giovedì 9 novembre 2017

Repubblica 9.7.17
I conti di Boschi senior con un imprenditore indagato per riciclaggio
I pm di Napoli scavano negli affari della camorra in Toscana Il gip boccia le accuse all’ex socio del padre della sottosegretaria
di Dario Del Porto

NAPOLI. Il nome di un ex socio di Pierluigi Boschi finisce in un’inchiesta della Procura di Napoli sugli investimenti immobiliari della camorra in Val d’Arno. Il papà della sottosegretaria alla presidenza del Consiglio non è in alcun modo coinvolto nelle indagini. È accusato di riciclaggio, invece, un imprenditore di Montevarchi, Mario Nocentini, per il quale il gip ha bocciato la richiesta di sequestro dei beni avanzata dal pubblico ministero escludendo che sia coinvolto nell’iniezione di capitali sporchi nelle casse di due società considerate controllate dal potente clan Mallardo.
Nella richiesta di sequestro dei pm, vengono indicati anche numerosi conti correnti di Nocentini, accesi presso diversi istituti di credito, Montepaschi e Banca Etruria comprese. Due di questi conti risultano aperti presso la Banca del Valdarno e intestati, oltre che all’imprenditore di Montevarchi, anche a Boschi senior. Il primo conto è intestato a Nocentini, al papà della esponente del Pd e ad altri quattro imprenditori florovivaistici toscani. Secondo quanto ricostruito da Repubblica, si riferisce a una società denominata “L’Orcio” che, agli inizi degli anni 2000, quando Pierluigi Boschi era ai vertici della Coldiretti locale, si proponeva di realizzare un campeggio. Iniziativa poi mai decollata per mancanza di fondi. Il conto fu aperto per poter accedere a un finanziamento che ora gli ex soci stanno restituendo. Il secondo conto figura come intestato solo a Boschi e Nocentini. Repubblica ha provato a contattare Pierluigi Boschi, sia al telefono, sia via sms e whatsApp, senza ricevere risposta.
L’indagine, coordinata dalla Procura di Napoli e condotta dalle squadre mobili di Napoli e Firenze con lo Sco della polizia, non riguarda in ogni caso i rapporti fra Boschi senior e Nocentini ma solo il ruolo rivestito da quest’ultimo nel periodo in cui, fra il 2005 e il 2007, ha finanziato la società Edil Europa 2, finita insieme alla Valdarno costruzioni srl nel mirino dell’anticamorra napoletana. Le società con sede a Figline Valdarno, scrive il giudice, «sono state create e stabilmente utilizzate per circa un decennio ai fini di riciclaggio e reimpiego in attività economiche lecite dei capitali provenienti dalle casse del clan Mallardo». Investimenti effettuati attraverso operazioni finanziarie tuttora sotto la lente della Procura diretta da Giovanni Melillo, che indaga sulle ramificazioni della camorra nei grandi affari. Sostiene il pentito Giuliano Pirozzi che Antimo Liccardo, considerato il referente dell’organizzazione nella Valdarno, gli avrebbe confidato «di avere ottime entrature anche presso le banche in Toscana ». Istituti di credito che, a dire del collaboratore di giustizia, lo avrebbero «agevolato nell’ottenimento dell’apertura dei mutui e nell’erogazione di finanziamenti per realizzare le speculazioni edilizie sul posto». Rilevano i magistrati che le due società, dalla data di costituzione alla crisi del mercato immobi-liare, tra il 2002 e il 2011, hanno acquisito tra le province di Arezzo e Firenze immobili e terreni per un valore dichiarato di oltre 2 milioni e 200 mila euro, venduto lotti di terreno e abitazioni per circa 8 milioni e mezzo e ottenuto mutui agevolati da parte delle banche per complessivi 9 milioni e mezzo.
Ma con riferimento a Nocentini, spiega il giudice, «non è stato acquisito alcun elemento che possa consentire di ritenere che Nocentini fosse consapevole» dei rapporti fra l’amministratore della società e i presunti camorristi. Inoltre, spiega il giudice, «i finanziamenti personalmente operati da Nocentini sono perfettamente tracciabili» e l’imprenditore toscano «non ha materialmente concorso alle immissioni di capitali di provenienza delittuosa» effettuate nella Edil Europa 2. Da qui la decisione di respingere la richiesta di sequestro.