lunedì 6 novembre 2017

Repubblica 6.11.17
Il lato oscuro di Hollywood
di Paolo Di Paolo

«E QUANDO mi svegliai, lui era già tra le lenzuola, con una mano sulla mia bocca e l’altra che vagava un po’ dappertutto». Un’altra testimonianza sul caso Weinstein? No, il brano di un romanzo pubblicato esattamente trent’anni fa. Era il 1987: negli Stati Uniti (e anche da noi) usciva — postumo e incompiuto — un libro intitolato Preghiere esaudite. L’autore, Truman Capote, fra i talenti più straordinari della sua generazione, ci aveva lavorato, a più riprese, per decenni: una commedia nera dal vero. Il ritratto, fin troppo ravvicinato, della bella gente di Hollywood e di New York, «che poi tanto bella non è». Provate a sfogliarlo. Il copione di queste ore è già tutto lì. Capote descrive i “mostri” del jet set: li ha frequentati per anni, li conosce benissimo, è stato al centro di quel pianeta privilegiato. Ne conosce i difetti, le ombre, una per una. E le racconta con una spietatezza che — quando i primi capitoli vennero diffusi su rivista — pagò carissima. Stava svuotando il suo vaso di Pandora, e fu perciò letteralmente emarginato.
La forza di questo libro ansioso e maligno sta nell’ambiguità che riesce a restituire. Nessun rapporto umano è semplice, dice Capote, nessuno; e può dirlo perché è uno scrittore, perché la libertà più autentica del romanzo è quella che permette di sottrarsi a ogni semplificazione. Se entra a capofitto nello squallore, non è per giudicarlo, anche quando così sembra, ma per provare a capirlo; per farsi fino in fondo tutte le domande. C’è il vecchio sessuomane e c’è la donna che se lo ritrova nel letto. C’è l’arrivista con sangue freddo di lucertola, al maschile e al femminile. C’è il potente che armeggia con la patta e c’è la sua vittima. C’è l’arrampicatore sociale intelligentissimo e corazzato di cinismo, c’è quello che a tanto cinismo non resiste e molla tutto. Massaggiatori più o meno improvvisati, e pesci-pilota che sanno come sfruttare la propria bellezza, e «ragazze arrivate parecchio in alto», di cui tutti pensano male. Il quadro non è tanto diverso, se ridotto all’osso, da ciò che mostra dell’umanità un romanzo di Balzac pescato a caso. Segno che l’umanità non cambia tanto facilmente. Non cambia mai.
Non dico che rileggere Preghiere
esaudite nei giorni di questa valanga mediatica risulti illuminante. Però può offrire qualche spunto utile a guardare con più lucidità alla «gigantesca soap opera» quotidiana fatta di accuse, talvolta di illazioni, di difese goffe e il più delle volte inaccettabili.
Quando Lea Melandri, una grande protagonista del movimento delle donne, invitava — in un’intervista a Simonetta Fiori pubblicata qualche giorno fa su questo giornale — a riflettere «sulla complessità e sull’ambiguità del rapporto tra uomini e donne», non ha certo sminuito la gravità delle accuse. Nel «terreno delicatissimo» in cui ogni obiezione può essere scambiata per complicità con l’orco, evitare le semplificazioni è tutt’altro che semplice. Non a caso, Melandri usa appunto due termini precisi: complessità e ambiguità.
Ecco: della relazione fra uomini e donne, o fra umani in generale, «relazione che intreccia perversamente vita privata, violenza e potere » (ancora parole di Melandri), le pagine di Capote offrono un’immagine impressionante. Uno sguardo moralista la definirebbe desolante. Uno sguardo lucido la definisce crudamente realistica. Tanto più se lo scrittore americano si avventura in una riflessione su come funzionano i rapporti umani quando «il primo interesse è l’uso che puoi farne». Il principio dello sfruttamento reciproco («sesso, protezione, appagamento dell’ego») — sostiene Capote — «è banale, è umano». Poi aggiunge: «Tra questo e l’autentico “utilizzo” di un’altra persona c’è la stessa differenza che passa tra i funghi commestibili e quelli che uccidono». Il ragionamento sibillino complica la prospettiva, e questo è comunque un bene. Perché avvelenare tutti i funghi — in una voyeuristica e penosa confusione “social” — non serve a nessuno. Tanto meno alle vittime degli abusi di potere, delle molestie sessuali, di qualunque schifosa e ingiustificabile prepotenza, il più delle volte dovuta a mano maschile. Vale per Hollywood, e vale per indirizzi infinitamente meno scintillanti. Dove ogni giorno si consumano violenze pesantissime su chi non presume di avere voce per denunciarle. E spesso, nemmeno fa in tempo.