mercoledì 1 novembre 2017

La Stampa 1,11.17
Il fratello di Spacey: “Infanzia terribile, nostro padre era un nazista violento”
Nuove rivelazioni sul passato del premio Oscar accusato di molestie Netflix annuncia la sospensione della sesta serie di House of Cards
di Simona Siri

Nella Hollywood post Weinstein mantenere segreti è diventato un lusso che oggi in pochi possono permettersi, in futuro forse più nessuno. Bene o male non si sa, ma è evidente che a ogni scandalo oggi, diversamente da ieri, fanno seguito conseguenze che nulla hanno a che fare con le ipotetiche condanne penali. Weinstein è stato cacciato dall’Academy. Netflix ha annunciato ieri la sospensione della produzione della sesta stagione di House of Cards, che era in corso a Baltimora. In un comunicato ufficiale la compagnia si è detta «molto turbata» e ha affermato che sta valutando la situazione, prima di decidere se portare avanti quella che doveva essere l’ultima stagione della fortunata serie.
L’Old Vic il teatro londinese del quale Kevin Spacey è stato direttore artistico dal 2004 al 2015 si è detto costernato e ha istituito un indirizzo di mail confidenziale al quale i dipendenti possono scrivere per denunciare abusi sessuali e bullismo. The International Tv Academy in un comunicato ha fatto sapere che il previsto Emmy Founders Award che Spacey avrebbe dovuto ricevere il mese prossimo è stato cancellato. Al giorno due dello scandalo che ha travolto l’attore, accusato di avance sessuali nei confronti di un quattordicenne, più di 30 anni fa, ecco nuove rivelazioni. Il fratello maggiore Randall Fowler, in un’intervista al Sun, ribadisce le accuse al padre, descritto come un supermatista, un nazi collezionista di memorabilia di Hitler, negazionista dell’Olocausto. Soprattutto, uno che avrebbe regolarmente abusato del figlio maggiore e picchiato la sorella minore, Julie, andata via di casa a 18 anni.
In un’intervista pubblicata da Esquire nel 2002, Kevin Spacey lo descriveva invece così: «Un uomo della classe media, normale, nato a Casper, in Wyoming, molto amante dell’Inghilterra, con una passione per l’aristocrazia europea: gli piacevano le cose sofisticate come i libri rilegati in pelle, gli orologi preziosi, i gemelli».
Le accuse di Randall Fowler, autista di limousine e sosia di Rod Stewart, non sono del tutto nuove: aveva raccontato della terribile infanzia sua e del fratello Kevin già nel 2004. «In casa nostra c’erano le tenebre, era un assoluto orrore. La reazione di Kevin è stata quella di rifugiarsi in un mondo suo, diventando subdolo e privo di emozioni. Il cinema è stato la sua via di fuga». Dichiarazioni che all’epoca non erano state prese troppo seriamente, oggi assumono una luce diversa. In un’intervista pubblicata dal «Telegraph» lo stesso anno a domanda diretta sulle parole del fratello nei confronti del padre, Spacey rispondeva: «No comment». E dopo insistenze da parte dell’intervistatore: «Cosa dovrei fare? Raccontare a tutti i miei segreti più bui solo perché la gente vuole saperli?». «Le accuse sono serie: Kevin nega di essere mai stato abusato dal padre, ma comprende il dolore del fratello», aveva detto sempre nel 2004 il suo addetto stampa. Altri tempi. Nella nuova Hollywood per avere successo non basterà più il talento, occorrerà anche non nascondersi e comportarsi moralmente bene.