Repubblica 14.10.17
Svolta sul naufragio dei bambini “A processo gli ufficiali italiani”
Il
gip nega l’archiviazione per la strage di migranti dell’11 ottobre 2013
Smentita la versione della Marina: “Non ordinò alla Libra
d’intervenire”
di Fabrizio Gatti
Tra le accuse l’omicidio colposo. Chieste ulteriori indagini per la comandante Pellegrino
268 I morti nel naufragio dell’11 ottobre 2013: 60 erano bambini in fuga dalla Siria
Catia
Pellegrino, all’epoca dei fatti comandante della Libra: il gip
Giorgianni ha chiesto nuove indagini sulle chiamate che avrebbe ricevuto
dal pilota maltese
SUL naufragio dei bambini c’erano
due verità. Quella riferita dalla Marina militare al Parlamento. E
quella dei papà sopravvissuti al massacro, raccontata nel film-inchiesta
“Un unico destino”, prodotto da Espresso e Repubblica con 42° Parallelo
e Sky. Ieri mattina il giudice per le indagini preliminari di Roma,
Giovanni Giorgianni, ha dimostrato che la versione consegnata dai
militari alla massima istituzione della Repubblica non è vera.
È
l’effetto più evidente della decisione del Tribunale, che ha respinto la
richiesta di archiviazione della Procura e accolto gran parte del
ricorso degli avvocati delle vittime, Alessandra Ballerini, Emiliano
Benzi e Arturo Salerni: le 268 persone annegate nel naufragio dell’11
ottobre 2013, tra cui sessanta bimbi in fuga dalla Siria, potevano e
dovevano essere salvate. Per questo il giudice ha stabilito
l’imputazione coatta, cioè la necessità di un processo, per due alti
ufficiali in servizio quel giorno e un supplemento di indagini per la
comandante di nave Libra, l’allora tenente di vascello Catia Pellegrino,
41 anni, famoso volto immagine della Marina. Omicidio colposo e
omissione d’atti d’ufficio, i reati contestati. Una decisione
inevitabile, che riaccende le preoccupazioni su quanto sta ora accadendo
in mare tra la Libia, Malta e l’Italia: le regole d’ingaggio sono
praticamente le stesse.
Sono passati quattro anni dal naufragio
dell’11 ottobre. Ma i muri di gomma costruiti intorno a quel pomeriggio
hanno rinviato a oggi la resa dei conti giudiziaria. La ministra della
Difesa, Roberta Pinotti, ha assicurato massima collaborazione e
trasparenza alle indagini. E così si è espresso l’attuale capo di Stato
maggiore della Marina, Valter Girardelli. Ma nella lunga catena di
comando fino al mare, non tutti i sottoposti condividono la linea.
Questa era infatti la versione ufficiale comunicata al Parlamento il 17
maggio scorso: «La Marina riferisce che, appena informata dalla centrale
operativa del comando generale del Corpo delle capitanerie di porto
delle attività di ricerca e soccorso in atto, a cura del centro di
coordinamento del soccorso marittimo maltese, ha disposto di propria
iniziativa che nave Libra, distante circa quindici miglia nautiche dal
natante in difficoltà, si dirigesse verso il punto segnalato».
Il
provvedimento del giudice Giorgianni depositato ieri, dopo l’udienza tra
le parti del 27 ottobre, dimostra una realtà molto diversa: dalle 16.22
di quel giorno la Marina militare e la Guardia costiera non solo non
hanno disposto ma hanno respinto le richieste telefoniche e via fax di
Malta che sollecitava l’impiego immediato del pattugliatore comandato da
Catia Pellegrino. La Libra era la nave più vicina: 15 miglia
corrispondono a meno di un’ora di navigazione. «È evidente », scrive il
gip, «come un ordine immediato di procedere alla massima velocità in
direzione del barcone dei migranti... emesso subito dopo la ricezione
del fax delle 16.22 avrebbe permesso a nave Libra di giungere sul punto
in cui si trovava il barcone con ogni probabilità anche prima del suo
ribaltamento o, in ogni caso, in un momento che avrebbe consentito di
contenere quanto più possibile le devastanti conseguenze». La Libra, pur
essendo a meno di venti miglia, è arrivata alle 18, ormai al tramonto:
cinquantatré minuti dopo il rovesciamento e 5 ore e 34 minuti dopo la
prima richiesta di soccorso. Nel frattempo, dei 480 passeggeri finiti in
acqua, 268 sono annegati.
L’ordine alla Procura perché formuli la
richiesta di rinvio a giudizio è stato disposto nei confronti
dell’allora comandante della centrale operativa della Squadra navale
della Marina, il capitano di fregata Luca Licciardi, 47 anni: è
l’ufficiale che si sente ordinare alla Libra di allontanarsi perché,
letterale, «non deve stare tra i coglioni quando arrivano le
motovedette» maltesi. Il secondo ufficiale per cui si chiede il processo
è il responsabile della sala operativa della Guardia costiera, il
capitano di vascello Leopoldo Manna, 56 anni: «Dopo la espressa
richiesta di utilizzo di nave Libra da parte di Malta, non emette
l’ordine di far intervenire la nave da guerra italiana». Supplemento
d’indagini per la comandante Pellegrino: il gip ordina alla Procura di
valutare le testimonianze dei piloti dell’aereo militare maltese che
avrebbero supplicato la Libra sul canale radio delle emergenze, senza
ottenere risposta. Accolta l’archiviazione per gli ufficiali della
Guardia costiera, Clarissa Torturo e Antonio Miniero, per il capitano di
fregata Nicola Giannotta, diretto sottoposto di Licciardi, e per
l’allora comandante in capo della Squadra navale, ammiraglio Filippo
Maria Foffi. Da adesso l’inchiesta ha un nuovo inizio.