Il Fatto 25.1.18
Censurare Céline non ferma il razzismo
di Daniela Ranieri
La
decisione della casa editrice francese Gallimard di non pubblicare più
gli Scritti polemici di Louis-Ferdinand Céline dopo la gragnola di
polemiche che ne sono seguite non è, a nostro avviso, un coscienzioso
atto di profilassi anti-antisemita, bensì un grave sintomo dei tempi.
Gli
scritti, che contengono i pamphlet più virulenti di Céline (Bagatelle
per un massacro, del 1937, La scuola dei cadaveri del ’38 e La bella
rogna del ’41) finora conservati dalla vedova ultracentenaria Lucette e
mai pubblicati, sono stati ritenuti troppo scandalosi per essere
stampati e venduti nelle librerie di Francia. I sopravvissuti alla Shoah
li hanno definiti “un’incitazione all’odio razziale”, e il governo,
nella persona del delegato interministeriale contro il razzismo, ha
convocato l’editore, che è stato costretto ad annunciare la “mancanza
delle condizioni di serenità” per lavorare su una materia tanto
incandescente. E così, contrariamente a quanto avvenuto in Germania nel
2016 quando uscì l’edizione critica del Mein Kampf di Hitler, gli
scritti odiosi e radicali di Céline non vedranno la luce.
È vero:
Bagatelle per un massacro è un libro pieno d’odio. Per Céline, gli ebrei
sono “quelli che contano”, “non i decoratori, i giardinieri, i
facchini, gli sterratori, i fabbri, i mutilati, i portinai… insomma… la
manovalanza… No! Ma tutti quelli che ordinano… che decidono… che
intascano… affaristi, direttori, tutti giudei… completamente, semi, un
quarto di giudei”. (Come si vede, è facile procurarsi una copia non
autorizzata del libro anche senza il permesso dall’alto). La sua è una
farneticante rivolta contro “il potere”, scritta tre anni prima che i
nazisti annunciassero “la soluzione finale”. Ma quale logica sottende la
scelta di equiparare l’espressione dell’odio, fosse anche la più
ributtante, all’azione d’odio, che esistono leggi per perseguire e
galere per contenere? Quale, se non quella di ammettere che le
istituzioni democratiche (e in esse la scuola) hanno fallito la loro
missione e temono che le parole di uno scrittore possano farle crollare?
Che non hanno più gli strumenti per insegnare la Storia se non quello
della messa all’indice dei libri sgraditi, versione sterile e “corretta”
dei roghi nazisti?
Pensare che inibire la conoscenza di Céline
possa frenare i rigurgiti di antisemitismo presuppone la considerazione
dei lettori come di eterni fanciulli ai quali vadano vietate le letture
oscene. È la pratica preferita dall’Inquisizione, e non ha mai
significato progresso. La messa al bando si fonda sulla tesi del
contagio: chiunque tocchi il maledetto Céline, ne inala l’infezione e la
porta nel mondo.
Sennonché i libri di Céline, da Viaggio al
termine della notte a Rigodon, sono di una incontroversa grandezza, veri
capolavori di rigore, fantasia allucinatoria, abiezione e
cristalizzazione ossessiva. Gli scritti che Gallimard rinuncia a
pubblicare sono un documento che appartiene all’umanità, davanti al
quale si prova incanto, repulsione e vertigine. Perché privare il
lettore dell’esperienza etica e estetica di venire in contatto e se
necessario alle mani con esso?
Martin Heidegger, il filosofo
tedesco che giurò fedeltà al Terzo Reich, era antisemita. I quaderni
neri ne sono una testimonianza agghiacciante. Vietiamo il suo
insegnamento nelle università? Richard Wagner organizzava con la moglie
Cosima cene con i peggiori editori di fine Ottocento (disprezzati da
Nietzsche) per discettare di quanto fossero pericolosi gli ebrei.
Distruggiamo il Lohengrin? Lo Shylock di Shakespeare è un usuraio ebreo
di fine Cinquecento pronto a tagliare “una libbra esatta della bella
carne” dal corpo di Antonio per riscuotere un debito. Chiediamo a
Nardella di trasformare Shylock in un norvergese luterano, in un cubano
sincretico, in un musulmano? (Dio ne scampi).
Difficile credere
che i fascistelli che oggi impestano le città occidentali, per avere
forza dei loro non-argomenti, leggano Céline traendo ispirazione dalla
sua scrittura sublime e oscena. O che dopo la lettura de La bella rogna
una persona sana di mente vada in giro a negare o giustificare i campi
di sterminio. O che l’ignorante candidato della Lega Fontana, che
farnetica di “razza bianca”, sia un acuto compendiatore di Céline.
La
strada per un rifiuto eterno dell’antisemitismo non è la censura, né
l’oblio a cui non la scelta libera dei lettori, ma una censura
“dall’alto” vuole consegnare le opere antisemite. Al contrario, la
strada per formare una coscienza critica nelle generazioni a venire è la
conoscenza. La letteratura non è edificante, non è la somma dei manuali
di educazione civica di una società. È sperimentazione, affronto,
effrazione; è il tentativo di descrivere l’esperienza del limite, e
compito dell’arte più grande è metterci di fronte a ciò che c’è di
abissale in noi, proprio perché sia chiaro, anche nel modo più violento,
che niente di ciò che umano ci è estraneo.