La Stampa 1.12.17
La Russia resta senza figli
Putin lancia il bonus bebè
Piano da 7,2 miliardi per tre anni per fronteggiare la crisi demografica
di Giuseppe Agliastro
La
Russia scivola di nuovo verso una graduale quanto inesorabile riduzione
della sua popolazione. Vladimir Putin vuole cercare di metterci una
pezza con una serie di misure a sostegno delle nascite che costeranno
allo Stato 7,2 miliardi di euro nel prossimo triennio. Ma per molti
quello del leader del Cremlino non è altro che populismo pre-elettorale.
La
maggiore novità è un bonus bebè di circa 150 euro al mese per i
genitori meno abbienti che hanno il loro primo figlio. L’assegno sarà
pagato fino a quando il bambino avrà raggiunto un anno e mezzo e alle
casse dello Stato costerà due miliardi di euro in tre anni. Gli aiuti
prevedono però anche il prolungamento fino alla fine del 2021 del
versamento di 6500 euro per le madri che danno alla luce il loro secondo
o terzo bambino, e persino aiuti statali per pagare gli interessi sul
mutuo per la casa.
Ma si tratta davvero di misure efficaci? Su
questo punto non tutti sono d’accordo. E molti esperti ritengono che
quella di Putin sia in realtà l’ennesima - e azzeccata - mossa
elettorale in vista delle presidenziali di marzo. «In quanto a
propaganda, Putin ha già vinto la campagna elettorale», ha commentato il
politologo Valery Solovey, professore dell’Istituto statale di
relazioni internazionali di Mosca, che evidentemente non ha alcun dubbio
sul fatto che l’attuale presidente russo intenda correre per un altro
mandato di sei anni, anche se ufficialmente non si è ancora candidato.
Il
nuovo pacchetto di aiuti alle famiglie con bambini stona innanzitutto
con i recenti tagli alla spesa pubblica in un paese in cui la povertà è
in aumento, e con il mancato adeguamento all’inflazione delle già troppo
spesso misere pensioni. «Non ci sono soldi, ma lei resista», aveva
detto un anno e mezzo fa il premier Medvedev a una vecchietta che si
lamentava per le basse pensioni. Parole che avevano scatenato ilarità e
indignazione. Ma se la patria ha bisogno di figli, i soldi
improvvisamente saltano fuori.
Secondo Tatyana Maleva, direttrice
dell’Istituto di Analisi e previsioni sociali dell’Accademia nazionale
dell’Economia, la situazione demografica non è delle migliori non solo a
causa della bassa natalità ma anche e soprattutto per l’alta mortalità.
Anche se la speranza di vita in Russia è aumentata - spiega - per
risolvere il problema demografico bisognerebbe prima di tutto migliorare
la qualità dei servizi medici e promuovere stili di vita più sani.
Anche perché - dice con sarcasmo - non hanno ancora inventato sussidi
per lottare contro la morte.
Anche il direttore dell’Istituto di
demografia della Scuola superiore di economia, Anatoly Vishnyevsky,
nutre seri dubbi sull’efficacia del nuovo pacchetto per aumentare la
natalità. La recente riduzione delle nascite - spiega - è dovuta al calo
delle donne in età fertile: a sua volta una diretta conseguenza del
crollo della natalità nei terribili Anni Novanta. Insomma, se 25 anni fa
la tremenda crisi economica seguita al disfacimento dell’Urss portò le
coppie ad avere meno figli, adesso logicamente ci sono meno donne che
hanno l’età per diventare madri. «Se ci sono meno mamme ci sono meno
bambini e non è possibile aumentare il tasso di natalità al punto da
compensare questa riduzione», dice ancora Vishnyevsky criticando i nuovi
provvedimenti.
Tra gennaio e ottobre, in Russia sono nati un
milione e 420 mila bambini, il 10,7% in meno rispetto allo stesso
periodo dell’anno scorso. La riduzione naturale della popolazione in 10
mesi è stata pari a 115.000 persone. In pratica così è stata subito
cancellata tutta la crescita del triennio 2013-2015, di cui andava tanto
fiero il governo russo. «La riduzione andrà avanti forse per 15 anni»,
sostiene Vyshnyevsky. Il motivo? Le donne tra i 18 e i 35 anni - ovvero
l’età in cui si concentra il 90% delle maternità - erano 18,9 milioni
nel 2016, saranno 16,9 milioni nel 2018 e scenderanno a 15 milioni nel
2024.
Non tutti però nutrono perplessità sulle misure per
incentivare le nascite. Secondo l’economista Nikita Krichevsky, si
tratta di «aiuti molto sostanziosi» per le famiglie, che possono servire
a «raggiungere risultati efficaci». «Dal punto di vista materiale -
dice - lo Stato fa quello che può, e per questo non possiamo che
ringraziarlo».
Il rischio per la Russia è che la popolazione in
età lavorativa si riduca di 600.000 persone l’anno nei prossimi sei
anni. Eppure Mosca non fa che abbassare il numero di immigrati che
possono entrare nel paese con un permesso di soggiorno temporaneo: nel
2016 erano 126.000 l’anno, nel 2018 saranno appena 90.000. Gli immigrati
forse fanno bene all’economia, ma non portano voti.