Repubblica 9.7.17
I conti di Boschi senior con un imprenditore indagato per riciclaggio
I
pm di Napoli scavano negli affari della camorra in Toscana Il gip
boccia le accuse all’ex socio del padre della sottosegretaria
di Dario Del Porto
NAPOLI.
Il nome di un ex socio di Pierluigi Boschi finisce in un’inchiesta
della Procura di Napoli sugli investimenti immobiliari della camorra in
Val d’Arno. Il papà della sottosegretaria alla presidenza del Consiglio
non è in alcun modo coinvolto nelle indagini. È accusato di riciclaggio,
invece, un imprenditore di Montevarchi, Mario Nocentini, per il quale
il gip ha bocciato la richiesta di sequestro dei beni avanzata dal
pubblico ministero escludendo che sia coinvolto nell’iniezione di
capitali sporchi nelle casse di due società considerate controllate dal
potente clan Mallardo.
Nella richiesta di sequestro dei pm,
vengono indicati anche numerosi conti correnti di Nocentini, accesi
presso diversi istituti di credito, Montepaschi e Banca Etruria
comprese. Due di questi conti risultano aperti presso la Banca del
Valdarno e intestati, oltre che all’imprenditore di Montevarchi, anche a
Boschi senior. Il primo conto è intestato a Nocentini, al papà della
esponente del Pd e ad altri quattro imprenditori florovivaistici
toscani. Secondo quanto ricostruito da Repubblica, si riferisce a una
società denominata “L’Orcio” che, agli inizi degli anni 2000, quando
Pierluigi Boschi era ai vertici della Coldiretti locale, si proponeva di
realizzare un campeggio. Iniziativa poi mai decollata per mancanza di
fondi. Il conto fu aperto per poter accedere a un finanziamento che ora
gli ex soci stanno restituendo. Il secondo conto figura come intestato
solo a Boschi e Nocentini. Repubblica ha provato a contattare Pierluigi
Boschi, sia al telefono, sia via sms e whatsApp, senza ricevere
risposta.
L’indagine, coordinata dalla Procura di Napoli e
condotta dalle squadre mobili di Napoli e Firenze con lo Sco della
polizia, non riguarda in ogni caso i rapporti fra Boschi senior e
Nocentini ma solo il ruolo rivestito da quest’ultimo nel periodo in cui,
fra il 2005 e il 2007, ha finanziato la società Edil Europa 2, finita
insieme alla Valdarno costruzioni srl nel mirino dell’anticamorra
napoletana. Le società con sede a Figline Valdarno, scrive il giudice,
«sono state create e stabilmente utilizzate per circa un decennio ai
fini di riciclaggio e reimpiego in attività economiche lecite dei
capitali provenienti dalle casse del clan Mallardo». Investimenti
effettuati attraverso operazioni finanziarie tuttora sotto la lente
della Procura diretta da Giovanni Melillo, che indaga sulle
ramificazioni della camorra nei grandi affari. Sostiene il pentito
Giuliano Pirozzi che Antimo Liccardo, considerato il referente
dell’organizzazione nella Valdarno, gli avrebbe confidato «di avere
ottime entrature anche presso le banche in Toscana ». Istituti di
credito che, a dire del collaboratore di giustizia, lo avrebbero
«agevolato nell’ottenimento dell’apertura dei mutui e nell’erogazione di
finanziamenti per realizzare le speculazioni edilizie sul posto».
Rilevano i magistrati che le due società, dalla data di costituzione
alla crisi del mercato immobi-liare, tra il 2002 e il 2011, hanno
acquisito tra le province di Arezzo e Firenze immobili e terreni per un
valore dichiarato di oltre 2 milioni e 200 mila euro, venduto lotti di
terreno e abitazioni per circa 8 milioni e mezzo e ottenuto mutui
agevolati da parte delle banche per complessivi 9 milioni e mezzo.
Ma
con riferimento a Nocentini, spiega il giudice, «non è stato acquisito
alcun elemento che possa consentire di ritenere che Nocentini fosse
consapevole» dei rapporti fra l’amministratore della società e i
presunti camorristi. Inoltre, spiega il giudice, «i finanziamenti
personalmente operati da Nocentini sono perfettamente tracciabili» e
l’imprenditore toscano «non ha materialmente concorso alle immissioni di
capitali di provenienza delittuosa» effettuate nella Edil Europa 2. Da
qui la decisione di respingere la richiesta di sequestro.