La Stampa 6.11.17
Don Giovanni non è più quello di una volta
Da
Tirso de Molina a Mozart, da Molière a Marinetti in un’antologia il
mistero del Grande Seduttore Così diverso dai molestatori seriali di
questi giorni
di Elena Loewenthal
Il momento è
più delicato che mai, per sollevare l’argomento. Ma proprio per questo
non si può negare che capiti a proposito. Di questi giorni fare il nome
di Don Giovanni evoca all’istante orchi panciuti e potenti dello star
system affetti da irrefrenabili esuberi ormonali. Ma tra l’eroe
mozartiano (e non solo!), conquistatore di femmine per antonomasia, e la
pletora di molestatori seriali di cui ultimamente si sono riempite le
pagine dei giornali corre una enorme distanza. Se non altro perché uno è
un eroe, e l’altro no.
In questo gioco di affinità (pochissime) e
contrasti (molti) è decisamente puntuale la ricca antologia Sulle orme
di Don Giovanni che Guido Davico Bonino ha curato per Nino Aragno
Editore: quasi 500 pagine per un viaggio vario e appassionante nella
figura del maschio più impenitente di tutti, da Tirso de Molina
(1579-1648) a Odon von Horvath (1901-1936), attraverso libretti d’opera,
commedie, elegie, racconti, ritratti, echi. «Com’è possibile definire
Don Giovanni, un personaggio di pura invenzione, che nonostante ciò ha
affascinato drammaturghi, librettisti, narratori dal Seicento al
Duemila, per circa quattro secoli?», si domanda la Premessa dello
studioso. E davvero gli ingredienti di questo enigma tutto letterario
sono tanti, almeno quante le diverse risposte che affiorano dalle
pagine. Chi, cos’è Don Giovanni? Un «ribelle», «profano dell’esistenza…
come non sopporta di sentirsi vincolato da un’affettività reciproca ed
esclusiva, così non tollera di doversi mostrare rispettoso verso
un’Entità superiore», e diventa scandaloso.
Personaggio complesso
Ma
forse lo scandalo vero di Don Giovanni è la sua complessità, così come
l’hanno dipinta in tantissimi - dall’indimenticabile libretto di Lorenzo
Da Ponte per Mozart a Baudelaire, da Goldoni a Balzac, da Dumas a
Puskin a Flaubert, da Molière a Byron, per arrivare a Rilke, Pirandello e
Marinetti con il suo (attuale? Eccome!) prontuario del 1917 Come si
seducono le donne: «Eccellente terreno di conversazione per un uomo
ardito e intuitivo è l’elogio sfacciato, senza mezzi termini, del corpo
della donna e della sua eleganza». Una complessità così diversa da
quella dello sciupafemmine di oggi, che sia un calciatore o un
produttore cinematografico. Una complessità che evoca simpatia e orrore,
che spiazza perché non la capisci mai fino in fondo. E che in fondo, ma
che la cosa resti tra noi donne, incuriosisce.
Il vasto
repertorio di testi, che appartengono a mondi, lingue ed epoche diverse,
tiene fede soprattutto a queste mirabile varietà, cioè alla complessità
di Don Giovanni. Anche alle sue contraddizioni, di cui forse la più
stridente sta proprio nel confronto fra lo spensierato «Madamina, il
catalogo è questo» e lo spettro del Convitato di Pietra. Resta, su
tutto, il mistero di che cosa abbia in testa e nel cuore quest’uomo,
resta il dubbio che sia più quello che tace di quello che dice, più
quello che vorrebbe fare di quello che fa. Ma alla fin fine dietro il
dubbio se ne insinua un altro, che è quasi una certezza: forse il vero
mistero non è lui, Don Giovanni, ma quello che egli ha inseguito invano
per tutta la vita, di opera in sonetto, di racconto in elegia, senza mai
capire. Come dice la Bibbia: «Tre cose io trovo mirabili, anzi quattro,
che mai conoscerò: la via dell’aquila addentro il cielo, la via del
serpente sopra la rupe, la via della nave nel cuore del mare, la via di
un uomo in corpo di donna».
Perché il vero Don Giovanni, e cioè
quello della letteratura e non la sua squallida riproduzione nella
realtà di Hollywood, è in bilico tra la lussuria e la tragedia. Seduce
le donne ma subisce la vendetta del destino - o punizione del cielo a
che dir si voglia. È gaudente ma dannato. Proprio come quel Casanova che
compare anch’egli in questa antologia, da sé stesso immortalato mentre
si svergina sedicenne sverginando dolcemente eppure fermamente due
sedicenni.
Creatura inafferrabile
Perché nella storia di Don
Giovanni c’è il Grande Seduttore ma ci sono anche tanti altri
protagonisti: le donne sedotte, quelle gelose, quelle (poche) che non
cedono. I servitori e le spalle. Il Convitato di Pietra che sigla la
condanna. C’è la fame insaziabile ma anche lo scherno, la sfida alle
convenzioni ma anche ai sentimenti propri e altrui: «D’irato amante i
giuramenti audaci Giove non ode, e van dispersi al vento. Nei miei vezzi
confido. Armi sono queste rade volte infelici». C’è che Don Giovanni ti
chiama inevitabilmente in gioco: se sei uomo perché prendi le misure
della distanza che ti separa da lui. Se sei donna perché ti domandi
quali armi avresti sfoderato per resistergli. Se mai…
Perché il
vero Don Giovanni, quello cioè della letteratura, sa fin dall’inizio di
andare incontro alla disfatta, «salendo a lenti passi lo scalone del
palazzo» nel libretto mozartiano. È una creatura inafferrabile che non
cogli mai del tutto, come ben evidenzia la varietà di tratti
nell’antologia. Ad esempio: cosa pensa veramente delle donne? Gli
piacciono davvero o sono soltanto lo strumento per dire di sì alla
propria autostima, al proprio orgoglio, agli impulsi? «Il piacere
massimo che infatti provo è d’ingannare una donna e lasciarla senza
onore», gli fa dire Tirso de Molina. «Signor nacqui di carne, non di
ferro o di sasso. Amo donna, egli è vero; e perché cavagliero lorica al
petto porta, e stocco al fianco? Ciò di fare ei sol brama, per la Fe’,
per la Patria, e per la Dama», fa eco il Don Giovanni di Giovan Battista
Andreini (1576-1654). E ancora: gli piacciono proprio tutte, come a
Liolà di Pirandello, o soltanto quelle belle? Quando si avvicina a una
donna, Don Giovanni la giudica anche? In sostanza, è un amante o
soltanto un seduttore? Non lo sapremo mai, a meno che non ci capiti o ci
sia capitato di trovarsi fra le sue braccia.