Repubblica 25.11.17
L’ultimo messaggio dei boss “A Ostia comandiamo noi”
Dall’aggressione al giornalista Rai all’agguato notturno in una pizzeria davanti a decine di testimoni
di Federica Angeli
ROMA
Tre settimane di riflettori, promesse dello Stato, cortei a testa alta e
inchieste giornalistiche. Tre settimane spazzate via dagli spari in una
pizzeria del centro sotto gli occhi di decine di testimoni. Un agguato
plateale, in pieno stile mafioso, un messaggio chiaro alle forze
dell’ordine e a chi vive da quelle parti: « A Ostia comandano i clan,
qui comandiamo noi».
E’ solo l’ultima sfida: dalla testata che ha
fratturato il naso al cronista di Nemo ai due gambizzati dell’altra
sera, la mafia a Ostia rilancia e non arretra di un passo. A raccontarlo
sono proprio le cronache degli ultimi giorni che, tutte insieme,
portano ad un’unica, desolante verità: la criminalità che da anni si è
presa il X Municipio, il mare di Roma, non ha nessuna intenzione di
cedere alla legalità. I segnali sono inequivocabili e, come ha osservato
il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone agli Stati Generali della
lotta alle mafie a Milano, « Ostia può servire come microcosmo di
osservazione per dire che non esiste più una mafia ma ne esistono tante:
lo ha capito il legislatore, lo ha capito la Cassazione e piano piano
lo capiremo tutti». Tutti, persino la stessa mafia di Ostia, che,
sfrontata, si autolegittima e nel braccio di ferro con lo Stato non teme
riflettori di tv e giornali, né le manette o la riprovazione sociale.
Così due sere fa l’ultimo clamoroso colpo in un locale in via delle
Canarie, la parte centrale di Ostia. Due uomini in sella a uno scooter
sono arrivati lì davanti alle 22, uno dei due è sceso impugnando una
pistola e ha aperto il fuoco prima contro il titolare del locale, Bruno
Alessandro, e poi contro il pizzaiolo Alessio Ferreri, il vero
destinatario dell’agguato.
Il 40enne, infatti, è nipote di
Terenzio Fasciani, fratello di don Carmine, boss al 41bis del clan più
potente del litorale, e dall’altro ramo, è nipote di Rosario Ferreri
legato ai boss mafiosi D’agati e Pippo Calò, lo storico cassiere di Cosa
Nostra. Il fratello del pizzaiolo, Fabrizio, detto Dentone, nel 2015
aveva pianificato un agguato identico a quello che ha provocato il
ferimento al gluteo e al polpaccio di Alessio, contro una persona che
voleva contendergli la gestione della droga su Ostia. Nel ridisegnare la
mappa criminale, per altri clan non c’era posto. E andava messo in
chiaro.
Dallo scorso maggio Fabrizio Ferretti è in carcere,
arrestato per traffico internazionale di stupefacenti insieme a Ottavio
Spada — il nipote di Roberto che ieri si è visto respingere la
scarcerazione dal Riesame e dunque resta nel carcere di massima
sicurezza di Tolmezzo — che lo aiutò a procurarsi una calibro 38, un
T-max e delle taniche di benzina per far sparire tutto dopo l’esecuzione
che aveva progettato. Proprio come ieri hanno fatto i due killer della
pizzeria che hanno bruciato lo scooter, ritrovato ieri mattina dalla
polizia. L’agguato di Fabrizio fallì solo grazie all’ascolto delle
intercettazioni e all’arresto di un suo scagnozzo da parte dei
carabinieri.
Una sfida a Fasciani e Spada, famiglie da sempre
alleate e una vendetta consumata a distanza di due anni quella di due
sere fa dunque. Gli arresti e le attenzioni stanno fiaccando i due clan e
la mala “rivale” dà il colpo di grazia per far capire che è pronta a
prendere il loro posto su quella piazza così strategica per business di
ogni sorta: dallo spaccio alla gestione di lidi a quella di ristoranti e
bar.Nessuna delle famiglie che comandano a Ostia ha paura di niente e
sono altri tre episodi a dimostrarlo. Episodi che lo stesso prefetto
Vulpiani, alla guida del municipio sciolto per mafia per due anni, ha
così interpretato: « è un segnale alla politica. Stanno chiaramente
dicendo: questo territorio è nostro». Il 3 novembre il rogo doloso di 30
cassonetti, il 4, la notte prima delle elezioni, un altro cassonetto a
fuoco proprio sotto il municipio e il 9 l’aggressione di Roberto Spada
al giornalista Daniele Piervincenzi e al suo cameraman a telecamere
accese. Ancora: il 16 novembre, nel corso di una manifestazione in
piazza che gridava “fuori la mafia di Ostia”, una troupe della 7 che
girava per piazza Gasparri, il quartier generale di Spada, si è
ritrovata con due ruote della macchina squarciate.
La neoeletta
Giuliana Di Pillo, minisindaca di Ostia, sembra rassegnata
all’escalation: « Da soli non ce la possiamo fare, c’è bisogno di un
lavoro di squadra e chiediamo aiuto a Minniti». Il mostro è più grande
di qualsiasi buona intenzione, sbandierata o sentita che sia.