mercoledì 1 novembre 2017

Repubblica 1.11.17
Ma non è tutto uguale il film delle molestie
di Natalia Aspesi

ANTHONY Rapp non è la sola vittima del caso Kevin Spacey, ai cui tentativi di molestie, fanciullo coraggioso, riuscì a sfuggire: diciamo che, dopo 31 anni, anche lo stesso Spacey potrebbe essere cambiato, ravveduto: anche il carcere lo consente. Ma gli tolgono l’Emmy meritato dal suo lavoro e sospendono l’ultima serie di
House of Cards per quel tristo episodio o perché si è dichiarato omosessuale come tutti sapevano (e ha disinvoltamente abbracciato un brutto giovanotto in una puntata della serie, senza scandalo)? E non siamo vittime pure noi? Noi che saremo privati di una ennesima stagione di House of cards? Chi ci ricompenserà?
Pare che in realtà la decisione sia stata presa prima del brutto casino perché effettivamente la serie era ormai in affanno: ma certo i seguaci di Trump, campione etero di sconsiderata aggressività verso le donne, saranno contenti di legare la fine della fiction alle dichiarazioni del molestato, per gettare fango sul solito divo purtroppo democratico. Che ai tempi del disastro aveva 26 anni e non era nessuno, mentre il quattordicenne Rapp aveva già recitato in teatro e sarebbe poi entrato nel mondo del cinema ancora minorenne. Oggi a 46 anni, è un attore di buon livello: da poco più di un mese è il tenente Paul Stamets nella sesta stagione televisiva di Star Trek: Discovery, e chissà cosa gli ha fatto ricordare quel brutto antico episodio. Più coraggioso, o meno riservato di Spacey si è dichiarato da tempo «più queer che gay».
Comincia però ad esserci qualcosa di inquietante in questa improvvisa valanga femminile e maschile di denunce di molestie, abusi, assalti, violenze, stupri: se ne parla come di un unico orrore, mentre non è così: condannati tutti dalla legge, come è giusto, le molestie sono offesa, mancanza di rispetto, prevaricazione, disprezzo, da cui mi pare ci si possa sottrarre: lo stupro è un crimine che viola non solo il corpo ma il cuore e la personalità, che può distruggere una vita, che è imposto dalla forza fisica e non da uno scambio sia pure subito di dare e avere. Una mano sul sedere è un’odiosa villanata, ai miei tempi, noi sottomesse, si rideva del citrullo. E per esempio delle centinaia di confessioni e denunce contro uno dei milioni di sporcaccioni di più o meno potere, il solito Weinstein (ma quando aveva tempo per organizzare tanti bei film?) si è fatta gran confusione: chi ha subito violenza contro la propria volontà, chi ha accettato tanto non si sa mai anche solo il tentativo di una mano sotto le gonne?
Questa confusione, questo romanzaccio a puntate ambientato anche a Westminster, alla Bbc, persino nel mondo della moda (il fotografo Terry Richardson è accusato di mostrare troppo spesso e ovunque le sue pudenda), protagonisti celebrità di persecutori e di perseguitate, mette in ombra le violenze, gli stupri perpetrati da uomini qualsiasi su donne o ragazzi qualsiasi, da sconosciuti, amici, mariti, superiori, ecclesiastici; a punizione di una libertà vissuta come naturale dalle donne ma ancora difficile da accettare per alcuni uomini. E nel caso dei bambini? Non so che dire.
È anche probabile che ci siano maschi che dalla presenza femminile diffusa si sentano minacciati, non solo nella carriera, ma proprio nella loro virilità. E per esempio le donne americane rivendicano il loro diritto a vestirsi come vogliono nel luogo di lavoro: e viene in mente la deplorevole cancellazione delle donne negli uffici, quando decenni fa solo loro, naturalmente, dovevano indossare l’asessuato grembiule nero. Basta vedere su Netflix una serie come Suits che si svolge in un immenso studio di avvocati, dove le donne avvocate, assistenti, segretarie, non solo sono bellissime, ma abbigliate con abiti molto aderenti, scollature, tacchi altissimi da cui si innalzano gambe meravigliose, lunghi capelli sempre in movimento e un sedere che ondeggia lentamente: è una fiction e i tanti affascinanti colleghi troppo presi dal lavoro (circa 14 ore al giorno) neanche se ne accorgono. Ma nella realtà forse da queste meraviglie, anche cattive e vincenti, che per legge non solo non si possono sfiorare ma neppure dir loro che carina, devono sentirsi sfidati, immiseriti, puniti.