mercoledì 1 novembre 2017

La Stampa TuttoScienze 1.11.17
Il software della verità che oltrepassa i limiti della logica umana
Tra cause e probabilità, la start-up “Rootclaim”
Stonehenge, simbolo degli interrogativi irrisolti dell’archeologia
di Fabiana Magrì

Dalle origini di Stonehenge alle cause della scomparsa del volo Malaysia Airlines 370, «Rootclaim» è la piattaforma open source che promette di individuare la soluzione più probabile - e quindi attendibile - dei misteri più diversi. Sarebbe perfino in grado - sostiene tra il serio e il faceto - di svelare tutta la verità sui capelli simil-arancio di Donald Trump.
Nella sede della start-up, a Tel Aviv, c’è Saar Wilf, 42enne imprenditore seriale israeliano, che confessa di avere un chiodo fisso: eliminare l’errore umano dalla comprensione della realtà e arrivare fino alla verità delle cose. Nel suo Dna c’è di sicuro una certa dose di «hutzpà» (parola ebraica che descrive un topos israeliano, a metà tra sicurezza di sé e presunzione), ma a prevalere è la determinazione di chi interpreta il mondo attraverso i numeri. «Non c’è niente di meglio - sostiene - che poter provare qualcosa con la matematica».
La chiave dell’approccio di «Rootclaim» è quindi il rovesciamento della classica relazione tra prove e ipotesi. Intuitivamente, così come nelle aule di tribunale, è sempre l’esame delle prove che porta a elaborare le congetture. «Rootclaim», invece, ribalta l’analisi e parte dalle ipotesi, chiedendosi quanta corrispondenza possa esserci con ogni indizio raccolto. Scompone una complessità che appare impossibile da decifrare in una lunga serie di domande a cui è molto più facile rispondere. È a questo punto che i dati sono immessi nel modello, che si basa sul teorema di Bayes (quello della probabilità delle cause), e le conclusioni sono il risultato matematico di questo processo di elaborazione.
«Usiamo un modello matematico ben noto, non ci siamo inventati niente - minimizza Wilf -. Quello che mancava, tuttavia, era la capacità di applicare la teoria al mondo reale». Dal 2009, così, si sono avvicendati quattro gruppi di esperti, fino al lancio del sito. Ogni team ha migliorato il modello precedente. «Il punto debole del nostro cervello è l’incapacità di comprendere una situazione completamente nuova, soprattutto se complessa». Quando questa complessità si allarga e diventa indispensabile capire bene ogni pezzo del puzzle per afferrare la visione d’insieme, il ragionamento classico si rivela sostanzialmente inutile. «Eppure questo limite non impedisce ad agenzie di intelligence, ricercatori o giornalisti di formulare le loro teorie. E allora come è possibile che persone intelligenti e preparate giungano a conclusioni tanto distanti su una stessa questione? Il problema - spiega Wilf - è che non hanno esperienza di ciò che analizzano».
«Il nostro prodotto è superiore alla capacità di ragionamento standard in questo tipo di situazioni», aggiunge, sottolineando come la prevalenza della matematica sia, «tutto sommato, lo scopo stesso del metodo scientifico. Da sempre». Il sogno di Wilf è vedere applicato «Rootclaim» nei tribunali, prima di tutto: «Sono i luoghi in cui potrebbe avere il maggiore impatto. Ma lì si affrontano questioni sensibili, che hanno a che fare con la vita delle persone, ed è difficile introdurre dei cambiamenti: non credo che sarà questo il primo campo di applicazione».
Il business, invece, sembra pronto. Migliorare i processi decisionali e l’impatto sui profitti - conclude Wilf - può essere decisivo: «Con “Rootclaim” le aziende capiranno meglio il mondo».