martedì 14 novembre 2017

il manifesto 14.11.17
E sul congresso di Napoli scoppia lo scontro al vertice nazionale del Pd
Il candidato di una parte degli ex Ds, Oddati, contesta la regolarità del voto. La ratifica rinviata a oggi. Il vicesegretario Martina, che chiedeva un rinvio delle urne, finisce nel mirino di Lotti, Guerini e Boschi
di Adriana Pollice

La notizia è che il Pd ieri non ce l’ha fatta ad arrivare alla ratifica del voto per l’elezione del segretario provinciale di Napoli. Tutto rimandato a oggi. Domenica si è votato tra le polemiche, il congresso è diventato una corsa a scansare le imboscate del gruppo degli ex Ds (l’eurodeputato Andrea Cozzolino, la deputata Valeria Valente, i consiglieri regionali Antonio Marciano, Gianluca Daniele, Enza Amato e Bruna Fiola) che, con la regia occulta del governatore campano Vincenzo De Luca, appoggiavano l’ex assessore della giunta Iervolino Nicola Oddati.
Quando hanno capito che non avrebbero vinto contro Massimo Costa (vicino ai gueriniani), hanno provato in tutti i modi a far saltare il voto: la conta finale, inevitabilmente, cristallizza i rapporti di forza condizionando anche le caselle per le prossime elezioni politiche. Così Oddati prima ha convocato due conferenze stampa per contestare la platea degli iscritti 2016, scordandosi che i suoi sostenitori l’avevano ratificata quando si era trattato di eleggere il segretario nazionale del Pd, poi ha fatto intervenire il vicesegretario nazionale: sabato notte Maurizio Martina ha inviato una mail al garante Alberto Losacco per chiedere di posticipare le urne di una settimana.
Una richiesta irrituale, che ha innescato la controffensiva degli ex Margherita e la battaglia si è spostata a Roma. Da un lato Martina e Matteo Orfini, con dietro lo schieramento degli ex Ds; dall’altro Luca Lotti (con la segretaria regionale e parlamentare Assunta Tartaglione, il consigliere regionale Mario Casillo, il parlamentare Massimiliano Manfredi) e Lorenzo Guerini (con il consigliere regionale Raffaele Topo) più la franceschiniana Teresa Armato, l’area Orlando con Marco Sarracino e l’area Pittella, tutti a sostegno di Costa.
Nella contesa è entrata anche Maria Elena Boschi, che sabato era a Ercolano alla festa del sindaco Ciro Bonajuto: la sottosegretaria alla Presidenza del consiglio si è attaccata al telefono per rintracciare Matteo Renzi, in giro sul treno di Direzione Italia, per bloccare Orfini e Martina. I toni si sono alzati al punto che Lotti e Guerini hanno minacciato di disertare la direzione nazionale di ieri e, con Boschi, hanno messo in discussione la poltrona del vicesegretario del partito. Domenica mattina, a urne già aperte, è intervenuto il responsabile nazionale Organizzazione, Andrea Rossi, che ha sconfessato Martina: «Le procedure congressuali si sono svolte regolarmente, si conferma che i congressi si svolgeranno».
Su 126 circoli, in 100 si è potuto votare. Sulla scheda tre nomi: Costa, Oddati e Tommaso Ederoclite, espressione di un gruppo di trenta-quarantenni riuniti nel Comitato 30. Nonostante Oddati abbia liquidato il voto come una «risibile conta di corrente», domenica sera i numeri dicevano: su una platea di circa 25.083 iscritti, sono stati 9.565 i votanti (ma Oddati ne conta 6.300). L’anno scorso alle primarie che hanno incoronato Renzi furono circa 11mila.
Ieri la discussione è proseguita nella capitale, dove sono arrivati Oddati, De Luca, Topo, Casillo e Tartaglione. Ederoclite ha scritto su Facebook: «Tutti a Roma, per chiedere chissà cosa affinché si plachi il caos generato da loro stessi. Ho sempre denunciato tutte le questioni irrisolte nel partito ma l’ho fatto parlando agli iscritti per iniziare un cambiamento. C’è chi ancora corre a Roma con la speranza che i suoi riferimenti nazionali intervengano, piegando le regole ai propri interessi. Io sono rimasto a Napoli, i miei riferimenti sono tutti qua».
Oddati annuncia battaglia: «Il ricorso è già pronto se dovesse essere fatta la proclamazione del voto, ma auspico che non vi sia alcuna proclamazione di un congresso palesemente irregolare. Chiediamo che venga rispettata la disposizione del vicesegretario Martina e che si voti domenica prossima». Mentre Matteo Renzi in direzione annunciava la candidatura alle prossime politiche a Napoli come capolista di Paolo Siani (fratello di Giancarlo, il cronista ucciso dalla camorra), gli ex Ds trattavano per far commissariare il provinciale in modo da bypassare il risultato delle urne (ipotesi gradita a De Luca).
La maggioranza che appoggia Costa è ferma sul riconoscimento del voto di domenica. Oggi dovrebbe arrivare la resa dei conti.