martedì 14 novembre 2017

Il Fatto 14.11.17
“Ma c’è anche il reato di violenza privata”
L’avvocata: “Parliamo in generale di molestie ambientali”
“Ma c’è anche il reato di violenza privata”
di Silvia D’Onghia

“La premessa è d’obbligo: non si parla di casi specifici”. L’avvocata Giulia Bongiorno difende da sempre i diritti delle donne e può aiutare a stabilire i confini giuridici degli scandali che stanno travolgendo il mondo del cinema, dagli Stati Uniti all’Italia.
Partiamo dalla fine: vedremo mai uno di questi casi arrivare in Tribunale?
Mi faccia fare una precisazione preliminare. Anni fa la giurisprudenza aveva coniato il concetto di corruzione ambientale: la prassi di dare mazzette era talmente radicata che non implicava la necessità da parte dei politici di scomodarsi e fare una richiesta.
Perché richiama questo concetto?
Credo che esista una molestia ambientale: tutti sanno che il criterio di selezione di un’artista non è basato sul merito. Il potente di turno si sente in diritto di ottenere prestazioni sessuali. Lo scambio sesso-carriera è fisiologico come lo era quello mazzetta-appalto ai tempi di Tangentopoli.
Il “così fan tutte” criminalizza le donne?
Ormai si dice: “Siccome queste donne si offrivano spontaneamente, dov’è il reato?”. In realtà il reato c’è perché la violenza è presente non soltanto se l’uomo prende d’assalto la vittima o se compie una penetrazione. Nel contesto attuale, anche se la donna accetta, il suo consenso è alterato dal fatto che deve scegliere, tra due mali, il minore: o accetta la proposta sessuale o viene esclusa. Non c’è libertà di autodeterminazione: quindi c’è una violenza. Se il consenso è viziato, non c’è consenso.
Ma esiste la possibilità di rifiutare le avances?
Se una proposta viene fatta a una donna che è già una star, si può sostenere che avrebbe potuto dire di no. Ma nei casi che abbiamo visto, non vedo alcuna capacità di contrasto da parte di queste giovani aspiranti attrici che si affacciano per la prima volta a questo mondo e pensano di non avere alternative (e forse davvero non ne hanno).
E se è la donna ad assumere l’iniziativa?
Non abbiamo una violenza, ma condotta molto simile alla prostituzione.
La violenza sessuale è un reato procedibile a querela entro sei mesi. Torniamo alla prima domanda: rimarranno denunce a mezzo stampa?
Bisogna analizzare caso per caso. Oltre alla violenza sessuale, le donne stanno ipotizzando anche altri reati: per esempio la violenza privata, procedibile d’ufficio, cioè in qualsiasi momento, anche se sono passati anni. Si configura quando la vittima ha dovuto subire o tollerare qualcosa che è stato imposto con violenza o minaccia anche implicita. La giurisprudenza ha individuato la violenza privata anche quando la donna è stata costretta ad assistere ad atti sessuali di autoerotismo senza che vi sia stato alcun contatto con genitali o zone erogene.
Altri reati?
Se alla donna viene limitata la libertà personale, se viene chiusa in una stanza, può configurarsi un sequestro di persona.
Cosa consiglia alle donne?
Cerchiamo di avere delle prove, che non devono essere necessariamente inconfutabili. La prova la fornisce anche un racconto autentico, coerente e logico. La dichiarazione della persona offesa è prova in un processo penale. Anche se il riscontro documentale è sicuramente superiore: consiglio alle donne di conservare tutti i messaggi sul telefono. Sempre parlando in generale.