni. E il fatto stesso che il governo abbia cessato di difendere la grivna sul mercato valutario ha prodotto una pesante riduzione reale dei salari (la grivna ha perso il 350% del suo valore in 4 anni, ndr) Ma le conseguenze di queste “riforme” si inizieranno a sentire tra qualche anno e questa è forse la cosa più scoraggiante.
Abbiamo assistito negli ultimi mesi a una significativa ripresa dell’estrema destra nel paese. Cosa puoi dirmi a proposito?
Complessivamente la destra è molto forte nel paese, e ovviamente non si tratta solo di quella neofascista. Si respira un clima di destra: sta aumentando la sua influenza nei mass-media, riceve finanziamenti occulti. L’estrema destra da sempre pratica il terrore e l’intimidazione nelle strade contro i militanti di sinistra, le femministe, gli lgbt. Ma tutto ciò è sempre avvenuto, ci siamo abituati. La cosa più drammatica è che ora dirigono la loro violenza anche contro i giornalisti che sostengono posizioni contro la guerra. Si esce dallo scontro delle sub-culture giovanili e si passa al crimine politico mirato contro chi ha una qualche influenza sociale.
Qual’è la situazione della sinistra “storica”, che fino a pochi anni fa aveva un grande consenso elettorale nel paese, raggiungendo talvolta il 40% dei voti?
Il partito comunista è quasi scomparso. Ma già da tempo aveva abbandonato la retorica comunista e la parola «uguaglianza» era sparita dal suo vocabolario. Del resto i loro eletti in parlamento erano oligarchi che si erano arricchiti grazie alle privatizzazioni e alla distruzione dell’economia sovietica. Sono riusciti a screditare completamente il comunismo tra la gente. Inoltre, certo, sul loro declino ha inciso la legge sulla «decomunistizzazione» che li ha messi formalmente fuorilegge. Per quanto riguarda i socialisti, la faccenda è persino divertente perché ultimamente il partito è stato preso in mano da Ilya Kiva, un clown omofobo e sessista che in Italia si è fatto fotografare con in mano dei testi di Mussolini.
Esiste un dibattito sulla possibilità di giungere a costituire un’unica forza di sinistra in Ucraina?
Certo, esiste un’iniziativa che sta andando avanti per raggiungere questo obbiettivo. Il Movimento Sociale, sta raccogliendo le firme per potersi registrare come partito ufficialmente per poter partecipare alle elezioni. Anche se anche questa iniziativa da sola non sarà in grado di rispondere agli immensi compiti che abbiamo in Ucraina.