mercoledì 24 gennaio 2018

Corriere 24.1.18
Gianotti: la scienza? Riduce le disuguaglianze
Il direttore del Cern: l’Italia è il Paese con il maggior numero di donne che si occupano di fisica
di Giuliana Ferraino


DAVOS «La scienza non solo è alla base del progresso umano, ma ci aiuta a ridurre le disuguaglianze e a colmare le fratture della società moderna», sostiene la fisica Fabiola Gianotti, 57 anni. Nel 2012 era alla guida di uno dei due esperimenti che portarono alla scoperta del Bosone di Higgs. E dal gennaio del 2016 è direttore generale del Cern di Ginevra, il più grande laboratorio di fisica del mondo. Al World Economic Forum Gianotti è una delle 7 co-presidenti, tutte donne, per la prima volta nella storia del Forum.
Però solo un partecipante su 5 è donna al Wef. È un’operazione di cosmesi?
«No, è un segnale forte: indica che esistono donne capaci al mondo e che vengono valorizzate in discipline e settori molto diversi. Il mio obiettivo da scienziata è di rendere la gente consapevole del ruolo chiave della scienza nel connettere le persone e abbattere le barriere».
In che modo?
«La scienza è universale e unificante. È universale perché si basa su fatti oggettivi: una mela cade allo stesso modo nel giardino di Isaac Newton nel 17° secolo che in qualunque altro posto sulla Terra ad ogni momento della storia. È unificante perché è mossa dalla passione per la conoscenza. Inoltre la conoscenza non ha passaporto, non ha genere, non ha razza e non ha partito politico. In fondo siamo tutti fatti di particelle, persino il presidente americano».
Questa consapevolezza contribuisce ad abbattere le barriere?
«Istituzioni come il Cern sono un esempio chiaro di come si possa lavorare insieme per il bene comune. Inclusione e diversità sono la nostra ricchezza. Il nostro istituto accoglie migliaia di scienziati provenienti da tutto il mondo, alcuni da Paesi in conflitto tra loro, da Israele e Palestina, da India e Pakistan, da Iran, Egitto. Tutti lavorano in armonia, seduti allo stesso tavolo, per discutere di scienza. Ma non è solo questo».
Che cos’altro c’è?
«La scienza spinge i limiti e perciò è alla base del progresso umano. La meccanica quantistica ha permesso lo sviluppo dell’elettronica moderna. Non avremmo il Gps senza la teoria della relatività. Ma Einstein o Planck non puntavano certo a queste applicazioni. Per questo dico che i governi devono investire di più nella ricerca di base. E creare più opportunità di carriera per i giovani talenti. Andare all’estero è positivo, ma è importante poter rientrare a lavorare nel proprio Paese. Questa è inclusione».
L’Italia è indietro...
«Però siamo tra i Paesi con il maggior numero di donne che si occupano di fisica e in particolare di particelle».
Che cosa le fa più paura e cosa la rende ottimista?
«Non ho molte paure, sono una scienziata ottimista. Ho fiducia nella potenzialità dell’umanità, nella creatività, nell’intelligenza. Penso che la scienza possa fare davvero tanto per ridurre le disuguaglianze».