Il Fatto 25.1.18
“La cecità umana crea l’Inferno in Terra”
L’Olocausto. Julia Vysotskaya: la principessa russa che salva due bambini ebrei
di Federico Pontiggia
Regista
scomodo e potente insieme, l’ottantenne maestro russo Andrei
Konchalovsky col suo ultimo lavoro, Paradise, ha vinto il Leone
d’Argento di Venezia 2016. Girato in bianco e nero, ambientato tra Terzo
Reich e Vichy, rastrellamenti nei ghetti e campi di sterminio, ha per
protagonisti un poliziotto francese collaborazionista (Philippe
Duquesne); una principessa russa arrestata per aver protetto due bambini
ebrei (Julia Vysotskaya); un alto ufficiale delle SS (Christian Clauß).
Konchalovsky li inquadra frontalmente, a mezzo busto, come per un
interrogatorio al cospetto dell’umanità tutta.
Konchalovsky, il
suo Paradise arriva oggi nelle nostre sale. La Giornata della Memoria è
alle porte, ma perché l’ennesimo film sull’Olocausto?
Devo
correggerla: ‘Andrei, perché fai un film sul male e la morte?’. Il male
c’è da sempre, esiste in ogni momento, l’Olocausto ne è stata una
manifestazione molto peculiare: il male estremo della Shoah è venuto
dalla domanda puntuale, dall’esigenza precisa, dal sogno di una società
perfetta cullato dai nazisti. Una società che avrebbe contemplato la
sola razza ariana, e dalla quale gli ebrei avrebbero dovuto essere
espunti, eliminati. Una società perfetta, nelle loro criminali
intenzioni, che al contrario di umano avrebbe avuto solo qualche
frammento: l’inferno in terra.
Dunque, qual è il focus?
Non
faccio un film sull’Olocausto o la Seconda guerra mondiale, ma come
d’abitudine un’opera sulla condizione dell’essere umano. Per citare il
celebre libro di André Malraux, La condition humaine, il tema a me più
caro, e – almeno dovrebbe esserlo – il più importante per ciascuno di
noi, non è la storia, ma la ragione stessa della nostra esistenza.
Ma il nazismo non si può eludere.
In
quella situazione estrema capisci bene come poche menti malate,
paranoiche, sadiche abbiano spinto persone cosiddette normali a creare
l’inferno terrestre. Paradise va oltre: il mio nazista, propugnatore
della Soluzione Finale, è intelligente, affascinante, ma la sua è solo
una devastante illusione. Sì, la relatività è una cosa tremenda.
Si spieghi, Konchalovsky.
I
miei tre protagonisti, o almeno due di loro, sono persone terribili, ma
io li amo nonostante tutto, perché capisco la tragedia della loro
cecità. Purtroppo, non poi così tanto è cambiato: quante disgrazie sono
accadute anche di recente, penso all’Iraq o alla Libia, nella miope
illusione di esportare la democrazia?
Torniamo all’Olocausto, l’antisemitismo appartiene solo al passato?
Macché,
è presente ancora oggi: in ogni forma di odio e intolleranza razziale è
l’inferno che fa capolino. Consapevoli o meno, viviamo nel desiderio di
dimenticare il passato, e negare l’Olocausto non è che una logica
conseguenza. Al contrario, dobbiamo cercare in ogni modo di non
dimenticare: se non conosciamo il passato non abbiamo futuro.
L’antisemitismo c’è oggi in Europa?
Ah, certo, in Francia è molto importante.
E in Russia?
Direi
proprio di no, è residuale. E grazie all’operato del presidente Putin,
che ogni anno incontra i responsabili della comunità ebraica. Proprio
per Paradise di recente sono stato premiato dalla federazione delle
comunità ebraiche russe, e ho potuto appurare come la loro vita sia
molto buona.
Da Homer & Eddie a Tango & Cash ha
avuto anche un’importante parentesi americana. Oggi a Hollywood si parla
più di molestie sessuali che di film.
Non ho parole, tranne una:
ridicolo. Primo, trovo ridicolo che donne molestate 25 anni fa si
rivolgano ora alla stampa. Secondo, ridicolo che nella lista dei
molestatori non ci sia Bill Clinton. Terzo, trovo ridicola, e insieme
molto pericolosa, questa società di stampo orwelliano, questa paranoia
per abusi e molestie sessuali di tre decenni or sono. È la
manifestazione ultra-reazionaria della politica liberal, è tutto molto
triste.
Parlando di cinema-cinema, Loveless del suo connazionale
Andrey Zvyagintsev è entrato nella cinquina Oscar del miglior film
straniero.
L’ho visto, è molto interessante e spero possa vincere.
Sarebbe molto importante, se non altro contribuirebbe a mitigare la
russofobia che oggi impera nel mondo: soprattutto per gli americani, la
Russia oggi è un posto orribile, ma è solo propaganda. Confido di
sorprendermi, che Loveless la spunti.
A dirla tutta non dà un ritratto molto positivo del suo Paese.
Ma
perché dovrebbe farlo? E poi la Russia non c’entra, inquadra un
problema di civiltà, potrebbe essere benissimo girato in Svezia. A
proposito di Svezia, The Square di Ruben Ostlund, altro candidato agli
Academy Awards, è molto più duro.
In cantiere lei ha Il Peccato.
Protagonista Michelangelo Buonarroti, riprese e co-produzione italiana:
che cosa dobbiamo aspettarci?
Non solo l’artista, ma l’essere
umano: un genio senza tregua, un peccatore conscio di come la bellezza
eccedesse le sue capacità artistiche. E il suo rapporto col potere.
Qualche rimando autobiografico?
Beh, fortunatamente sì: lui aveva Lorenzo il Magnifico, io ho altri mecenati che finanziano i miei film.
Dove lo vedremo?
Mi piacerebbe Venezia, se finisco in tempo.