lunedì 6 novembre 2017

Repubblica 6.11.17
La strage delle ragazze
Nel naufragio morte solo donne giovanissime il mistero delle 26 vittime tra i 14 e i 18 anniI cadaveri sbarcati ieri a Salerno: erano a bordo di un gommone partito da Zwara con altre 64 persone
di Dario Del Porto

SALERNO. La più giovane avrà avuto 14 anni, la più vecchia 18. Chi le ha viste, come il prefetto di Salerno Salvatore Malfi, non dimenticherà i corpi straziati delle 26 nigeriane annegate nel canale di Sicilia mentre dalla Libia tentavano di raggiungere l’Italia. «È una tragedia dell’umanità, una storia che tocca il cuore», dice. La strage delle ragazze aggiunge nuove croci al cimitero infinito del Mediterraneo e apre altri, angosciosi, interrogativi sulle rotte dei trafficanti di esseri umani.
Erano partite dal porto di Zwara. La maggior parte, 23, viaggiava su un gommone insieme ad altre 64 persone che invece sono riuscite a salvarsi. In 3 erano su un’imbarcazione più grande, con altri 142 migranti a bordo. Perché, dopo l’ennesimo naufragio, il mare ha restituito solo i cadaveri di queste giovanissime donne? Davvero sono morte perché fisicamente più deboli, come ipotizzano alcuni, oppure è successo anche altro, prima se non addirittura durante la traversata finita in tragedia? Se lo sta chiedendo la Procura di Salerno che non esclude, non ancora almeno, che queste ragazze possano aver subito abusi e violenze. E forse non hanno smesso di domandarselo i sopravvissuti che toccano terra, stravolti, al molo 3 gennaio di Salerno.
Sbarcano in 375, provenienti quasi tutti dall’Africa Subshariana. La nave militare spagnola Cantabria, impegnata nel dispositivo Eunavformed li ha soccorsi e condotti in Italia. Ad attenderli, trovano il personale della Croce Rossa e il servizio coordinato dal prefetto Malfi con il questore Pasquale Errico. La tragedia riaccende le polemiche di casa nostra, con il ministro dell’Interno, Marco Minniti che difende la linea del Viminale: «Abbiamo lavorato sul governo dei flussi, che nell’ultimo anno sono diminuiti del 30,13 per cento. La strategia che abbiamo messo in campo è esattamente il contrario dell’emergenza». La presidente della Camera, Laura Boldrini, avverte: «Il flusso non si arresterà fino a quando il problema non sarà risolto all’origine, creando condizioni di vita dignitose nei paesi dai quali si continua a fuggire».
Quello che si conclude a Salerno è un viaggio del dolore, e non solo perché la stessa imbarcazione accompagna chi ce l’ha fatta accanto alle 26 ragazze che il mare, invece, non ha risparmiato. Ognuna di queste persone porta con sé il peso di un dramma da sopportare e l’incognita di un futuro da costruire. Come la madre avvolta in una coperta che piange senza più lacrime e ripete solo, in francese: «Ho perso i miei tre figli». O come la cittadina libica che, in arabo, racconta in maniera confusa a uno dei mediatori culturali: «Accanto a noi c’era un altro barcone pieno di somali. Sono morti tutti». Dalla Cantabria scendono 90 donne, 8 sono incinte. I minori sono 52, 21 hanno meno di 9 anni. Un neonato ha appena una settimana di vita e i volontari fanno a gara per procurargli il latte e assistere la madre. I più piccoli stringono un orsacchiotto o un pelouche ricevuto in regalo dai soccorritori, primo gesto di umanità dopo tanta sofferenza. Quasi tutti provengono dall’Africa Subsahariana, alcuni arrivano dalla Libia, un piccolo gruppo è di nazionalità palestinese.
Mentre scende le scale della nave, un bimbo che non avrà sette anni, la bottiglietta d’acqua stretta al petto, sorride con un sorriso contagioso. La volontaria lo accarezza con un gesto semplice, pieno di umanità. Nello sguardo del bambino, sembra di rivedere il piccolo eroe de “La vita è bella”. A lui come agli altri, ora, bisognerà dare delle risposte. E scoprire la verità sulla strage delle ragazze nel Mediterraneo.