giovedì 18 gennaio 2018

il manifesto 18.1.18
Nel nome di Allah, storie millenarie scalzate da regimi
Nel libro per Neri Pozza, l’algerino Boualem Sansal indaga l’islamismo radicale
Rad Rouben, Graffiti
di Chiara Cruciati


L’ascesa vorticosa dell’islamismo nel mondo arabo è fonte di dibattito da Occidente a Oriente. Il dissolvimento di Stati nazione, le «primavere arabe» – rivoluzioni popolari e spontanee da molti considerati parentesi conclusa, ma la cui spinta propulsiva cova sotto la cenere della repressione –, il terrorismo jihadista in Medio Oriente, Africa e Europa hanno aperto a descrizioni del fenomeno spesso limitate.
Cos’è l’islam, cos’è il jihadismo: domande a cui cerca di dare una risposta lo scrittore algerino Boualem Sansal in Nel nome di Allah. Origine e storia del totalitarismo islamista (Neri Pozza, pp. 160, euro 15). Critico dell’islamismo radicale, allontanato dal suo posto di lavoro al ministero dell’Industria di Algeri per la disapprovazione verso il regime, è autore di numerosi libri tra cui 2084, romanzo distopico che gli è valso il Grand Prix du roman 2015 dell’Académie française.
NELLA SUA ULTIMA OPERA, Sansal parte dal suo paese, esempio dell’avanzata dell’islamismo radicale nelle stanze dei bottoni e tra le masse, all’indomani della crisi dello Stato dell’indipendenza: uno scontro brutale che ha trascinato l’Algeria in una sanguinosa guerra civile, una stagione di attentati che ha costellato gli anni Novanta e i primi Duemila e sotterrata sotto una coltre di falsa amnistia mai tradotta in reale pacificazione.
Le stesse dinamiche si sono sviluppate nel resto del mondo arabo e Sansal ne dà resoconto accurato. Tra i meriti del libro, l’attenzione storica e il fine didattico: la descrizione delle correnti dell’islam, dalle principali (sunnismo e sciismo) alle minoritarie (dagli alawiti ai sufi), permette di dare le coordinate e tracciare i confini di una realtà variegata. Il tutto all’interno di un percorso storico dall’Islam dalle origini all’opera ideologica dei più influenti intellettuali e imam.
Fino all’oggi: Sansal entra nella questione statuale dell’Islam politico, a partire dall’analisi dei paesi (Iran e Arabia saudita) che sono spartiacque tra le epoche antica e moderna ricche di fedi e correnti – per gran parte in grado di convivere – e una contemporaneità in cui la religione è strumento di strategia politica e interesse economico. In tale contesto le masse scompaiono nel mare magnum delle ragioni di Stato, schiacciate dai regimi laici o religiosi che siano, nazionalisti e socialisti prima e islamisti poi. Una marginalizzazione che è narrativa oltre che socio-economica, una trappola in cui lo stesso Sansal cade.
Se l’autore tocca il ruolo progressista di giovani e donne e quello dirimente della miseria e dell’esclusione come humus su cui l’islamismo fa crescere un consenso di fatto estorto, finisce poi per imboccare la stessa via senza uscita: nella sua analisi le società arabe diventano un monolite, un unicum indefinito, succube passivo di profeti e visioni unilaterali e naturalmente votato al jihad, che sia questo obiettivo da realizzare con mezzi pacifici e di conversione o con strumenti di morte e imposizione.
SCOMPARE LA QUOTIDIANITÀ pacifica e assolutamente maggioritaria della religiosità musulmana e il ruolo incontrovertibile della colonizzazione europea che ha provocato un ritorno alla religione come forma di affermazione dell’identità. Scompare la differenziazione – assolutamente necessaria per non cadere in stereotipi islamofobi – tra il jihadismo radicale del Fis algerino, di al Qaeda o dell’Isis e l’Islam politico (e nonviolento per la quasi totalità della loro attività) dei Fratelli Musulmani. E scompare il massiccio intervento di Arabia saudita e Golfo in termini di finanziamento di gruppi estremisti e di diffusione di teorie radicali (il wahhabismo su tutti) tramite la capillare apertura di scuole e moschee di ispirazione salafita.
L’appiattimento non rende giustizia al composito mondo musulmano e alle spinte naturali dei popoli verso la laicità. E non rende giustizia al lavoro stesso dell’autore, capace di fornire al lettore gli spunti per approfondire la storia millenaria di popoli che hanno regalato al mondo cultura, arte e scienza, quei «lumi» cari a Sansal oggi soffocati da regimi sostenuti dalla comunità internazionale e da falsi profeti di una prigione travestita da liberazione.