Repubblica 24.11.17
Intervista
Alexis Tsipras
“Non può decidere tutto Berlino meglio puntare su Macron”
di Alexia Kefalas
PARIGI
Alexis Tsipras, due anni e mezzo fa la Grecia ha rischiato di uscire
dall’eurozona. Il suo paese è da sette anni sotto la supervisione
finanziaria dell’Ue e del Fondo monetario internazionale. Pensa che,
come previsto, la Grecia sarà in grado di fare a meno di questo
programma di aiuti finanziari dalla prossima estate?
«La Grecia ha
pagato un tributo molto pesante per la crisi europea e il popolo greco
ha fatto grossi sacrifici negli ultimi sette anni. Ci sono stati errori
sia da parte greca sia da parte europea. Li abbiamo pagati a caro
prezzo. Alcuni pensavano che i greci dovessero essere puniti. Ma siamo
riusciti a evitare il peggio e avevano torto coloro che avevano
preparato questo scenario. Oggi, due anni dopo, torna la crescita: al 2%
nel 2017 e per il 2018 le previsioni sono al 2,5%. Abbiamo ridotto le
ingiustizie sociali. E stiamo lavorando con i partner europei e le forze
più vivaci della Grecia per far sì che questa “avventura” si chiuda
nell’agosto 2018. Per la prima volta, penso non sia più un sogno».
I creditori hanno promesso di fare un passo per alleggerire il debito, abissale, al 180% del Pil.
Si aspetta un sostegno speciale da Parigi su questo punto?
«L’Unione
europea e il Fondo monetario internazionale non sono sempre d’accordo,
ma riteniamo che prevarrà la buona volontà. Vogliamo una
ristrutturazione del debito, dobbiamo ridare fiducia agli investitori e
ai mercati».
Emmanuel Macron ha scelto Atene per pronunciare un
discorso importante sull’Europa, il 7 settembre scorso. Su che cosa
siete in disaccordo? Quel giorno, lei ha citato Marx.
«Emmanuel Macron e io abbiamo punti di partenza politici e ideologici diversi, ma condividiamo la stessa visione.
L’Europa
deve diventare più attraente per i giovani e proporre loro dei
progetti. Le istituzioni europee devono diventare più democratiche. Non
possiamo più prendere tutte le decisioni a porte chiuse. L’Europa non
può essere un forum per le discussioni di tecnocrati o leader politici
dove, alla fine, il più potente e convincente impone la sua decisione,
vale a dire, non ci nascondiamo, la Germania.
Abbiamo anche la
visione comune che l’Europa non può andare avanti con lo sciovinismo e
il nazionalismo. Dobbiamo al tempo stesso proteggere e condividere le
nostre sovranità.
Emmanuel Macron è un europeista convinto, siamo tutti europeisti convinti».
Lei
invita le imprese europee a investire in Grecia, ma nel frattempo si
insediano i cinesi, come il gruppo Cosco, che controlla il porto del
Pireo e guarda ai cantieri navali. A Parigi si parla di “fallimento
europeo” e di un “problema di sovranità” su questo. Che cosa risponde?
«La
natura ha orrore del vuoto. Mi spiego: negli ultimi anni, l’Europa ha
avuto come priorità quella di imporre ai greci una punizione, con
l’austerità. Ogni investimento era escluso. Per altri, la Grecia era
molto attraente e i cinesi hanno colto questa opportunità per investire.
Come sappiamo, chi si assume dei rischi può avere successo. Dopo sette
anni di crisi, gli investitori europei devono cogliere l’occasione di
tornare in Grecia. Le prospettive sono molto positive, abbiamo avviato
alcune riforme molto importanti in un tempo estremamente ridotto.
Nessun
altro paese nel continente ha fatto altrettanto. Sono convinto che gli
investimenti stranieri continueranno a tornare. Sono cresciuti del 160%
nel 2016 e del 170% nel primo semestre del 2017. Stiamo facendo tutto
questo per sradicare quel male che è la disoccupazione, il mio primo
nemico da battere».
Il numero di migranti che arrivano in Grecia dalla Turchia è di nuovo in aumento.
«Le
nostre isole hanno portato un fardello per tutta l’Europa. Questa crisi
dei rifugiati è stata la più grande dalla Seconda guerra mondiale.
L’accordo tra l’Unione europea e la Turchia è difficile ma necessario,
ha permesso di fermare l’orrore di queste morti quotidiane nel Mar Egeo.
Oggi, accogliamo più di 60mila rifugiati nella Grecia continentale, che
vivono in buone condizioni, con accesso all’assistenza sanitaria e alla
scuola. Ne sono fiero. La situazione nelle isole rimane difficile. Ci
sono troppi migranti e rifugiati e le procedure per le domande d’asilo
sono lunghe. Il problema dei rifugiati e dei migranti è un problema che
non possiamo risolvere da soli».
Traduzione di Luis Moriones