martedì 16 gennaio 2018

Corriere 16.1.18
«Ma attaccare Pyongyang sarebbe una vera catastrofe»
di Giuseppe Sarcina


L’incidente delle Hawaii non ha cambiato il quadro analitico degli americani sulla Corea del Nord. A Washington gli esperti dei think-tank restano sostanzialmente divisi in due correnti di pensiero. La prima è quella accolta dall’amministrazione, in particolare dalla Casa Bianca: non ci sono le condizioni per una trattativa diretta con Kim Jung-un. Il fautore più ascoltato di questa linea è Bruce Klingner, dal 1993 al 2001 agente della Cia, dove si è occupato del quadrante asiatico fino a diventare il capo delle operazioni nella penisola coreana. Klingner lavora dal 2007 per la Heritage Foundation, centro studi conservatore vicino al governo Trump. Anche in questi giorni l’ex analista dei servizi segreti ripete in tv ciò che ha spiegato in una lunga audizione, il 25 luglio del 2017, davanti alla Commissione esteri del Senato. «Non ci sarà utilità in un negoziato diretto fino a quando Pyongyang non accetterà di sospendere il suo piano di armamento nucleare». Klingner sostiene che Kim Jong-un non abbia alcuna intenzione di accettare il dialogo. E in ogni caso sarebbe impossibile controllare l’applicazione di un eventuale accordo. Concetti ripresi, alla sua maniera, da Trump in un tweet del primo ottobre 2017 rivolto al Segretario di Stato Rex Tillerson: «Non perdere tempo a negoziare». Klingner suggerisce di «applicare sanzioni sempre più stringenti alla Corea del Nord», prevedendo penalità anche per i Paesi che l’appoggiano, Cina in testa. L’impostazione alternativa, che piace a Tillerson, è sviluppata dal «38 North, Us-Korea Institute» affiliato all’Università Johns Hopkins. Il cofondatore, Joel Wit, parte da due considerazioni: «Le sanzioni difficilmente daranno i risultati sperati»; illusorio pensare che la Cina farà il massimo per arginare il dittatore nordcoreano. Bisogna, allora spezzare l’escalation e puntare al dialogo diretto con Kim Jong-un. Per fortuna su una cosa sono tutti d’accordo: un attacco militare sarebbe semplicemente «catastrofico».