Corriere 1.12.17
Santa Sede Il caso
Vaticano, guerra su conti e immobili Tremano altri dirigenti dello Ior
Le accuse: Mattietti voleva portare via carte riservate. Milone: non lo conosco
di Fiorenza Sarzanini
ROMA
Altre teste potrebbero cadere dopo quella di Giulio Mattietti, il
direttore «aggiunto» dello Ior licenziato lunedì scorso. Perché la
decisione di mandare via il manager — addirittura facendolo accompagnare
dai gendarmi fuori dalle Mura — appare come il nuovo capitolo della
guerra che si sta consumando in Vaticano sulla gestione del settore
finanziario. Con un’attenzione particolare ai conti «laici» tuttora
aperti presso l’Istituto per le opere religiose. Si tratta dei depositi
intestati a persone esterne alla Santa Sede delle quali non si conosce —
per la maggior parte — l’identità. Ma non solo. Perché l’interesse
delle due fazioni che ormai da tempo si fronteggiano, anche con
l’utilizzo di dossier segreti e ricatti, riguarda pure la gestione delle
altre «casseforti» come l’Apsa — l’Amministrazione del Patrimonio della
Sede Apostolica — e Propaganda Fide, intestataria di centinaia di
immobili in tutta Italia.
L’inchiesta interna
Ieri la Santa
Sede ha confermato l’apertura di un’inchiesta interna sul conto di
Mattietti, anche se al momento si continua a parlare di «violazioni
amministrative». Secondo alcune indiscrezioni circolate due giorni fa,
al manager sarebbe stato contestato di aver consegnato documenti a
Libero Milone quando ancora ricopriva la carica di Revisore.
Una
ipotesi che lo stesso Milone — che fu licenziato a giugno e tre mesi
dopo ha raccontato di essere stato costretto a dimettersi con la
minaccia di essere arrestato — nega categoricamente attraverso i suoi
due avvocati, Lorenzo Fiorani e Gianfranco Di Simone: «Non ho mai avuto
rapporti personali con il dottor Giulio Mattietti — sottolinea l’ex
Revisore —, né l’ho mai conosciuto. In ogni caso non avevo alcun potere
di vigilanza sullo Ior, in virtù di un allegato del 9 giugno 2015,
sottoscritto dal Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin».
Dimissioni e minacce
Attraverso
l’agenzia Ansa fonti anonime della Santa Sede fanno filtrare la notizia
che l’allontanamento di Mattietti dal suo ufficio sarebbe stato deciso
all’improvviso «da sei cardinali componenti la commissione di vigilanza
per evitare che portasse via documenti». Nulla viene aggiunto sulla
contestazione amministrativa che gli è stata mossa e questo alimenta il
mistero sulla natura delle «carte» che avrebbe potuto trafugare, ma
anche sulla fondatezza delle accuse. Perché proprio all’interno del
Vaticano c’è chi accredita la possibilità che in realtà il manager sia
stato mandato via perché ritenuto non in linea con il suo diretto
superiore Gianfranco Mammì. E non sarebbe l’unico. Ci sarebbero altri
funzionari a rischio licenziamento e quelli già mandati via avrebbero
parlato di un clima di autentico terrore nei confronti dei dipendenti di
diversi uffici specializzati, Ior compreso, costretti a firmare la
lettera di dimissione anche loro sotto la minaccia di essere messi sotto
inchiesta o addirittura agli arresti.
I dossier segreti
Nei
prossimi giorni dovrebbe essere chiusa l’indagine avviata nei mesi
scorsi proprio sull’attività di Milone, accusato di aver svolto attività
di dossieraggio nei confronti di numerosi prelati. Era stato il
sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu, a
dichiararlo pubblicamente sostenendo di essere tra le persone «spiate».
L’esito
degli accertamenti potrà fornire ulteriori elementi sullo scontro
interno che si sta consumando, coinvolgendo persone che erano state
scelte direttamente da papa Francesco, primi fra tutti proprio Milone e
Mattietti.