Repubblica 13.11.17
Ágnes Heller.
Per la studiosa ungherese l’imponente corteo di sabato rappresenta un segnale importante. E molto negativo
“Questa Europa malata dove il passato torna a cercare vendetta”
di Andrea Tarquini
«IL
PASSATO torna tra noi, col volto della vendetta». Ágnes Heller, grande
voce dell’intelligentsia centroesteuropea, commenta così a caldo.
Sessantamila nazionalisti in piazza a Varsavia, che cosa ne dice?
«Sessantamila
persone in piazza gridando quegli slogan sono tante. Il patriottismo
diventa nazionalismo. Lo sfondo è un’Europa che appare malata ovunque o
quasi, e i partiti storici democratici sono in crisi».
Qual è stata la sua prima reazione ?
«Situazione
brutta, davvero. La Storia passata, ripeto, torna tra noi, irrompe nel
presente come vendetta. Insisto, sessantamila nazionalisti in piazza con
quegli slogan nel più grande paese del gruppo di Viségrad sono un
segnale grosso. E la contro dimostrazione era molto piccola. Stiamo
andando giù tutti, l’Europa appare malata».
Il dissenso nel Centro-est era multiculturale, oggi è una somma di nazionalismi. Perché?
«I
movimenti per la libertà, come molti decenni prima fu
l’Austria-Ungheria, erano uniti da momenti di passato comune. Il Centro-
est ha un passato diverso dal resto d’Europa: l’occupazione sovietica.
Il nazionalismo del gruppo di Viségrad viene da quel passato ».
Perché questo feeling comune di voglia di nazionalismo?
«Il
passato ha creato posizioni politiche diverse, interessi diversi,
terreno fertile per i populismi. Tutte le nazioni europee divennero
nazionaliste dopo la prima guerra mondiale, ma nell’Est non ci fu il
dopoguerra democratico. Abbiamo sottovalutato il pericolo: i trend
attuali nel gruppo di Viségrad possono essere per la Ue pericolosi come
fu per l’Ungheria il Trattato di Trianon che portò alla perdita di
vastissimi territori e a sviluppi nazionalisti ».
Sarà possibile tenere i paesi di Viségrad nella Ue?
«Dipende,
se la Ue saprà fare chiarezza sul concetto di valori europei. Furono
valori europei anche i totalitarismi, che non nacquero né in Africa né
in Asia. E occorre saper affrontare i conflitti tra centro e periferia
dell’Europa ».
Come far avanzare l´integrazione politica europea?
«L’integrazione
è importante, ma richiede coraggio come fecero Francia e Germania
superando secoli di ostilità. Dobbiamo affrontare le realtà storiche:
l’integrazione deve prendere in considerazione le ferite del passato in
quella parte d’Europa se vogliamo riconquistarla. Invece la Ue ha
commesso diversi errori verso quei paesi».
Perché la voglia d´identità nazionale assume simili volti?
«L’identità
nazionale conta per tutti i paesi europei, la questione è quale tipo di
identità nazionale emerge: è ben diverso se è sciovinista e fondata su
odii verso gli altri. Ecco il problema dei paesi di Viségrad: hanno
reagito così all’occupazione sovietica, ritengono ancora tutti
potenziali occupanti e ciò apre spazi a populismo e a piccoli despoti.
Dopo l´89 purtroppo le forze democratiche nel centro est non tennero
conto del peso del passato. Pensarono alla politica solo in termini
parlamentari, non nella sua dimensione di umori e interessi e bisogni
sociali e Memoria, ed ecco il risultato».
Perché nei paesi di Viségrad si respirano paure e odii verso i migranti anche quando i migranti sul posto non esistono?
«Gli
autocrati sono da tempo antioccidentali e vittimisti, da prima
dell’ondata di migranti. Basta evocare la paura di essere occupati da
altri, di vedere distrutta la nazione. Basta l’immagine del pericolo,
anche senza pericolo reale, con una propaganda efficace. Il terreno
fertile sono traumi e delusioni post- 1989. E un passato che aveva
distrutto la cultura borghese ed ebraica. Alcuni definiscono i migranti
pericolosi anche perché arrivano con molti bambini, è quasi da Notte dei
cristalli ».
La Ue può salvarsi dalla minaccia?
«L’Europa fa pensare a un malato di polmonite che può morire o guarire e rafforzarsi».