venerdì 1 dicembre 2017

Repubblica 1.12.17
Fanno paura i pagliacci in camicia nera
risponde Corrado Augias

Gentile Augias, mesi fa un signore della mia età mi disse che il giorno della revanche fascista stava per arrivare. I segnali li percepivo anch’io: saluti romani, raduni di energumeni in camicia nera, slogan in pasto al web, preti benedicenti i “ caduti per la libertà” della Repubblica sociale italiana, proclami antisemiti e anticapitalisti, sovranismo. Vecchi e nuovi “ tromboni” accomunati da ignoranza sintattica e ortografica si radunano e inneggiano al duce del fascismo. La sinistra abbaia alla luna. La destra tace ( nella prossima campagna elettorale vanno bene anche quei voti). Nell’episodio di Como, la cosa notevole è stata la compostezza dei partecipanti alla riunione dell’associazione che si occupa di migranti.
Davanti alla violenza verbale hanno ascoltato un giovane emozionato e grammaticalmente sconnesso che “ declamava” una sfilza di slogan. Ne vedremo ancora.
Basta la cultura per fermare tutto questo? Non sarebbe il caso che chi è preposto a far rispettare le leggi si preoccupi di ripristinare lo stato di diritto, senza trasformare “ analfabeti funzionali” in “ martiri”?
— Piero Orrù — san Giovanni Teatino, Chieti

L’episodio è grave non in sé perché, preso per ciò che è stato, si riduce a poco più d’una minacciosa pagliacciata. La sua gravità deriva da due fattori. Il primo è che si può inserire l’irruzione in una catena di sintomi eloquenti. Ho viva memoria di quando manifestazioni simili da parte di aderenti al movimento neofascista Msi destavano un moderato allarme proprio perché le si sapeva insignificanti rispetto alla temperatura politica generale del Paese. Erano gli anni in cui due partiti di poderosa struttura quali la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista cercavano un qualche avvicinamento senza troppo turbare gli equilibri e la posizione internazionali del Paese, Stati Uniti, Nato ecc. Qualche saluto romano e qualche “me ne frego” venivano valutati più o meno come sfoghi giovanili.
Oggi è diverso non solo perché queste manifestazioni hanno un più marcato carattere aggressivo ma soprattutto perché — è il secondo elemento d’allarme — vanno a insediarsi — e traggono vigore — da uno dei più diffusi sentimenti collettivi: la paura. Sappiamo tutti che uno degli elementi che facilitarono l’affermazione fascista nel 1922 fu la paura suscitata dal famigerato “biennio rosso” seguito alla vittoria nella guerra. La paura, diventata fenomeno sociale e diffusa, si trasforma in un motore politico di forza straordinaria. Su quella stessa paura infatti fondò la sua prima vittoria elettorale Silvio Berlusconi nel 1994. Allora erano in ballo “i comunisti”, oggi c’è un’immigrazione che appare a molti incontrollabile e inarrestabile. D’altronde non succede solo in Italia, molte nazioni europee sono alle prese col problema fino all’isteria dimostrata dai Paesi del patto di Visegrad. Di fronte a un sentimento di tale diffusione le rassicurazioni basate su ragionevoli proposte politiche contano poco. Ecco perché quattro analfabeti in camicia nera possono diventare un monito preoccupante.