Repubblica 13.11.17
Stupri, violenze e rapimenti nel deserto la caccia ai rifugiati dei terribili Asma Boys
di Francesco Viviano
IL CASO. LE INDAGINI SU BANDE DI GIOVANI CRIMINALI LIBICI CHE SEQUESTRANO E DERUBANO CHI TENTA DI ARRIVARE IN EUROPA
SONO
il terrore delle migliaia di migranti che attraversano il deserto per
raggiungere la Libia nella speranza di partire per l’Italia. Attendono
le loro prede subito dopo i confini che da Gambia, Niger, Ciad e altri
paesi portano in Libia. Gli Asma Boys, giovani criminali libici protetti
dalle varie milizie, hanno allestito campi di prigionia in mezzo al
deserto nelle quali tengono in prigionia migliaia di migranti in attesa
del migliore offerente.
«Non hanno una struttura piramidale —
racconta un investigatore italiano — non fanno riferimento ad un solo
capo, ma sono collegati alle milizie alle quali pagano una sorta di
“tangente” sui loro guadagni. Oltre un migliaio di giovani che si sono
spartiti le zone nelle quali operare compiendo sequestri di massa. Gli
Asma Boys intercettano le carovane di disperati che oltrepassano i
confini con la Libia e li portano nelle loro prigioni, dei veri e propri
campi di concentramento».
Fonti d’intelligence che operano nel
territorio ma anche testimonianze di superstiti che sono riusciti a
fuggire e sopravvivere a quell’inferno, confermano che sarebbero oltre
25 mila i migranti rinchiusi nelle prigioni libiche, decine e decine
(oltre le trenta censite dalle ong e dai governi di Tobruk e Tripoli)
che sfuggono all’osservazione delle organizzazioni internazionali
umanitarie. Ed all’interno di quelle prigioni gli Asma Boys compiono
orrori indescrivibili sui loro “prigionieri” prima di venderli ad altre
bande e trafficanti di esseri umani, ad imprenditori agricoli libici che
li sfruttano anche per uno o due anni, senza pagarli.
È questo,
secondo chi indaga, il primo step dell’orrore dei migranti che fuggono
dai loro Paesi per raggiungere l’Europa. Ed è li che avvengono i primi
orrori. Le testimonianze di chi è sopravvissuto prima di essere
imbarcato verso l’Italia sono terrificanti. «Eravamo in balia di veri e
propri barbari, gente senza scrupoli», raccontano. «Ci chiedevano sempre
denaro, sempre denaro. Ero con mia moglie e mia figlia, ci hanno
chiesto di consegnare tutto quello che avevamo, ma non avevamo niente,
ci avevano già rubato tutto durante il viaggio. Poi hanno portato via
mia moglie e mia figlia e non so più dove siano», racconta un nigeriano
che è riuscito a raggiungere l’Italia e che non ha ancora trovato i suoi
familiari. «Mi hanno torturato, hanno chiamato con il mio cellulare i
miei parenti mentre mi picchiavano chiedendo dei soldi per lasciarmi
libero. Ma i miei parenti non ne avevano...».
Altri testimoni
vittime delle torture degli Asma Boys, hanno raccontato agli operatori
umanitari in Italia, violenze orribili: «Mi hanno costretto ad assistere
agli abusi su mia sorella — ha raccontato un altro migrante — erano una
decina. Piangevo, li supplicavo di smetterla, ma loro ridevano a
continuavano a picchiare me e stuprare mia sorella. È svenuta, poi
l’hanno portata via ed io non l’ho mai più rivista ».
Il tema
delle torture subite dai migranti è stato oggetto di attenzione anche
della Corte Penale Internazionale presieduta dalla giurista gambiana
Fatou Bensouda che sta tentando di raccogliere prove sui crimini
compiuti dagli Asma Boys. Ma la Corte, ha spiegato Fatou Bensouda, sta
valutando di aprire una inchiesta anche su chi dirige e controlla le
prigioni “ufficiali” in Libia.