il manifesto 17.1.18
L’antropologo: «Razza» è un errore da correggere dalla Carta
Intervista.
Gianfranco Biondi, autore di un appello già tre anni fa: «I costituenti
non potevano saperlo, ma è come se avessero scritto che il sole gira
attorno alla terra. È dimostrato da almeno cinquant’anni che le razze
umane non esistono»
di Andrea Fabozzi
«L’inesistenza
della razza è dimostrata scientificamente, il razzismo è un’altra cosa e
certamente togliere la parola “razza” dalla nostra carta fondamentale
non basterebbe a far sparire i razzisti. Ma almeno Fontana non avrebbe
potuto dire quello che ha detto, giustificando le sue affermazioni con
la citazione letterale della Costituzione». L’antropologo Gianfranco
Biondi ha promosso, con la collega Olga Rickards, il primo appello
italiano per la cancellazione della parola «razza» dall’articolo 3, era
il 2014. Da allora la proposta è diventata la posizione ufficiale
dell’associazione antropologica italiana e ha il sostegno di genetisti e
biologi.
Perché non si può parlare di razza?
Il termine è
proprio della tassonomia, la scienza biologica che dà un nome a tutti
gli organismi viventi e ne stabilisce il rapporto di parentela. È stato
introdotto per ordinare la variabilità delle popolazioni all’interno
delle stessa specie. Per l’antropologia classica la razza era basata sui
caratteri morfologici: il colore della pelle, la costituzione fisica,
la forma degli occhi e altri tratti somatici. Negli anni ’60 e ’70 due
successivi esperimenti, il primo di Cavalli Sforza e Bodmer e il secondo
di Lewontin, hanno dimostrato che queste differenze non hanno base
genetica ma ecologica, cioè derivano dall’ambiente nel quale si vive.
Sono esperimenti che hanno messo definitivamente fuori gioco –
“falsificato” è il termine scientifico – l’ipotesi della razza.
Confermando la ricostruzione storica della distribuzione dell’uomo sulla
terra.
La nostra comune origine africana?
Dalla fine degli
anni ’80 sappiamo che la nostra specie è nata in Africa 200mila anni fa e
che successivamente ne è uscita per colonizzare prima il vecchio e poi
il nuovo mondo. Per gli antropologi 200mila anni sono troppo pochi per
dividerci in razze. Se esistessero le razze morfologia e genetica
dovrebbero andare d’accordo e invece sono in contrapposizione. Questo
non vuol dire che non esistono le differenze biologiche. Cavalli e
Bodmer hanno scoperto che dal punto di vista morfologico le popolazioni
africane erano più simili a quelle australiane e quelle europee più
simili a quelle asiatiche. Mentre dal punto di vista genetico gli
asiatici e gli australiani sono più vicini, invece noi europei siamo più
simili agli africani: per forza, le migrazioni verso l’Europa sono
successive a quelle dall’Africa verso l’oriente di circa 80mila anni fa.
Per lunghissimo tempo noi europei siamo stati africani.
Come
risponde a chi, condividendo questi presupposti scientifici, ritiene che
cancellare la parola razza dalla Costituzione possa essere pericoloso
perché toglierebbe un argine al razzismo?
Rispondo che la parola
va tolta dalla Costituzione perché è sbagliata. È come se ci fosse
scritto che il sole gira attorno alla terra, si immagina i fisici cosa
direbbero? So benissimo che non è facile intervenire sulla Costituzione,
tantopiù sui principi fondamentali. E non saprei dire se è meglio
limitarsi a togliere «razza» o è meglio sostituire la parola con un
altro termine, come «etnia» o «provenienza geografica». Immagino che si
aprirebbero altri problemi e non è compito di noi scienziati
sperimentali dare questa risposta. Penso sia compito dei politici e dei
costituzionalisti. Ma quell’errore secondo noi non può restare, proprio
perché la Costituzione non è un monumento ma una cosa viva. Ed è anche
nostra. Se la ricerca scientifica dimostra che nel testo c’è un errore e
chiede di correggerlo non per questo ne sta intaccando lo spirito e il
valore. Direi anzi il contrario.