Corriere 4.11.17
«Ironie sulla sinistra nel nostro film»
Il Terzo Segreto di Satira, dal web al grande schermo con «Si muore tutti democristiani»
di Stefania Ulivi
ROMA
Solo uno dei loro, Andrea Fadenti, è nato nello stesso anno del titolo
del quotidiano Il manifesto che hanno preso in prestito per il loro
lungometraggio d’esordio, passato ieri a Alice nella città per Panorama
Italia. «Non moriremo democristiani» recitava a caratteri cubitali la
prima pagina del giornale del 28 giugno 1983. E Si muore tutti
democristiani risponde più di tre decenni dopo Il terzo segreto di
Satira. Ovvero il collettivo milanese di videomaker — Davide Rossi
(1988), Andrea Mazzarella (1986), Pietro Belfiore (1986), Davide
Bonacina (1985) e appunto Andrea Fadenti —, insieme registi,
sceneggiatori, montatori.
«Meglio fare le cose pulite con i soldi
sporchi, o cose sporche con i soldi puliti?», è il dubbio che guida i
tre protagonisti, gli amici Stefano (Marco Ripoldi), Fabrizio
(Massimiliano Liozzi) e Enrico (Walter Leonardi), creativi ricchi di
sogni e ideali ma a corto di guadagni. Con quelli ottenuti facendo i
filmini ai matrimoni si finanziano i documentari a tema sociale con cui
sperano un giorno di poter vivere. Fino a quando una proposta che non
possono rifiutare (una serie di doc per la onlus Africando dal
management piuttosto spregiudicato) ne mette in crisi le certezze. E
anche l’amicizia. Involontari ma perfetti rappresentanti di una
generazione costretta a rimandare scelte e gratificazioni. Che ancora
rimpiange l’Erasmus concluso dieci anni prima, che vede vacillare le
convinzioni ideologiche («Sono di sinistra perché sono andato al liceo.
Avessi fatto l’Itis, magari sarei fascio e farei il tassista come mio
cugino»).
Prodotto da Ibc con Raimovie, uscirà nelle sale in
primavera. «La storia nasce da spunti autobiografici, ci era arrivata
una proposta simile che ci aveva fatto discutere. Nella vita di tutti i
giorni ti trovi spesso a dover conciliare i tuoi ideali con le durezze
della vita». Nessun dubbio sulla strutta della commedia. «L’idea base
era fare un film vero, che non fosse a sketch, per poter arrivare anche a
un pubblico che non ci conosce», spiegano. Il loro pubblico li segue
dal 2011, l’anno in cui hanno aperto il seguitissimo canale YouTube. Con
il video «Il Favoloso mondo di Pisapie» sulle note di Nostalgia
canaglia hanno fatto il botto, da allora si sono presi la briga di fare
con feroce costanza le pulci alla sinistra con incursioni in tv (
Ballarò , Report , Piazzapulita ) e la serie «Biografie imbarazzanti». E
i video: «Primarie senza frontiere», «Berlusconiani anonimi». L’ultimo
in ordine di arrivo è «Il manuale di Gentiloni». Una satira la loro,
rivolta più che ai politici agli elettori. E anche il democristiano del
titolo di ideologico ha ben poco. Piuttosto un modo di essere,
inconfessabile. «Si tende un po’ tutti a convergere verso il centro. È
una fase della vita che prima poi arriva, non è detto che non si riesca a
ribaltarla».
Una fase che Il terzo segreto esorcizza guardandosi
allo specchio. E pescando, in compagnia di guest star , dal proprio
pantheon: il sindacato (insieme a Paolo Rossi e Lucia Vasini), l’impegno
per il G8 o per il volontariato (con Francesco Mandelli),
l’informazione (con Lilli Gruber e Peter Gomez), la paternità
consapevole (con Valentina Lodovini). E ironizzando anche su quella
Milano di cui da anni raccontano, benissimo, i vizi e i vezzi.