Repubblica 22.11.17
L’anniversario
La morte di Jfk ecco le tracce di Kgb e mafia nei file desecretati
A
54 anni dall’uccisione del presidente più amato i documenti rivelano
nuovi dettagli. Come la frase di Ruby quel giorno: “Ci saranno fuochi
d’artificio”
di Alberto Flores d’Arcais,
NEW YORK
Quella mattina di 54 anni fa, due uomini erano in piedi all’angolo del
Postal Annex Building, un bianco palazzo di cinque piani tra Houston
Street e Commerce Street. Dall’altro lato della piazza Dealey, distante
solo un paio di blocchi, Harvin Lee Oswald era già salito con il suo
Carcano 91/ 38 ( il fucile usato dalla fanteria dell’esercito italiano)
fino al sesto piano del Texas School Book Depository, il magazzino da
cui, poco dopo, avrebbe sparato i colpi che misero fine alla vita di
John Fitzgerald Kennedy.
Uno dei due uomini era Jack Ruby,
l’ambiguo proprietario di night club che due giorni dopo avrebbe
assassinato a sua volta Oswald, sparandogli a bruciapelo nei sotterranei
della polizia di Dallas nonostante gli agenti di scorta. L’altro si
chiamava Bob Vanderslice, un uomo che bazzicava il mondo delle scommesse
clandestine e che era diventato un informatore del Irs ( Internal
Revenue Service), l’agenzia federale delle tasse.
« Ti piacerebbe
venire a guardare i fuochi d’artificio? » . Con queste parole Jack aveva
invitato Bob ad accompagnarlo in quella strada di Dallas dove sarebbe
passato il corteo del presidente Usa, parole curiose a rifletterci dopo
l’assassinio del secolo. Vanderslice se ne ricordò anni più tardi,
quando decise di raccontare tutto all’agente Irs con cui era in contatto
e promettendo di spifferare quello che sapeva anche al Fbi. Aggiunse,
per correttezza di cronaca, che «subito dopo la sparatoria» Ruby si
diresse velocemente « e senza fiatare » verso il palazzo del Dallas
Morning News, il quotidiano cittadino. Quando si rividero erano ambedue
in galera ( Ruby per l’omicidio Oswald, l’informatore per crimini
minori) ed ebbero modo di “ conoscersi meglio”. Fu forse allora che
Vanderslice decise che tutto sommato era meglio non raccontare nulla al
Fbi (cosa che fece).
La sua testimonianza fa parte di uno dei
10.744 documenti ( tutti provenienti dagli archivi Fbi) sull’assassinio
Kennedy, finora “classified” (secretati) e resi pubblici in blocco
venerdì scorso. Alcuni erano già in parte noti, 2.408 sono stati messi
online ancora con varie ‘censure’, 144 erano totalmente sconosciuti. Si
tratta di decine di migliaia di pagine, spesso copie (o anche copie di
copie), una buona parte non hanno alcuna attinenza alla morte di Jfk, la
maggioranza sono senza indizi e senza conclusioni, senza capo né coda,
quasi fossero state ammucchiate un po’ alla buona in attesa del lavoro
degli storici.
Non c’s sicuramente la smoking gun, la rivelazione a
sorpresa che avrebbe fatto felici i milioni di seguaci delle varie
teorie del complotto ( il 61 per cento degli americani s convinto che
Oswald non abbia agito da solo). Ci sono però diverse cose che non
tornano, che rendono quello che già si sapeva ( gli ambigui rapporti tra
il killer di Kennedy e i sovietici, il ruolo della Cia e della mafia
italo- americana) se possibile ancora più difficile da comprendere. E in
molti casi non s chiaro perché siano rimasti “top secret” per oltre
mezzo secolo. La posizione ufficiale di Cia e Fbi s che avrebbero messo
in pericolo la vita di molti agenti e avrebbero rivelato il modo di
operare delle agenzie di spionaggio Usa: ma nell’era del Russiagate e
della cyber- guerra, questo tipo di scuse appare un po’ debole.
Qualche
isolato ( ma prezioso) indizio in questi ultimi files si può però
trovare, ad esempio, sul ruolo dell’Unione Sovietica. Stando ai nuovi
documenti, al Bureau le ipotesi di un complotto per uccidere Jfk
iniziano a circolare già nel 1962, quando « un individuo che si definiva
autista polacco presso l’ambasciata dell’Urss » a Canberra, Australia,
si mette in contatto con agenti Usa rivelandogli che il Cremlino stava
finanziando un piano per assassinare il presidente Usa. La Cia non gli
dà molto credito. Ma con una telefonata anonima - ricevuta il 19 ottobre
1962 (oltre un anno prima dell’uccisione di Kennedy) - un uomo, che
viene «ritenuto la stessa persona», si rifà vivo. Richard Helms, che
diventerà direttore della Cia, scrive ( dopo l’assassinio di Dallas) un
memo indirizzato a James Lee Rankin ( il procuratore della commissione
Warren, incaricata di indagare sull’omicidio Kennedy) legando la
telefonata dell’autista polacco anche a quella ricevuta il 23 novembre
1963, immediatamente dopo la morte del presidente. Un uomo, che
sosteneva di essere lo stesso autore della telefonata del 1962, rivelava
ulteriori dettagli: una strana storia di « cinque sottomarini sovietici
che portavano truppe a Cuba e 100mila dollari pronti per uccidere Jfk »
. Piccoli pezzi di un grande puzzle che vede al centro il ruolo
dell’ambasciata sovietica a Città del Messico (dove Oswald trascorse
alcuni giorni prima di Dallas) e soprattutto quello di Yuriy Ivanovich
Moskalev, “ l’uomo misterioso” che entrava e usciva da quella ambasciata
e che nell’ottobre 1963 entrò ( sotto le mentite spoglie di scienziato)
negli Stati Uniti. Uomo del Kgb, che «somigliava molto » a ‘ Saul’ ( il
cui vero nome sarebbe Mario Tauler Sague), nato e cresciuto in Germania
Est e secondo diverse fonti indicato come l’uomo che diede a Oswald il
fucile di fanteria italiano Carcano 91/38. Mario Tauler Sague, secondo
altre fonti, faceva invece parte del gruppo contro- rivoluzionario La
Cruz che ( finanziato dalla Cia e con l’appoggio della Mafia italo-
americana) entrò a Cuba nell’estate del 1960 per tentare di assassinare
Fidel Castro.
Con questi intrecci tra sovietici, Cia, Mafia e
centinaia di informatori di ogni genere più o meno affidabili, i nuovi
documenti renderebbero la vita difficile anche a uno scrittore di spy-
story. Forse qualche elemento per capire di più si avrebbe dai files che
sono ancora in parte secretati: la resistenza di Cia e Fbi alla
definitiva pubblicazione non fa altro che alimentare nuove teorie dei
complottisti di ogni genere e qualche dubbio degli storici più seri.
Quando
questa mattina a Dallas il presidente della “ Nuova Frontiera” verrà
ricordato per la 54esima cerimonia, il mistero che circonda la sua morte
sarà lo stesso di sempre.