il manifesto 18.1.18
Interni neri d’Austria
Contro il
governo nero-blu. Attenzionati dai servizi segreti, produttori di fake
news per screditare reporter e antirazzisti, con le cicatrici in faccia
dei riti neo nazi: sono alcuni degli uomini al potere oggi a Vienna
di Angela Mayr
VIENNA
Così tanto a destra da far esplodere la protesta di massa nella
tranquilla Vienna: piazza degli Eroi dove giusto 80 anni fa Hitler
celebrò l’annessione dell’Austria alla Germania nazista era gremita di
gente che scandiva «Widerstand», resistenza. A decine di migliaia,
sabato scorso, sono sfilati in corteo contro il razzismo e i tagli
sociali del governo Kurz-Strache, che ha promosso una massiccia scalata
nei gangli del potere di ex neonazisti.
GENTE DI OGNI ETÀ,
associazioni, cittadini singoli, studenti, sindacalisti, politici verdi e
socialdemocratici, «nonne contro la destra». «È stata come la
manifestazione Welcome refugees del 2015, del resto la rete di
solidarietà intorno ai rifugiati che si era formata allora è rimasta
sempre in piedi», ci dice Michael Genner di Asyl in Not, emergenza
asilo, tra gli organizzatori della manifestazione insieme a Offensiva
contro la destra e Coordinamento di sinistra radicale.
A portare
molte persone in piazza è stato il ministro degli Interni Herbert Kickl,
considerato il cervello di Heinz-Christian Strache, nuovo vice
cancelliere. Illustrando giovedì scorso i piani del governo sui
richiedenti asilo da radunare in megastrutture fuori città l’ideologo
della Fpoe ha detto che bisognava «tenere i richiedenti asilo in modo
concentrato in un luogo». Una dizione che ha scatenato una tempesta,
visto anche lo sfondo storico della Fpoe, nata come partito degli ex
nazisti.
KICKL ha insistito sul fatto che non intendeva affatto
rievocare campi di concentramento accusando di provocazione il
volerglielo attribuire. «Concentra te stesso, testa di ….», hanno
intimato al ministro, sabato, i manifestanti. Stefan Petzner, consulente
di comunicazione che conosce da vicino l’humus della destra, già
assistente del defunto Joerg Haider e suo ex compagno di vita, ritiene
che si trattava di un uso intenzionale di quella parola, come segnale
alla frangia dei più irriducibili, e per distogliere l’attenzione dai
tagli sociali in arrivo. Una reprimenda è arrivato dal presidente della
Repubblica Alexander Van der Bellen, mentre al cancelliere Sebastian
Kurz sono bastate le spiegazioni di Kickl.
Sono 13mila i
richiedenti asilo che vivono a Vienna in case private. Riuscirà il
governo a cacciarli, a «tenerli in modo concentrato in un luogo», come
annunciato da Kickl?, chiediamo a Genner. «Se noi lo permetteremo, lo
faranno, ma noi non lo permetteremo. Considera che il primo governo
nero-azzurro, nel 2000, per i primi 4 anni non riuscì a inasprire le
leggi sull’asilo, per la forte opposizione civile che c’era allora e per
le sanzioni europee».
UN CARTELLO retto da un manifestante
recitava una citazione di T.W. Adorno: «Non temo il ritorno dei fascisti
con la maschera dei fascisti, ma temo il ritorno dei fascisti con la
maschera dei democratici». Il partito della libertà (Fpoe), compagno di
gruppo di Salvini e Marine Le Pen a Strasburgo, gioca su entrambe le
modalità. Sbarcata al governo, la pattuglia di Strache non ha assunto
una veste più istituzionale, moderando i toni, come molti pensavano e
come del resto aveva già fatto in campagna elettorale.
Al
contrario, appena insediati al potere, i ministri della Fpoe si sono
scatenati portando nel cuore dello Stato gli esponenti più estremi delle
Burschenschaften, le corporazioni studentesche combattenti, organismi
chiusi, semisegreti, di ideologia pangermanica che considerano l’Austria
una propaggine tedesca, negandola come nazione, seppure gli adepti ne
agitano costantemente le bandiere. Molti dei nuovi inquilini dei
ministeri hanno un taglio in faccia , effetto della «Mensur», il duello
di iniziazione. Come già noto, tutto il potere armato e di controllo
dello Stato è nelle mani della Fpoe, con i due ministeri chiave, Interni
e Difesa. Strache più volte ha ripetuto come sia importante assumersi
la responsabilità per i crimini nazisti.
POI CI SONO I SUOI
UOMINI, che ora occupano i ministeri. Al ministero degli Interni il capo
della comunicazione è Alexander Hoeferl, una funzione che prima
svolgeva per la Fpoe. È noto come produttore di fake news, autore di
campagne denigratorie verso giornalisti e immigrati. Ha gestito il sito
di propaganda di estrema destra unzensuriert.at, la versione austriaca
del Breitbart americano. Fino a oggi è stato sotto osservazione del
Verfassungsschutz, l’agenzia di intelligence interna che documenta le
tendenze estremiste nel Paese.
L’intelligence, sottoposta al
ministero degli Interni, ha definito il canale on line «di destra e
nazionalista, di contenuti estremamente xenofobi e di tendenza
antisemita. Propugnatore di teorie complottiste, di ideologia pro
russa». Ora l’agenzia è caduta direttamente nelle mani di quelli che
fino a oggi sono stati l’oggetto delle sue investigazioni. Il capo
gabinetto dello stesso ministero è Roland Teufel, membro della Brixia
Innsbruck, una Burschenschaft, una confraternita che secondo il Centro
di documentazione della resistenza austriaca (Doew) «va collocata nel
nucleo duro della scena di estrema destra».
NON È PIÙ RASSICURANTE
il ministero delle Infrastrutture dove ora regna Norbert Hofer, il
candidato sconfitto alle presidenziali. Suo capogabinetto è Rene
Schimanek che da giovane (20 anni fa) frequentava un gruppo finito fuori
legge chiamato Vapo, legato a Gottfried Kuessel, pluricondannato per
attività neonaziste, a tutt’oggi in galera in Austria. Il portavoce di
Hofer è Herwig Goetschober, funzionario di alto rango nelle
Burschenschaften combattenti, noto per i suoi contatti con ambienti
neonazisti. Un video degli anni ’80 lo mostra con Kuessel e il suo
gruppo a cantare canzoni che incitano all’ uccisione di ebrei.
L’ELENCO
potrebbe continuare uguale per tutti i ministeri occupati dalla Fpoe
eccetto gli Esteri dove è stato nominata una studiosa di arabismo
indipendente, ritenuta l’unica esponente competente della pattuglia
governativa.
Nel corteo di sabato pieno di cartelli selfmade un
monito per il cancelliere Kurz era «Basti (suo soprannome) smettila di
abbracciare i Burschen, metti in pericolo l’Austria».