domenica 19 novembre 2017

Il Fatto 19.11.17
Renzi riporta Pisapia a casa, Prodi vuole rompergli il Pd
Ulivi - Il professore torna a fare il mediatore per mettere all’angolo il segretario e fare un’alleanza con Mdp. Giuliano cambia di nuovo idea
di Wanda Marra

Prima di partire per gli Stati Uniti, il presidente ha avuto un lungo e cordiale colloquio con Matteo Renzi”. A sera, Romano Prodi ci tiene a rendere nota una telefonata con il segretario del Pd. L’intento è quello di dettare le sue condizioni per la coalizione, come dice una nota del suo ufficio stampa: “Non vi sarà nessuna lista intestata a Romano Prodi o all’Ulivo. La preoccupazione del Presidente Prodi è allargare e tenere insieme un campo largo di centro sinistra”. Quindi, nessun Pd forte con tante liste satelliti, che era l’operazione alla quale Renzi stava lavorando. Il Professore lavora per una lista forte che vada da Bonino a Pisapia. E anche per convincere Mdp a rientrare. A quel punto, il segretario sarebbe all’angolo.
Dopo una giornata lunga e confusa, l’uscita del Professore sembra soprattutto chiarire un punto: se la coalizione si fa è perché lui è in campo. In questa prospettiva, si capisce l’inedita determinazione di Giuliano Pisapia, che alla fine sceglie Renzi.
Ieri l’ex sindaco di Milano, accompagnato da Luigi Manconi aveva incontrato Piero Fassino, presente Maurizio Martina. Dopo mesi e mesi di tentennamenti, passi avanti e passi indietro, Pisapia sembra aver deciso. Nonostante si vada verso una coalizione con dentro anche Angelino Alfano. Una coabitazione che l’ex sindaco di Milano aveva sempre definito impossibile. Più delle parole, contano i segni. Prima di tutto, il “comunicato congiunto” che Pisapia e Fassino diramano alla fine dell’incontro. I due raccontano di aver “avviato un percorso politico e programmatico per una nuova stagione del centrosinistra”. E che “l’incontro è stato positivo”. Poi, le parole che servono soprattutto al leader di Campo progressista per rivendicare il risultato e nello stesso tempo poter continuare a tenere le mani avanti: “Il confronto proseguirà nei prossimi giorni con approfondimenti rigorosi e costruttivi, già a partire dall’iter parlamentare della legge di bilancio”.
Durante il colloquio, Pisapia ha ribadito la richiesta di “discontinuità”. Ma che vuol dire? Ha chiesto un impegno per approvare ius soli e biotestamento, oltre alla correzione della legge di bilancio in un’ottica più di sinistra. Cosa ha ottenuto? Da Fassino, sono arrivate rassicurazioni sulla “volontà politica” di andare incontro a queste richieste. Cosa vuol dire, è meno chiaro. L’intenzione è quella di provare ad andare fino in fondo sulla cittadinanza ai figli degli immigrati. Il governo metterà la fiducia, non è chiaro se ci sono i numeri. Molto meno deciso sarà il tentativo sul biotestamento: con la fiducia, M5s non lo vota e i numeri non ci sono; senza, i cattolici faranno ostruzionismo. Dal Pd si sarebbero avute anche rassicurazioni sull’introduzione del superticket e su alcune correzioni al Jobs act. In particolare, sul tema della sicurezza (esistono degli emendamenti alla legge di bilancio firmati da Titti De Salvo).
Il tema Angelino Alfano ieri, durante il colloquio, non è stato affrontato. Ma Pisapia si è spinto ugualmente in avanti. Alla convention di Giorgio Gori, candidato Pd alla Regione Lombardia, intervenendo dal palco, si gioca la carta Prodi: “Stamattina (ieri, ndr) mi ha chiamato il Professore per dirmi di andare avanti nel tentativo di unire il centrosinistra”. Mentre Furfaro dichiara: “Non possono esserci pezzi di destra nella coalizione di centrosinistra”. A quel punto, la giornata si complica. Alfano, temendo di essere scaricato telefonava a Lorenzo Guerini, il quale si affretta a dire che sta trattando con il centro e mantiene i contatti con il ministro degli Esteri. La lista di centro ci sarà. Campo progressista s’innervosisce. Ma è Prodi che aleggia nell’aria. Renzi ritarda una E-news già annunciata per le 19. Lui più che una coalizione stava mettendo in piedi un’operazione con una serie di liste satelliti. Verdi, Radicali, Idv, Democrazia solidale, centristi. “Cosa diamo in cambio a Pisapia? Il poco che si merita. Gli daremo qualche collegio”, commenta un renziano sprezzante. Quelli garantiti dovrebbero essere lo stesso Pisapia, Furfaro, Ciccio Ferrara e Bruno Tabacci, che dall’inizio ha spinto per l’accordo. Mentre Laura Boldrini pende più verso Mdp e Pietro Grasso. La “coalizione del far finta di niente”, la chiama il leader di Possibile, Pippo Civati. Ma la “benedizione” di Prodi (che venerdì ha parlato a lungo pure con Andrea Orlando) potrebbe cambiare il corso delle cose. Tanto è vero che la E News, quando arriva alle 21 e 10, non fa alcun cenno all’incontro con il Professore. Ma Renzi implicitamente accetta le condizioni del Professore: “La coalizione di centrosinistra alla quale stiamo lavorando – con il generoso contributo di tutti – dovrà garantire eguale dignità a tutti i componenti”