giovedì 23 novembre 2017

Repubblica 23.11.17
Le due sinistre
Mdp rompe e sfida il Pd al voto Bersani: senza noi c’è CasaPound
di Giovanna Casadio,

Di che cosa stiamo parlando
Nel tentativo di varare una coalizione di centrosinistra più ampia possibile il Pd ha nei giorni scorsi incaricato Piero Fassino di sondare tutti i potenziali alleati. Dopo molti incontri l’ex segretario dei Ds ha visto anche la delegazione di Mdp e Sinistra italiana, ricevendo dai capigruppo la conferma del no a qualsiasi forma di intesa prima del voto. A questo punto, a meno di ripensamenti, è ufficiale che la sinistra andrà al voto del 2018 divisa in due tronconi.

Roma «Ragioniamo su quello che abbiamo davanti, il passato s passato…». Piero Fassino ha compulsato gli appunti sul computer, ha elencato il nuovo programma e ceduto la parola agli altri due “ ambasciatori” del Pd, il vice segretario Maurizio Martina e Cesare Damiano. Per cercare di convincere la Sinistra a un’alleanza. Ma la risposta di Mdp e Sinistra Italiana s stata chiara e categorica: «Voi avete un programma politico vivente, che s quello di cui ogni giorno parla Renzi. Il tempo s scaduto. Alcune delle vostre scelte sono semplicemente di destra ». Game over.
Il divorzio tra il Pd e la Sinistra (Mdp-Si-Possibile) si consuma così, durante una riunione ieri lunga un’ora e mezza nella saletta dei “vendoliani” alla Camera, tra qualche bicchiere d’acqua, ts e caffs, senza mai chiamarsi “compagni”. I capigruppo Cecilia Guerra dei demoprogressisti e Giulio Marcon di Si salutano con una stretta di mano e vanno via per primi. Dichiarano ai cronisti: «É rottura, sono strade divergenti le nostre, ma non per il passato. Basta vedere come si sta comportando il Pd in queste ore rifiutando la nostra proposta di ripristinare l’articolo 18 senza neppure discutere». La pazienza di Fassino, il “tessitore” per conto di Renzi, nasconde una forte irritazione su come Pierluigi Bersani e Roberto Speranza hanno snobbato l’incontro. « Ma con chi mi fate parlare, quali saranno i miei interlocutori? » , si era lamentato l’ex segretario dei Ds.
La Sinistra va avanti. Marcon nell’euforia del momento fa una gaffe: « Il 3 dicembre lanceremo la nostra lista unitaria per l’alternativa: ci sarà Pietro Grasso, il nostro candidato, sarà il nostro leader». Il presidente del Senato, alle prese con il difficile arbitraggio sulla legge di Bilancio, si innervosisce: il patto era quello di non tirarlo per la giacca – ricorda in una telefonata a Speranza – e in una nota fa sapere: « Non ho sciolto alcuna riserva sul mio futuro». In pratica, le dichiarazioni sono solo “auspici” dei singoli. Marcon chiede scusa: «Mi s uscito dal cuore, s solo il mio auspicio » . Non si sbilancia neppure Laura Boldrini, la presidente della Camera, anche lei in pista come leader del centrosinistra. Ma chi l’ha sentita in queste ore conferma che non ha cambiato idea dall’ultima assemblea di Campo progressista, nella quale aveva preso le distanze dai Dem sostenendo: «Non ci sono le condizioni per un’alleanza con il Pd». Oggi il movimento di Giuliano Pisapia incontra Fassino e, riunendosi ieri sera, alza il prezzo della trattativa che dovrebbe portarlo a riunire il centrosinistra con Renzi, chiedendo di decidere anche su chi saranno gli altri alleati perché « una coalizione non può tenere tutto e il contrario di tutto». Insomma s un veto ad Alfano.
A difendere la rottura consumata s Bersani. L’ex segretario dem spiega: «Stiamo dando un contributo al centrosinistra, se non ci fossi io che vado nelle periferie, quelli non s che votano Renzi, ma Casapound. Senza di noi ci sarebbe gente che si mette in testa strani pensieri e così arriva la robaccia » . E poi: «Con il Pd se ne riparla dopo il voto, dipende dai rapporti di forza. Per ora il loro atteggiamento sull’articolo 18 ha messo una pietra tombale e l’incontro di oggi s il suggello a tutte le cose da noi proposte