mercoledì 24 gennaio 2018

Il Fatto 24.1.18
Bonino, Casini & C: guerra con il Pd per i posti in lista
Cominciano bene. La coalizione con centristi, Radicali e Verdi stenta a ingranare: i dem non vogliono lasciare agli alleati i (pochi) collegi sicuri
di Wanda Marra


Le alleanze si sono formalizzate solo domenica scorsa, alle elezioni mancano ancora quasi 6 settimane e la coalizione-bonsai, messa su dal Pd di Renzi, con la lista +Europa di Emma Bonino, Civica popolare di Beatrice Lorenzin e Insieme di Angelo Bonelli, già mostra segni di cedimento. Motivo? La trattativa sulle candidature, tanto per cominciare. L’ultima offerta di Renzi erano 18 collegi di cui 11 sicuri (rispettivamente, 4, 4 e 3). Ma il segretario dem stenta a trovarli e i “coalizzati” chiedono comunque garanzie.
I casi più eclatanti sono proprio quelli che riguardano i big: Lorenzin, Bonino e soprattutto, Pier Ferdinando Casini. Le Regioni più forti (ovvero Emilia Romagna e Toscana) si devono “caricare” gli esterni al Pd, non esattamente popolari nell’elettorato di centrosinistra: dunque, le resistenze si sprecano. Francesco Cretelli, il segretario dem di Bologna, aveva accettato di schierare Casini in città, dopo lunga pressione da parte di Renzi. Dopodiché l’Emilia Romagna, con il segretario Paolo Calvano, aveva esplicitato la difficoltà a garantire troppi non dem: a farne le spese dovrebbe essere, per iniziare, Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente. Tali e tante le polemiche su Casini che Renzi lunedì pomeriggio aveva anche pensato di spostarlo. Alla fine, è stato Dario Franceschini a dire la parola fine: “Chiudiamo subito ogni polemica e resistenza su Casini o su altri esponenti dei partiti alleati candidati comuni nei collegi uninominali, da Bonino a Lorenzin a Tabacci. Le coalizioni portano a questo, come era per l’Ulivo. Lo sapevamo già quando abbiamo discusso nel Pd proprio per andare verso una politica di alleanze. È contraddittorio che chi ha sostenuto quella linea oggi resista rispetto a candidati nei collegi di liste alleate”.
Nel frattempo, infatti, a Prato è scoppiato il caso Lorenzin. Il collegio individuato per lei sarebbe quello. Ma ieri è stato il renzianissimo sindaco, Matteo Biffoni, a protestare (su Repubblica di Firenze): “Con lei vincere sarebbe molto più complicato”. Pare che Emma Bonino in Piemonte, nel collegio Torino 1 resista. Ma anche lì non senza proteste, visto che i dem piemontesi si devono già prendere Piero Fassino come capolista al proporzionale, nonostante il loro scetticismo. Quanto a Insieme, ieri Riccardo Nencini e Giulio Santagata hanno voluto incontrare Renzi per chiedergli garanzie sulla loro presenza nelle liste. Vorrebbero cinque posti ma, secondo fonti Dem, rischiano di non arrivare neanche all’1% e ne avranno la metà.
Poi, c’è il caso Lazio, dove la Lorenzin non è in coalizione con il governatore Pd uscente, Nicola Zingaretti: “La vicenda laziale lascia un segno”, ha detto ieri. Sia lei che la Bonino hanno detto in maniera non proprio convincente che troveranno il modo di stare insieme anche dopo il voto, nonostante le differenze. “Credo semplicemente che io rimarrò Radicale e che andrò avanti per la mia strada, come credo farà anche lei. Farò le mie battaglie sperando di poter avere più voti di lei per poterle realizzare”, ha detto la leader di +Europa.
Ci sono una serie di questioni di fondo: Renzi ora fa l’europeista, ma ieri non ha mancato di riproporre il “ritorno a Maastricht” per riportare il deficit al 2,9%. Proprio mentre la Bonino lo punzecchiava: “Renzi sull’Europa è stato molto altalenante, forse perché non aveva capito bene”. Senza contare che sull’immigrazione lei e un esponente di spicco non solo del Pd, ma pure del governo, come Marco Minniti, sono su posizioni diametralmente opposte.
D’altra parte, che le coalizioni rese obbligatorie dal Rosatellum si riveleranno il 5 marzo essere solo un cartello elettorale, lo ammettono pure svariati candidati a microfoni spenti. E lo dimostrano i continui ragionamenti che si fanno nei palazzi della politica per capire quale maggioranza sarà possibile: lo scenario che va più forte resta l’alleanza tra Pd e Forza Italia, senza le ali, ma non manca chi ragiona su altre variabili.
Sulle liste al Nazareno sono in ritardo. Ragionare su 200 posti in meno da assegnare non è facile. Ieri, teneva banco il problema Maria Elena Boschi. Al Nazareno, per tutta la giornata i vertici dem la davano in vari listini proporzionali, tra cui Trentino Alto Adige e la Toscana. Mentre Renzi assicurava che invece avrà un collegio: in Trentino, però, non a Firenze, contro Michaela Biancofiore. La decisione pare quasi definitiva. Grazie ai voti dell’Svp, la Sottosegretaria si guadagna il suo collegio. Paracadutata sarà pure Valeria Fedeli, altro caso spinoso: dovrebbe correre a Piombino.