martedì 14 novembre 2017

Repubblica 14.11.17
La distanza tra i Radicali e il Viminale sull’immigrazione non ferma l’intesa. Il ministro “soddisfatto”. La lista si chiama “+Europa”, incerta la corsa di Emma
Il leader Pd stringe il patto con Bonino ma difende Minniti: “I risultati ci sono”
di Goffredo De Marchis

ROMA. La prima alleanza di Matteo Renzi è fatta: Emma Bonino correrà in coalizione con il Partito democratico. La sua lista si chiamerà “+ Europa” e non Forza Europa che ricorda altri partiti forzisti. Il Pd ha già preso degli impegni: ci penseranno i militanti dem a garantire la raccolta di firme necessarie (50 mila) a presentare un nuovo simbolo alle elezioni. I radicali invece devono strappare il via libera del partito all’intesa. Non dovrebbero esserci problemi. Nell’incontro di ieri hanno spiegato che l’accordo può essere fermato solo con il voto dei due terzi del loro organismo dirigente. E le distanze sulle politiche di Marco Minniti per l’immigrazione? Il ministro dell’Interno e Paolo Gentiloni sono usciti dalla direzione del Pd di ieri «soddisfatti». Renzi non ha messo in discussione l’azione del governo. L’alleanza con la Bonino non dovrebbe mettere in crisi questo equilibrio: i programmi saranno diversi così come prevede la legge elettorale, gli “europeisti” potranno seguire la loro linea sul fenomeno migratorio.
Nella sede di Largo del Nazareno, all’ora di pranzo, si riuniscono la delegazione del Pd e quella dei radicali. Da un parte Renzi, Maurizio Martina, Matteo Orfini e Lorenzo Guerini. Dall’altra, Bonino, il segretario dei Radicali Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova che alla lista europeista lavora da un anno. Per prudenza, e per rispettare la liturgia radicale, alla fine del vertice, si «parla di primo passo» e di «percorso avviato ». In realtà, l’accordo è chiuso. Adesso Renzi deve convincere l’ex commissaria europea a spendersi in prima persona. A candidarsi, insomma, in modo da trainare la sua lista e l’intera coalizione. «Per essere efficace — ha detto il segretario con un giro di parole — questa alleanza deve vedere in pista le migliori figure di cui dispone ». In fondo, è anche interesse di “+ Europa”, è stato il ragionamento del leader dem, condiviso sia da Della Vedova che da Magi. Bonino non ha sciolto la riserva, c’è ancora molto tempo. Come di tempo ce n’è per cominciare la trattativa sui collegi, sui posti sicuri in Parlamento.
Una trattativa che non può ancora entrare nel vivo per molti motivi. A cominciare dalla composizione della lista coalizzata. Potrebbe diventare qualcosa di più di una forza europeista e radicale. I socialisti di Riccardo Nencini e i Verdi di Angelo Bonelli puntano a un rassemblement laico e liberale. L’ipotesi di 10 seggi per i radicali per il momento è scritta sulla carta, un’indiscrezione che va verificata alla prova della vera presentazione delle liste. Nell’incontro si è parlato di immigrazione, delle differenze profonde tra il blocco deciso dall’esecutivo e l’allarme per le condizioni dei migranti fermati in Libia. Renzi ha spiegato la sua posizione: «La politica del governo ha dato i suoi frutti. Lo dimostrano i numeri. Poi, c’è la questione dell’Africa, dei diritti umani e non riguarda solo la Libia. Ma secondo me le due cose non sono alternative ». Non è la posizione di Bonino, ma non è stato nemmeno un elemento di rottura. Per questo alla fine della giornata Minniti non ha nascosto nè la sua soddisfazione nè la volontà di controllare, nei prossimi passaggi, che in nome dell’alleanza venga sconfessata la condotta governativa.
Su questo terreno il confronto è stato «franco» come lo ha definito Della Vedova. Magi e Bonino hanno chiesto conto delle misure per l’integrazione contenute nel pacchetto Minniti. «Che fine hanno fatto? ». E dello ius soli che sarebbe un tassello di integrazione. E un aiuto per l’abolizione della Bossi-Fini, battaglia radicale di questi giorni. Ma i punti di contrasto non hanno fatto saltare il tavolo. Il lavoro preparatorio di Martina e Guerini aveva già limato gli spigoli. Perché questo primo passo di Renzi è troppo importante. Deve dimostrare che il Pd ha un potere di attrazione ancora intatto, che è in grado di stare insieme. E che altri possono arrivare.