Repubblica 19.11.17
Argentina.
Ufficiale di marina, con lei nel sommergibile disperso nell’Atlantico altri 43 uomini. Sette Paesi insieme per le ricerche
Eliana, prima donna dell’Armada in trappola a 300 metri sotto il mare
di Daniele Mastrogiacomo
IL
SIMBOLO della tragedia che sta vivendo in queste ore l’Argentina è una
donna di 34 anni. Si chiama Eliana María Krawczyk. È un ingegnere ed è
l’unico ufficiale al femminile, la prima di tutto il Sudamerica, tra
l’equipaggio di 44 marinai presenti a bordo del San Juan, il sottomarino
della classe ARA scomparso dalla sera del 15 novembre nelle acque
meridionali dell’Atlantico. Una bella foto postata sul suo account di
Facebook la immortala mentre posa sorridente sotto la torretta di
comando, i capelli biondi raccolti sotto il basco blu dell’Armada, con
in mano la bandiera bianca-azzurra della sua Argentina.
Eliana non
è un semplice marinaio. È un alto ufficiale. È responsabile delle
operazioni a bordo, dei sistemi missilistici e degli attracchi. Ha
sempre amato navigare. Quando studiava ingegneria vide una pubblicità
della Marina militare che selezionava i nuovi aspiranti. Decise di
tentare la strada della Scuola navale. Ma fu nel 2008, durante una
visita a Mar del Plata dove avevano appena attraccato i primi tre
sottomarini della flotta argentina, che decise quale sarebbe stato il
suo futuro.
Era la prima donna che rompeva la tradizione tutta
maschile del Corpo più conservatore delle Forze Armate. Fino al 2012
sarebbe stata l’unica dell’intero Continente sudamericano.
Attorno
a Eliana e i suoi 43 compagni si stringe in queste ore tutta
l’Argentina. Le notizie non sono incoraggianti. Il San Juan è un
sommergibile fabbricato in Germania, con una propulsione elettrica
alimentata da 960 batterie. Per questo i tecnici della Marina argentina
sono convinti che il silenzio radio che si protrae da tre giorni sia
dovuto ad un guasto tecnico. Ma la voci e le tesi che stanno riempiendo
la rete suggeriscono scenari diversi. Come un incendio, forse il peggior
incidente che può capitare ad un sottomarino mentre naviga a 300 metri
di profondità: con le fiamme a bordo, senza più energia elettrica e
motori.
L’ultimo contatto radio risale a giovedì notte. In quel
momento il sommergibile si trovava a 420 miglia al largo di Puerto
Madryn, all’altezza della provincia di Chubut, in Patagonia. Aveva
lasciato il porto di Ushaia, nell’estremo sud dell’Argentina. Nelle
ultime 48 ore, unità aeree e navali hanno perlustrato l’80 per cento del
tratto di mare dove si presume possa trovarsi l’unità. Inutilmente. Il
ministro della Difesa, Oscar Aguad, ha interrotto il suo viaggio in
Canada ed è rientrato subito alla base di Mar del Plata. Stessa cosa ha
fatto il presidente Mauricio Macri.
È una corsa contro il tempo.
Sette Paesi hanno offerto il loro aiuto: Usa, Brasile, Cile, Perù,
Uruguay, Sudafrica e persino Gran Bretagna. Una solidarietà inaspettata.
L’Argentina non ha ancora dimenticato la tragica e per molti versi
assurda guerra per le Falkland-Malvinas del 1982. Solo dopo centinaia di
morti l’ex giunta militare guidata dal generale Gualtieri dovette
rassegnarsi alla sconfitta. Trentacinque anni dopo la Royal Navy, con un
aereo ricognitore, prova a ricucire una ferita ancora aperta.