il manifesto 25.11.17
La battaglia di Belfast contro la legge oscurantista sull’aborto
Irlanda
del Nord. L’interruzione di gravidanza è permessa solo a donne in grave
pericolo di vita e solo da quest’anno è stata data la possibilità di
usufruire gratuitamente del servizio offerto dal sistema sanitario
nazionale (Nhs) nel resto del Regno Unito
di Federica Simone
BELFAST
La manifestazione di Belfast per la giornata mondiale contro la
violenza sulle donne, organizzata dal Belfast Feminist Network, mette al
centro un tema che in Irlanda del Nord pesa più che altrove: l’accesso
all’aborto.
La legge nordirlandese sull’aborto, la più restrittiva
d’Europa, in vigore dal 1861 con qualche modifica, permette
l’interruzione di gravidanza solo a donne in grave pericolo di vita. Nel
2015 la corte suprema di Belfast ha dichiarato la legge una violazione
dei diritti delle donne, ma la sentenza è caduta nel vuoto. Da allora si
sono fatti pochissimi passi in avanti: solo da quest’anno le cittadine
nordirlandesi hanno la possibilità di usufruire gratuitamente dei
servizi d’interruzione volontaria di gravidanza offerti dal sistema
sanitario nazionale (Nhs) nel resto del Regno Unito, dove l’aborto è
legale dal 1967.
In un recente sondaggio condotto da Amnesty
International più del 70% della popolazione vorrebbe la
decriminalizzazione dell’aborto. Durante i vari governi sono stati
proposti diversi emendamenti che miravano a cambiare leggermente la
legge – per esempio permettere l’aborto a vittime di violenze e incesto
-, ma sono stati fortemente respinti dal Dup (partito conservatore,
unionista e protestante).
Secondo il Dipartimento della Salute
britannico, nel 2016, 724 donne si sono recate in Inghilterra per
sottoporsi a un aborto. Ma le cifre reali sono molto probabilmente più
grandi, perché il Dipartimento non ha i dati relativi alle procedure
condotte in Scozia o Galles. Secondo l’associazione Family Planning, le
cifre fino al 2016 sono sicuramente sbagliate, non solo per il dato
mancante su Scozia e Galles, ma anche perché molte donne hanno scelto di
recarsi in altri paesi europei dove la procedura è meno costosa o
perché comprano pillole abortive online, pratica punibile con il
carcere. Secondo la legge, ogni gravidanza (eccezion fatta per rari casi
dove la salute della donna è a rischio) deve essere portata a termine.
Questa
sera, durante la marcia, molte persone attraverseranno la città per
ricordare che nessuna donna dovrebbe soffrire alcun tipo di violenza, e
la criminalizzazione dell’aborto rientra nella definizione.