Repubblica 21.11.17
Il retroscena.
Respinto il pressing di Prodi: il 3 dicembre l’assemblea della coalizione alternativa al Pd lo proclama leader
Per ora Grasso tira dritto prima il sì alla manovra poi in corsa per Mdp
di Liana Milella
ROMA.
Ha deciso di parlare solo quando si sentirà più libero rispetto al suo
ruolo istituzionale. Ma una cosa è certa, come si può cogliere nel suo
quartier generale al Senato, il progetto che si sta consolidando intorno
a Piero Grasso «va avanti e lui non ha dato alcun segno di cedimento».
Tutt’altro. Ma l’uomo è fatto così: prima finisce un lavoro, poi ne
comincia un altro, come quando ha lasciato la Procura nazionale
antimafia e la magistratura. Non aveva mai parlato di politica quando
aveva la toga addosso. Le stesse fonti assicurano che non parlerà di
politica e non esporrà i suoi programmi finché rimarrà aperta la
sessione di bilancio, passaggio cruciale per i conti del Paese.
Girano
molte voci e molti retroscena, lui legge e non interviene. L’ultima,
che nelle sue stanze viene giudicata «infondata e fatta girare ad arte»,
riguarda lo slittamento o addirittura l’annullamento dell’assemblea
costitutiva del nuovo soggetto politico -Mdp, Si, Possibile - prevista e
confermata per il 3 dicembre. Per Grasso, del resto, è difficile
immaginare un possibile rientro nel Pd, di cui non ha mai avuto la
tessera, anche come indipendente. Né tornerà indietro rispetto
all’affermazione di essere «un ragazzo di sinistra» salutata a Napoli da
un’ovazione dalla platea di Mdp. Pensa tuttora che sia difficile
immaginare una coalizione con quei pezzi di maggioranza, Alfano e i
centristi, che sui temi dei diritti, dalla cittadinanza al
biotestamento, frenano le leggi che sono fortemente sostenute dal Pd.
Grasso ripete oggi quello che aveva detto a Imola, applaudito anche lì,
alla festa nazionale del Pd: «Possiamo presentarci agli elettori
alleandoci con chi la pensa diversamente da noi su temi così
importanti?». Su questo fronte, fanno notare i suoi, diversamente da
Pisapia, non ha cambiato idea.
È questo il “paradosso” Grasso.
Come viene vissuto e descritto nelle sue stanze al Senato: quando era
nel Pd era più attaccato che difeso dal partito, vedi le polemiche del
segretario Renzi e del presidente Orfini che «gli rinfacciavano un
eccesso di indipendenza e i pareri critici sulla riforma costituzionale e
sulla legge elettorale». Gli stessi che ora lo cercano «per la sua
indipendenza e per fare l’indipendente nelle liste del Pd».
Tant’è.
In questi giorni Grasso è l’uomo politico che ha ricevuto più proposte,
richieste di appuntamenti e telefonate come quelle di Franceschini e di
Prodi, per citare le note, divenute pubbliche non per volere di Grasso,
che sui suoi contatti è di una riservatezza maniacale, quasi fosse
ancora quel magistrato che ai giornalisti ha concesso interviste per
capire i retroscena della mafia, ma ha sempre negato notizie riservate.
Tutto lascia ipotizzare, dicono i suoi, che il trend sia destinato a
crescere. Sarà non solo per la sua storia personale che «ne fa un
testimone vivente della lotta per la legalità», ma forse anche per i
sondaggi dei più importanti istituti di ricerca che lo collocano, come
guida del centrosinistra, al 17% per indice di popolarità appaiato al
segretario del Pd Renzi. Un altro paradosso, ragionano le fonti: stessa
percentuale per Grasso, che non rilascia interviste politiche da quasi
un anno, mentre Renzi è ogni giorno sui media. Ma quello che rende
Grasso così conteso è il sondaggio che vede, solo grazie alla sua
presenza, la lista unitaria Mdp, Possibile, Si, balzare in avanti
passando dal 6 a un potenziale11-12 per cento.
Quali sono i suoi
progetti futuri? Nei fatti è candidato a essere il leader di una
sinistra che grazie al suo profilo è pronta ad aprirsi a tutta l’area
cattolica e civica che non si riconosce nelle politiche renziane di
questi anni: non solo una “Cosa rossa” quindi, ma un soggetto molto più
ampio, attento a temi come la dignità e la salvaguardia del lavoro, la
lotta al precariato, la centralità della scuola e dei docenti, l’accesso
alle cure, la progressività fiscale, l’attenzione agli esclusi. Un
capitolo a parte merita l’immigrazione, dove le posizioni di Grasso sono
molto più vicine a quelle di Emma Bonino di quanto non lo siano quelle
tra la Bonino e il Pd. Proprio ieri Grasso, facevano notare i suoi, ha
ricevuto due delegazioni di firmatari di appelli per il diritto alla
cittadinanza e due scuole romane invitate dal senatore Luigi Manconi. Un
tema su cui Grasso interviene da anni, «fermo al Senato da mesi proprio
per i veti di quei centristi che saranno futuri alleati del Pd e
tornato alla ribalta solo ora come moneta di scambio con la sinistra».