Repubblica 22.11.17
Camusso in piazza apripista di Mdp “Conta il lavoro nessuno scambio”
Il
2 dicembre manifestazione della Cgil, alla vigilia della convention di
bersaniani e Sinistra Italiana Landini: nemico comune l’egemonia del
mercato
di Roberto Mania
Roma Due dicembre,
piazza rossa. Piazza della Cgil, ma anche della nuova Cosa rossa che
nascerà il giorno dopo al Palaeur di Roma con l’incoronazione di Pietro
Grasso alla guida della lista della sinistra prodotto della fusione tra
Movimento democratico e progressista, Sinistra italiana e Possibile.
Prova semi muscolare per contarsi ma anche per mostrare le dimensioni
potenziali del movimento che vuole collocarsi a sinistra del Pd di
Renzi. « Ma noi non facciamo la sponda di alcun partito » , avverte
Susanna Camusso. E poi: « La Cgil è troppo grande per essere assimilata
al solo centrosinistra, figuriamoci a una sola formazione » . Comunque
si parte con le pensioni e i pensionati per arrivare al lavoro, al Jobs
act, alla precarietà, ai giovani. Sarà piazza del Popolo, però, non
piazza San Giovanni, storico luogo romano della adunate un tempo
oceaniche della sinistra che fu anche comunista o del sindacato social-
comunista. Tutto è cambiato, anche la direzione delle cinghie di
trasmissione. Non più partito- sindacato ma il contrario, perché — salvo
rare eccezioni — i partiti quando ci sono si sono alleggeriti, e quando
non ci sono si chiamano più vagamente movimenti o altro ancora,
personalizzati e senza radici identitarie e culturali. Assemblati
elettorali. Il sindacato ha retto: con la sua pesante struttura
burocratica, i suoi riti novecenteschi, il suo linguaggio, la sua
cultura, i suoi iscritti, tanti tra i pensionati e sempre meno tra gli
attivi. Questa volta è soprattutto il sindacato che serve alla politica.
Dunque
quella del due dicembre sarà una piazza a trazione Cgil, con Camusso in
testa, lei che fortemente e ripetutamente nega qualsiasi tentazione
politica. Certo è un ribaltamento per ragioni di rapporti di forza. E la
sinistra che nasce ha bisogno della Cgil, dopo l’autocritica pubblica
cui si sono sottoposti gli scissionisti del Pd rinnegando le scelte
fatte prima: dalla legge Fornero al Jobs Act fino alla Buona scuola.
Contraddizioni che in Cgil non sfuggono affatto. «Ma — dice Maurizio
Landini, segretario confederale di Corso d’Italia dopo aver coltivato da
leader della Fiom il progetto ( abortito) della Coalizione sociale —
quando incontri una persona non ti chiedi da dove viene ma dove va».
Andare insieme, allora. Cgil non più isolata. Almeno così sostiene
Guglielmo Epifani, oggi parlamentare di Mdp, ma predecessore di Camusso
al vertice della Cgil. E lui ha un ruolo importante nel collegamento tra
il sindacato e il partito nascente. Ed è lui che sta scrivendo il
programma elettorale per il nuovo partito. «In questi anni — spiega — la
Cgil ha sofferto di solitudine, in particolare quando Renzi ha irriso
alla concertazione. Oggi tra noi e la Cgil non c’è alcun coordinamento,
alcuna regia, alcun rapporto organico. C’è un asse politico che ha il
lavoro al centro». Ed è il lavoro che svolge la duplice funzione nella
nuova alleanza: diventa il collante dell’anti- renzismo e la ragione
identitaria del movimento nascente. Dice ancora Landini: «La Cgil non ha
bisogno di usare Mdp; ha bisogno che la cultura del lavoro e dei
diritti diventi egemone almeno a sinistra. Finora così non è stato.
Finora l’egemonia della cultura del mercato è prevalsa anche a sinistra,
senza alcuna rappresentanza politica riservata al lavoro. Quel che
serve, sul versante politico, non è la somma di quel che già esiste, una
sorta di testimonianza. Serve qualcosa di più ambizioso, qualcosa di
nuovo su cui far lievitare l’attenzione sul lavoro anche per riportare
al voto quel 50 per cento di italiani che ormai non lo fa più » . Che
poi possano essere voti per i post- Pd lo si vedrà. Intanto si propone
di ripristinare l’articolo 18, anche se il ddl sarà rinviato oggi
dall’Aula di Montecitorio alla Commissione e “ insabbiato”; di cambiare i
contratti a tempo determinato; di riformulare gli ammortizzatori
sociali e di introdurre la pensione di garanzia per i giovani. Il
programma della Cgil. Sostenuto, da una parte, con l’iniziativa senza
precedenti e molto politica di un referendum abrogativo (quello sui
voucher e sull’articolo 18) e poi, dall’altra, con la presentazione di
una proposta di legge per cambiare le regole del lavoro. La Cosa rossa
si sta adeguando. E nella Cosa rossa c’è anche quel Massimo D’Alema i
cui seguaci in Cgil sono sempre stati minoranza. Ma quando era a Palazzo
Chigi voleva fare come Tony Blair. Le cose sono cambiate.