Corriere 21.10.17
Grasso resiste agli appelli Avanti verso la lista unitaria
di Monica Guerzoni
Il
telefono di Pietro Grasso non smette di squillare. Da Fassino a Prodi, a
Franceschini, (quasi) tutti i big del centrosinistra hanno fatto un
tentativo. Ma per quanto i dem provino a blandirlo, l’ex magistrato
punta dritto al 3 dicembre. Quando, salvo colpi di scena, accetterà la
presidenza della lista unitaria. Per dimostrare che non vogliono il
«partitino dei rancorosi», Speranza, Fratoianni e Civati hanno scelto
l’ex Palaeur di Roma (Atlantico Live), dove si esibirono i Rolling
Stones e che può mettere a sedere 4.000 persone. Il pressing del Pd si
fa sempre più intenso. Dopo aver offerto al presidente del Senato un
seggio sicuro, gli emissari renziani gli hanno proposto un futuro da
riserva della Repubblica. Ma la seconda carica dello Stato non ha
cambiato idea rispetto alla «deriva imbarazzante del Pd» e dunque tira
dritto. Nessun cambio di rotta, a dispetto degli appelli dei «padri
nobili», dei moniti di chi gli chiede di dimettersi e dei consigli di
Renzi, che gli suggerisce di non intestarsi una storia non sua. Eppure,
l’attivismo di Prodi e la scelta di Pisapia di riavvicinarsi al Partito
democratico allarmano Mdp. Bersaniani e dalemiani temono che Grasso
possa sfilarsi, o quantomeno congelare la discesa in campo. «Se il
presidente c’è, è una ricchezza — avverte Peppino Caldarola, direttore
responsabile di ItalianiEuropei — S e non c’è, non possiamo perdere tre
mesi a inseguirlo come abbiamo fatto con Pisapia». Speranza assicura di
non temere sorprese: «C’è grande sintonia». E anche Civati descrive
Grasso come «molto convinto del percorso unitario». Ma se il presidente
non soffre il tentativo di staccare pezzetti di sinistra dal
rassemblement, maggiore disagio lo arreca il continuo paventare la
nascita di una «cosa rossa». Ecco perché Bersani vuole dare al progetto
una spruzzatina di cattolicesimo democratico e domani parteciperà a un
evento organizzato da Enzo Carra e Giorgio Merlo.