Repubblica 4.11.17
Paolo Veronesi, presidente della Fondazione
“Con la comunicazione ricostruiamo la fiducia nel metodo scientifico”
di Fabrizio Filosa
Nell’epoca
della post-verità chiunque, e non solo sul web, può permettersi di
contestare dal basso della sua ignoranza anche incontrovertibili verità
scientifiche. Che cosa può fare la scienza per fornire alle persone gli
strumenti per distinguere verità e false notizie? Lo abbiamo chiesto a
Paolo Veronesi, presidente della Fondazione Umberto Veronesi, alla
vigilia della conferenza Science for Peace.
C’è un reale pericolo
per la salute pubblica nell’era della post-verità? Per esempio il
rifiuto di far vaccinare i bambini può causare epidemie?
«Non amo
parlare di pericoli e di allarmi. Preferisco parlare di una realtà che
cambia in fretta e con la quale dobbiamo imparare a confrontarci. Le
informazioni corrono e sono accessibili a tutti e questo, anche in tema
di salute, è soprattutto un’opportunità. Penso alle campagne di
prevenzione per la diagnosi precoce di alcuni tumori, ad esempio. Ma
tutto dipende dalla qualità delle informazioni. Le fake news possono
portare conseguenze anche gravi per chi deve, per esempio, decidere come
meglio proteggere la salute di un figlio. In medicina le false credenze
e la disinformazione sono sempre esistite, così come la diffidenza
verso i vaccini. Ma è innegabile che i social media e, più in generale,
internet abbiano impresso un’accelerazione impressionante. La stragrande
maggioranza delle famiglie vede le vaccinazioni per quello che sono: un
diritto, una straordinaria opportunità prima che un obbligo. Ma in
tanti hanno perso fiducia nelle istituzioni sanitarie, nei medici, nella
ricerca, nel metodo scientifico. Bisogna ripartire da qui: da
educazione, conoscenza e capacità di comunicare».
Come riesce la Fondazione di cui è presidente a diffondere la corretta informazione scientifica?
«L’appuntamento
di Science for Peace di quest’anno è una tappa di un percorso iniziato
anni fa. Nel solco tracciato da mio padre Umberto, consideriamo la
corretta informazione un pilastro della salute dell’individuo e della
comunità. L’impegno è di portare la scienza fuori dai laboratori e dagli
ospedali: abbiamo sviluppato sul sito un magazine che in pochi anni è
cresciuto in maniera sorprendente. Pubblichiamo collane di quaderni e
manuali scaricabili gratuitamente online, per rispondere alle domande
più comuni sui temi d’attualità e sui grandi argomenti di salute.
Promuoviamo incontri nelle città, nelle piazze e nelle scuole
(prossimamente anche con progetti di educazione anti-bufale). Ci
mettiamo a disposizione della grande informazione, collaborando con chi,
come noi, è convinto che l’informazione chiara e corretta fa bene alla
salute».
Sul piano della ricerca medico-scientifica, quali sono i progetti più avanzati che state portando avanti?
«Tutta
la ricerca sulle principali malattie del nostro tempo - penso ai
tumori, ma anche alle malattie cardiovascolari e a quelle
neurodegenerative - sta cambiando profondamente. Genomica, medicina
personalizzata, immunoterapia, chirurgia e farmacologia di precisione:
ciò che sino a pochi anni fa sembrava fantascienza è già parte della
pratica medica. Con questo orizzonte dal 2003 la Fondazione ha sostenuto
1.200 scienziati in oltre 127 istituti di ricerca in Italia e
all’estero».